Star Wars, Fase Due

Liam Neeson
Liam Neeson
Saggia decisione? Mah, il dibattito è più che aperto. Lucas, sempre nell'intervista con Cooper, racconta che la prima trilogia era molto basata sugli eventi della vicenda da raccontare, mentre per la serie di prequel l'attenzione è più incentrata sui personaggi. Questo potrebbe far pensare ad un approccio meno basato sull'avventura e più sviluppato nel delineare i personaggi, questo anche a beneficio della generazione che a suo tempo aveva decretato il mega successo della serie e che nel frattempo era cresciuta, un pubblico maturato e diventato adulto. Ancor di più quindi ci sarebbe stato bisogno di una sceneggiatura di ferro per tenere testa anche al difficile compito di competere col proprio mito.

Purtroppo questo non è avvenuto e il risultato è stato deludente. Certo posso capire che una grande aspettativa possa essere alla fine controproducente quando si arriva finalmente a gustare il prodotto finito ma questo da solo non basta a giustificare l'impatto negativo di Episodio I La minaccia fantasma, con la sua trama scontata, la piatta sceneggiatura, gli attori imbambolati, quasi spaesati, scene disconnese e mal costruite, impianto registico latitante e mitologia della serie adatta al livello mentale di un bambino delle elementari. Grande sfoggio di effetti speciali stupefacenti, certo, bei costumi e fastose scenografie, ma questo non basta perché il risultato possa definirsi riuscito. Per quanto riguarda il basso livello di performance degli attori siamo di fronte ad un caso emblematico e tutto sommato interessante.

Abbiamo un Liam Neeson reduce dai lustri dello spielberghiano e impegnato Schindler's List; un giovane e grintoso attore scozzese come Ewan McGregor che ha già fatto vedere di cosa è capace nel difficile ruolo da lui sostenuto in Trainspotting; un Samuel Jackson che certo non aveva sfigurato nel cast di alto livello di Pulp Fiction.

Tutti attori provenienti da film senza grande utilizzo di effetti speciali, tutti risultanti poco convincenti, sfocati. Parte del problema può essere squisitamente tecnico: il grande uso del blue screen durante la produzione di Episodio I, dove anche gran parte delle scenografie è inesistente, fa si che gli attori si trovino spesso a dover recitare in set completamente vuoti, costringendoli ad uno sforzo immaginativo che può essere d'inibizione dal punto di vista della recitazione. Ancora di più nelle scene dove anche alcuni, talvolta tutti, i comprimari verranno aggiunti solo successivamente in post-produzione. Lo stesso McGregor ha dichiarato recentemente che per Episodio II è stato più facile, in quanto ci era già abituato, ma la prima volta fu davvero arduo. Compito di un buon regista però èanche quello di ottenere dagli attori un livello recitativo soddisfacente. Le scene possono essere girate e rigirate e rigirate fino a quando non si è raggiunto un livello adeguato. (Talvolta questo processo può essere sfiancante e logorante, come impararono a loro spese ad esempio gli attori coinvolti nella lavorazione di Eyes Wide Shut, dove il perfezionismo quasi maniacale di Kubrick portava a far ripetere la stessa scena decine e decine di volte. Un attore navigato come Harvey Keitel ad un certo punto perse la pazienza e ruppe malamente col mitico regista, abbandonando il film; fu rimpiazzato da Sydney Pollack, ma questa è un'altra storia).

Lucas sembra però essere piuttosto lacunoso da questo punto di vista. L'attrice Carrie Fisher ama ricordare un po' ironicamente che quando recitava il ruolo della Principessa Leia tutto ciò che Lucas era in grado di dirle per guidarla nella sua performance erano cose del tipo "più veloce", "più intenso". Decisamente non il massimo. Degli attori coinvolti in Episodio I si distingue in positivo solo Natalie Portman, che riesce in qualche modo a dare un minimo di spessore alla sua Principessa Amidala, cosa non da poco vista la pochezza di spessore del copione. Nel complesso per il cast deve essere stato difficile recitare con convinzione battute che suonavano false e "stonate" persino a loro. Il problema può essere che Lucas si sia buttato nell'impresa dello scriverlo da solo, peccando un po' di egocentrismo. Diciamoci la verità, Lucas non è mai stato un grande regista direttore di attori ma tantomeno uno sceneggiatore capace di scrivere dialoghi in grado di dare corpo e sostanza ai personaggi, non parliamo poi di sfumature.

Il primo storico Star Wars certo funzionò comunque. Principalmente perché la storia era comunque piuttosto semplice: principessa rapita, arrivano i nostri eroi buoni, si intrufolano nella tana del lupo cattivo e la salvano. Guest stars due buffi androidi che bisticciano tra di loro ed un cattivo asmatico nascosto sotto un minaccioso e misterioso completone nero. Ma il tutto era piacevolmente leggero, si prendeva poco sul serio, con una simpatica vena umoristica che correva lungo tutto il film. Era inoltre visivamente talmente nuovo e spettacolare che tutto il resto finiva in secondo piano. Per i due successivi capitoli ebbe l'accortezza di scrivere il soggetto ma di coinvolgere nella stesura della sceneggiaura vera e propria dei professionisti della penna (Leigh Brackett, ma soprattutto Lawrence Kasdan) che fecero certamente bene il loro mestiere. Per Episodio 1 si è messo in testa di voler fare l'Autore dalla A alla Z ed ecco che grazie al suo genio creativo ci siamo ritrovati Jar Jar Binks.