Primo Contatto per cause di forza maggiore

<i>Il mostro dell'astronave</i>
Il mostro dell'astronave
Talvolta il primo contatto si verifica non tanto perché c'è una vera e propria volontà di stabilire relazioni con la nostra poco affidabile razza ma diciamo per cause di forza maggiore. Ad esempio, per guasto di astronave. In L'australieno di Barry Peak (As time goes by, 1988) un giovane surfista si imbatte in pieno deserto in un extraterrestre dalla parlata multimediale e che cerca aiuto per ritrovare un pezzo della sua nave, mascherata incredibilmente da bar. Trattasi di eccentrica fanta-commedia temporale dagli antipodi, con Bruno Lawrence. Anche lo sguaiato e sdentato Stitch del disneyiano Lilo & Stitch (id., 2002) non arriva affatto sulla Terra con questa o quella missione. Semplicemente è in fuga dal suo pianeta d'origine e sulle sue tracce ci sono due tra i più assurdi e imbranati segugi interplanetari che si ricordino. Fanta-cartone coloratissimo e impedibile, firmato dalla coppia Sanders/DeBlois. Meno noto ma altrettanto degno di segnalazione è un altro cartone intitolato Il gigante di ferro (Iron giant, 1999) di Brian Bird nel quale un gigante meccanico viene trovato da un ragazzino del Maine che si rende conto che il mondo è ancora pieno di gente troppo ottusa per poter accettare il suo nuovo enorme amico venuto dallo spazio. Pacifista, tratto da un racconto dell'inglese Ted Hughes scritto sul finire degli anni '60. In The man from planet X di Edgar Ulmer (inedito, USA, 1951) un reporter nelle Highlands scozzesi incontra un alieno che chiede aiuto per il suo pianeta, a rischio congelamento dopo essere stato spinto fuori dalla sua orbita naturale. Anche in questo caso i militari si dimostrano particolarmente comprensivi e lungimiranti e lo accolgono a colpi di bazooka.

L'alieno intruso

Assai spesso l'incontro con l'alieno mette invece un gruppo di persone o l'umanità intera a rischio della vita. Impossibile non partire dalla lettera A di Alien (id., 1979) nel quale l'equipaggio della nave cargo Nostromo atterra su un pianeta rispondendo ad un messaggio di soccorso e viene fatto fuori uno ad uno da una creatura gelida e spietatamente efficiente. Il film, diretto in modo insuperabile da Ridley Scott, è oggi considerato un classico ed ha influenzato in modo innegabile il cinema di fantascienza venuto dopo, anche se bisogna ammettere che la trama è sospettosamente simile a quella del misconosciuto Il mostro dell'astronave (It! The terror from beyond space, 1958), pellicola a bassissimo budget diretta da Edward Khan su sceneggiatura di Jerome Bixby. Intrusioni (anche corporee) in abbondanza anche nei vari seguiti: Aliens - scontro finale (Aliens, 1986) nel quale James Cameron prende il concetto di base e lo reinventa trasformando il tutto ne più ne meno in un serrato film di guerra. Alla regia del terzo film della serie ci mettono il debuttante di talento David Fincher che si appropria in modo personalissimo del materiale narrativo e fa nel suo Alien 3 (1992) ne più ne meno quello che avrebbe fatto nei suoi successivi e più acclamati film, cominciando da Seven, ovvero angosciare e sorprendere. Nuovo cambio di rotta e di stile nel quarto film Alien - la clonazione (Alien resurrection, 1997) diretto dal francese Jean Pierre Jeunet che poi sarebbe assorto a fama internazionale col suo successivo Il favoloso mondo di Amelie. Viene introdotto il tema dalla clonazione e la non umanità di alcuni dei personaggi fa in qualche modo da specchio all'inumanità degli alieni, il tutto condito con un senso dell'umorismo spesso grottesco ma del tutto tipico del regista. Di tutte le serie cinematografiche di fantascienza quella di Alien è certamente la più coraggiosa e atipica, firmata da 4 grandi registi che hanno di volta in volta reinventato il format di base e fatto quindi esattamente il contrario di quello che di solito si fa nei seguiti hollywoodiani, ovvero ripetere all'infinito la stessa idea servendo al pubblico praticamente sempre la stessa minestra.