Presenze dallo spazio

<i>L'uomo che cadde sulla terra</i>
L'uomo che cadde sulla terra
Sono dunque tanti e variegati i modi nei quali il cinema nel suo primo secolo di vita ha raccontato storie di incontri ravvicinati, UFO e contatti con extraterrestri. La panoramica è ben lungi dall'essere esaustiva: non abbiamo ad esempio preso in considerazione i primi contatti che avvengono su altri mondi, come in Dark city (1998) o Pitch Black (2000) o affrontato la sottocategoria degli alieni canterini come il Frank n Further del Rocky Horror Picture Show (1974, si veda Delos n. 80) o la pop star aliena David Bowie de L'uomo che cadde sulla Terra (1976). Ci siamo anche risparmiati ogni tentativo d'analisi sociologica per la società matriarcale venusiana propinataci da La regina di Venere (Queen of Outer Space, 1958) con l'imbarazzante Zsa Zsa Gabor. Certamente nel corso dei decenni il modo di ritrarre questi possibili contatti e relazioni con esseri di altri mondi si è andato ampliando di nuovi approcci e possibilità ed ogni autore a cercato di affrontare il problema proponendo un proprio punto di vista. A cavallo tra gli anni '40 e '50 la spinta verso l'esplorazione spaziale era sostenuta dalla concorrenza col blocco sovietico ma al tempo stesso risorse economiche che andavano in quella direzione venivano criticate da chi, in America, poneva l'accento sulla necessità di mettere in primo piano la sicurezza nazionale. Certi temi riappaiono periodicamente sul tavolo delle questioni da risolvere, ponendo quindi di nuovo l'accento sul problema di base: l'umanità ha forse bisogno di ultimatum e avvertimenti alieni perché deve guardarsi soprattutto da se stessa.