Anch'egli, dunque, si denudò senza indugio e, impugnando il giavellotto di bronzo, si accinse a rivelarsi alle fanciulle per poi procedere a un'epica e possente sgroppata.

D'improvviso, sussultò.

Nel cerchio delle giovani, assisa su una roccia ammantata di muschio e di ranuncoli fioriti, una figura a lui ben nota bagnava con sensualità un corpo al cui confronto Afrodite era la sorella brutta di Iva Zanicchi. Una coppia di fanciulle, come docili ancelle, le mondavano la schiena con spugne morbide imbevute di essenze di gelsomino e di rose di Piéria.

- Brookseide? - balbettò costernato. - Che Kronos ci fa, quaggiù?

Quasi in risposta, una seconda figura a lui familiare discese l'argine dalla parte opposta del canneto e si avvicinò in lunghi passi a quell'umido ginecèo. Indossava una sopravveste cremisi screziata d'oro e una lunga tunica di bisso (che nessuno ha mai capito cos'è ma suona epico e quindi me lo riciclo in tutti i romanzi) ricamato con gli stessi colori. Calzava sandali di pelle di cervo, e una lunga chioma d'argento gli ornava il capo.

- Non è vostro padre Thornéode, quello, mio signore?

- Chi Kaos ti ha detto di seguirmi, Diòcle?

- Sono Ificle, mio signore.

- Non ti stavo chiamando, stavo bestemm...

- Ho capito - tagliò corto l'altro. - Il mio dovere è coprirvi sempre le spalle, lo sapete.

- Secondo me volevi "coprire" qualcos'altro - ribatté Ridgemante, additando i corpi nudi delle fanciulle. - E poi che fai ancora con quel capitello in mano?

- Non avete ordinato di disfarmene, mio signore.

- Oh, taci e vediamo che succede.

Celati nel fitto del canneto, i due guerrieri videro il nuovo arrivato liberarsi con gesto risoluto delle vesti sontuose e calarsi aggraziato e silente tra le braccia di Brookseide, mentre le ancelle si defilavano pudicamente. Trattenendo il respiro, Ridgemante e Ificle osservarono i due amanti intrecciare una danza infuocata tra le rocce risplendenti di smeraldo e d'oro. La voce pura della passione mormorava la sua arcana poesia all'interno del cerchio di membra nude nelle cui forme cangianti essi potevano quasi intravedere sagome di tori alati e leoni rampanti.

- Che mignottona... - commentò Ificle. - Epicamente parlando.

- Zitto! - ordinò l'altro.

- Va bene, mio signore, ma lasciatemi dire che non avevo mai visto eseguire così bene la posizione dell'Oplite. E nemmeno quella del Maratoneta.

Così come le fiamme che ardono di luce più intensa bruciano le pareti della lucerna e consumano più in fretta l'olio che le alimenta, così il possente Ridgemante superò in pochi istanti ogni limite di sopportazione. Balzò allo scoperto ardente d'ira funesta, talmente incazzato che al confronto il pelìde Achille sembrava Gerry Scotti a dieta.

- Traditrice! - urlò oltraggiato. - Confessa: hai inscenato il furto dello scudo criso-bronzeo solo per allontanarmi e fare i tuoi epicurei nonché edipici comodi! Ma il Fato che tutto vede ha fatto sì che io e i miei eroici compagni perdessimo il cammino, in modo che potessi svelare il tuo atroce inganno!

- Piantala di gridare! - ribatté Thornéode, per nulla imbarazzato. - Mi fai venire un mal di testa che nemmeno Zeus quando partorì Athena.

- Non hai nulla da dire a tua discolpa, femmina ingannatrice? Non ti vergogni di aver obnubilato finanche il mio vecchio padre con le tue arti da seduttrice?

- Se per questo mi sono fatta anche tuo fratello, tuo zio e tutta la pletora degli impronunciabili cugini - precisò Brookseide.