- Mettete le mani sulla testa e aprite le gambe!

Non si vedeva nessuno in giro, la voce proveniva da un altoparlante su una parete. Raggiungemmo la porta d'ingresso e l'aprimmo. Allora vedemmo: fuori c'erano decine di poliziotti con fucili e pistole puntati verso di noi. Rientrammo e richiudemmo la porta. Pietro sorrise, si accese una sigaretta, poi disse: - Che vi aspettavate? Non li vedete mai i film? - e andò a sedersi su una cassa di fuochi d'artificio, ne aprì un angolo e mise in vista una miccia.

La porta fu sfondata e alcuni poliziotti entrarono con le armi spianate.

- Mettete le mani sulla testa e aprite le gambe.

Pietro accese la miccia, si girò verso i poliziotti e disse: - Secondo me non è necessario che vi affrettiate a uscire subito e a richiudere la porta perché la miccia durerà altri otto secondi, quindi potete fare con calma. - Poi si girò verso la miccia e aggiunse: - Ops! Adesso però ne mancano solo due.

I poliziotti scapparono. Pietro soffocò la miccia con le dita inumidite di saliva. Matteo balzò alla porta e la chiuse. Dopo qualche minuto conoscemmo, tramite l'altoparlante del capannone, il maresciallo Lofosco, che con voce calda e paternale ci illustrò l'assurdità della situazione e ci spiegò quanto fosse conveniente, per tutti, che uscissimo al più presto con le mani sulla testa.

Pietro mise in vista un'altra miccia, poi continuò a fumare.

Matteo disse: - Siamo al capolinea. Finiremo in galera. E Elena morirà.

Chiesi: - Come morirà?

- Ieri ha provato a suicidarsi per la seconda volta in tre mesi. Adesso è in ospedale. Le ho promesso che al ritorno a casa avrebbe trovato l'interfaccia pronta.

Dissi a Matteo: - Dammi la memoria.

Me la diede.

- Semmai dovessimo uscire vivi da questo posto, meglio non perdere l'occasione. - Poi mi rivolsi a Romeo porgendogli la memoria - E poi, con tutta questa tensione avrai fame.

Romeo ingoiò la memoria con una brutta smorfia.

L'altoparlante gracchiò: - Ragazzi, abbiamo messo una ricetrasmittente fuori della porta. Prendetela. Vogliamo solo parlarvi.

Andai a prendere la ricetrasmittente. Era in realtà un telefono senza fili. Quando squillò, rispose Pietro, e l'unica cosa che disse, dopo aver ascoltato in silenzio per alcuni secondi, fu: - Ci pensiamo e vi facciamo sapere.

Romeo chiese: - Che dice?

- Niente. Lo stesso che ha detto prima.

Dissi: - Decidiamo cosa fare.

Matteo: - Arrendiamoci, usciamo fuori, domattina Romeo va al cesso e nasconde la memoria. Uno dei nostri andrà a trovarlo in carcere, prenderà la memoria e la renderà pubblica su Internet. Prima o poi il mondo capirà di cosa si tratta. I nostri genitori pagheranno buoni avvocati e in un paio d'anni saremo liberi. Forse vinceremo addirittura un Nobel per l'invenzione. Il nostro errore è stato non rendere pubbliche le specifiche. Lì - indicò lo stomaco di Romeo - ci sono tutte. Chiunque può ricostruire tutto, non solo il riproduttore. Il mondo capirà, gli scienziati capiranno. Saremo finalmente compresi e questo incubo finirà.

Romeo: - C'era un motivo per cui non l'abbiamo fatto in passato. Ricordi? Non era solo una questione commerciale. Ricordi Furore mistico? Ricordi che basta cambiare due canali per passare da Tramonto sul golfo a Furore mistico? E che l'ultima cosa che volevamo era far finire la nostra invenzione in mano a kamikaze e sette religiose? Era per questo, anche per questo, o no, che abbiamo messo in giro solo Breccia.

Matteo: - Ormai siamo alla frutta. Quelli non sono più problemi nostri.