Lo scorso 18 aprile è mancato Valerio Evangelisti, il più importante autore italiano della letteratura dell’immaginario del nostro Paese. Avrebbe compiuto settant’anni a giugno. Non posso non ricordarlo con questo editoriale, non solo per l’importanza che ha avuto come scrittore, ma anche per raccontare della sua generosità e bontà d’animo come uomo.

Ho avuto la fortuna di conoscere Valerio a una Deepcon a Fiuggi, nel 2005. Me lo presentò Vittorio Curtoni e devo dire che, nonostante io fossi un semplice appassionato, anche se ero già un collaboratore di Fantascienza.com, Evangelisti fu molto cordiale e paziente. Dico paziente, perché gli chiesi un’intervista e le domande furono forse un po’ troppe, rispetto ad un numero tollerabile. Ma Evangelisti mi rispose sempre con molto garbo, non lesinando le sue risposte in una frase o poco più. Di quell’intervista ho fatto mie un paio di affermazioni (che Evangelisti ha ripetuto più volte, forse anche prima di pronunciarle in quell’intervista, ma mi piace pensare che forse quella era la prima volta, anche se sono sicuro che non è così) che sono davvero esemplificative del suo modo d’intendere la fantascienza e più in generale la letteratura di genere.

La prima sulla fantascienza si sta dimostrando, oggi, di una attualità sconcertante, visto l’interesse crescente che proprio in questi ultimi anni sta riscuotendo la science fiction. Ecco cosa disse Evangelisti:

Io sono convinto che in tutta la letteratura di genere, la fantascienza sia stata la regina assoluta, e sicuramente la più prossima, pur nella sua diversità apparente, alla letteratura generale, ma non generica, cioè mainstream, ma alla letteratura alta. Se prendo uno scrittore di gialli, ma anche di un noir tradizionale, mi è difficile pensare ad un qualsiasi rapporto con la letteratura generale, mentre con la fantascienza il rapporto diventa facile. Per esempio, c’è stato il recupero di uno scrittore come Philip Dick, considerato uno scrittore di fantascienza solo una ventina di anni fa, e oggi apprezzato come uno scrittore tout court. La fantascienza è una letteratura capace di indagare anche sulla società e sull’uomo. È uscita dall’ambito strettamente letterario, fino ad impregnare letteralmente tutto il nostro immaginario, indebolendo fortemente l’oggetto letterario. Questo vuol dire una supremazia assoluta nel campo della narrativa di genere, ed una assoluta appartenenza alla cultura del nostro tempo.

Più avanti, parlammo della possibile catalogazione delle sue opere, della loro classificazione e/o appartenenza in questo o quel genere della narrativa fantastica. In un intervento su Wired, in cui ricordavo la figura di Evangelisti, ho chiuso sostenendo che i romanzi dello scrittore bolognese sono classificabili solo in un modo: “alla Evangelisti”. In fondo, l’autore di Nicolas Eymerich, inquisitore ha creato un genere a parte, un suo modo di scrivere e raccontare storie che, a mio modesto avviso, lo pongono al di sopra di tanti blasonati scrittori italiani. Ecco, cosa mi disse Valerio a proposito dei suoi romanzi:

Mi spaventerebbe pensare che i miei romanzi siano facilmente etichettabili. Fin dall’inizio, Vittorio Curtoni, disse, a proposito dei miei romanzi di Eymerich, che non era fantascienza, ma che era anche fantascienza. Ritengo che in una fase in cui la letteratura non di genere esprima abbastanza poco, la letteratura di genere – che è massimalista, perché contiene grandi idee, concetti e visioni – sa affrontare problemi che la letteratura non di genere normalmente trascura. Io ho tentato di scrivere romanzi costruiti sulla base di tutti i generi letterari. In alcuni romanzi, ad esempio, ci sono anche aspetti horror. In pratica, ho tentato di trasfondere nella mia scrittura tutto ciò che avevo letto e con cui mi ero formato, quindi anche della letteratura di genere.

Credo che la poetica di Evangelisti sia anche qui, in questo modo di concepire la narrativa dell’immaginario all’interno del sistema dei generi della cultura di massa, giusto per parafrasare il titolo del critico e docente americano John Rieder.

Voglio raccontare anche della sua generosità come persona, oltre che come autore. Nel 2016, dirigevo già da molti anni una casa editrice napoletana, che aveva pubblicato romanzi di autori importanti, tra cui Maurizio de Giovanni, Massimo Carlotto, Peppe Lanzetta e molti altri. Mi ricordai dell’antologia di Evangelisti uscita nella collana Epix della Mondadori, che aveva avuto una breve vita in edicola. Mi rimisi in contatto con Evangelisti e lui si dimostrò molto contento della possibilità di rivedere ripubblicato quel lavoro e che andasse in libreria. Per fortuna, avevo già un rapporto stabile con l’agenzia letteraria che seguiva Valerio, per cui proposi l’acquisto del volume, dichiarando però (come avevo già annunciato a Valerio) di voler fare una doppia acquisizione: il romanzo breve Gocce nere e gli altri racconti dell’antologia, per poter fare così due libri separati. Tutto andò in porto senza problemi, così nel 2016 uscì il romanzo Gocce nere e l’anno dopo l’antologia Anime oscure. In quest’ultima c’era un racconto lungo con Eymerich e non potevo credere di star pubblicando nella collana che curavo quello che per me era uno dei più grandi personaggi letterari italiani. Inoltre, Eymerich era anche il protagonista di due brevissimi raccontini, una pagina o poco più, che Evangelisti aveva pubblicato su un quotidiano. Ebbene, nel momento in cui stavo preparando il volume di concerto con Valerio, ecco che mi fa una proposta: sostituire quei due raccontini con due racconti veri e propri, che in origine non erano nell’antologia pubblicata da Mondadori nella collana Epix. Aggiungendo subito dopo, che non avrei dovuto rinegoziare con l’agenzia il compenso già pattuito.

Ecco, lo racconto perché Valerio non solo fu letteralmente generoso, ma capì anche che in quel momento stavo mettendo in piedi un progetto editoriale importante e a modo suo volle contribuire. Poi, non dimenticherà mai le parole lusinghiere che mi dedico quando gli annunciai che stavo lasciando la casa editrice, ma queste le conservo per me.

In seguito, pubblicai anche Controinsurrezioni, un testo a cui Valerio teneva molto e, anche in quell’occasione, riscrisse letteralmente il racconto (che in prima battuta fu pubblicato sempre da Mondadori), allungandolo e cambiando alcune cose.

Dell’Evangelisti scrittore non tocca a me dire più di quello che ho già detto, per quanto mi riguarda sono felice e onorato di aver percorso un pezzetto della sua strepitosa carriera di scrittore insieme a lui. E per questo gliene sarò sempre grato.