Sul finire degli anni '70 la fantascienza in ambito spaziale era un genere estremamente appetibile per i produttori hollywoodiani, più di quanto lo fosse mai stata in precedenza nella storia del cinema. Qualche anno prima lo scrittore e produttore Dan O'Bannon aveva scritto una bislacca commedia che poi sarebbe diventata il primo film diretto da John Carpenter, intitolato Dark Star (id., 1974). Lontano dalla Terra un gruppo di astronauti in missione su una nave spaziale ha l'incarico di distruggere forme di vita potenzialmente pericolose su pianeti che dovranno poi essere colonizzati. Ci sono membri dell'equipaggio ibernati ed anche un alieno (a forma di pallone) che si introduce e gira libero a bordo della nave. Bassissimo budget, diverso approccio, ma molte delle caratteristiche dell'Alien che conosciamo sono già presenti in forma embrionale. Successivamente O'Bannon lavorò ad un trattamento provvisoriamente intitolato Star beast, storia di suspense che trasportava nello spazio il plot di base del gatto (l'alieno) che da la caccia ai topi (gli umani). L'idea fu accettata dalla compagnia di produzione Brandywine di David Giler e Walter Hill, che vedeva nel progetto un potenziale grande successo, con un mostro invisibile e implacabile, sorta de Lo squalo siderale. La sceneggiatura vera e propria di Alien venne scritta dallo stesso O'Bannon incorporando idee ed elementi forniti da Ronald Shusett, accreditato come co-soggettista. Una storia molto simile era stata raccontata anni prima da un piccolo film di fantascienza intitolato Il mostro dell'astronave (1958). Dal canto suo lo scrittore Alfred E. Van Vogt minacciò di fare causa per plagio, sostenendo che l'idea era copiata dal suo racconto del 1939 Discord in scarlett, nel 1950 inglobato nel romanzo Crociera nell'infinito. Un accordo economico fu raggiunto in forma privata e la causa non arrivò mai al tribunale. La 20th Century Fox, reduce dal successo delle Guerre stellari, accettò di finanziare il progetto, che inizialmente avrebbe dovuto essere diretto dallo stesso Walter Hill che invece passò la mano per dedicarsi alla regia del thriller metropolitano The Warriors - i guerrieri della notte (1979). Il non facile compito di mettere in scena in modo adeguato la vicenda fu infine affidato all'inglese Ridley Scott, affermato regista di filmati pubblicitari e nel 1977 acclamato dalla critica per I duellanti. Scott portò al progetto la sua abilità tecnica e la grande cura per l'aspetto visivo, caratteristiche che lo fanno oggi ritenere una pietra miliare del cinema di fantascienza.

Sorta di avveniristico castello infestato, presente in molti film dell'orrore del passato, il look della nave cargo Nostromo era importante quanto lo erano le ambientazioni della casa de Gli invasati, classico della paura di Robert Wise del 1962. L'artista concettuale Ron Cobb e lo scenografo Michael Seymor unirono gli sforzi per creare un ambiente che si allontanasse da quanto visto sino ad allora nei film di fantascienza. Ridley Scott aveva in mente un look simile a quello dei sottomarini, claustrofobico ed inquietante. Molte delle apparecchiature elettroniche e pannelli di controllo che si vedono sulle pareti furono letteralmente cannibalizzate da due vecchi aerei da guerra acquistati dalla produzione e smantellati da cima a fondo. L'interno della nave fu costruito sul set in gran parte mantenendo la planimetria del progetto cartaceo, per cui per andare in una certa stanza si doveva passare veramente attraverso i corridoi e locali nei quali si svolgono le varie scene. Questo aiutò anche gli attori nelle loro performance perché si muovevano in ambienti ricostruiti per intero, come se la nave esistesse veramente. Il notissimo illustratore di fantascienza Moebius/Jean Giraud fornì il design per le tute spaziali indossate durante l'esplorazione del pianeta.