Pionieri

Il 22 novembre dello scorso anno è morto Luigi Naviglio. Era nato nel 1936. Viveva a Milano con la moglie Bianca, che ha dato notizia della morte, dovuta a complicazioni derivate da gravi problemi di circolazione a una gamba, solo di recente. Luigi se n'è andato in completo silenzio, come Sandro Sandrelli. Ho avuto con lui un rapporto di anni, intensissimo per un certo periodo, contraddittorio e mal gestito da me, anzi praticamente azzerato, negli ultimi decenni. L'irruenza della gioventù a volte si paga sulla pelle propria e altrui.

Era una delle poche persone di mia conoscenza che vivesse di ciò che scriveva. Nel campo della fantascienza ha prodotto una decina abbondante di romanzi e parecchie decine di racconti, quasi sempre sotto gli pseudonimi Louis Navire e Lewis Flash, ma è stato anche autore di molte sceneggiature di fumetti e fotoromanzi, di racconti di svariati generi, di rubriche d'appendice per pubblicazioni da edicola, di servizi giornalistici. Ricordo persino un suo (molto fantasioso, a dire il vero) volumetto sulla storia della tortura. Quando andavo a trovarlo a casa sua, sul tavolo c'era sempre la macchina per scrivere con un foglio infilato nel carrello: la cosa nuova alla quale stava lavorando, con una tenacia e un entusiasmo notevoli.

Ci siamo conosciuti nel 1965, a Trieste, a quel terzo festival del cinema di fantascienza che ha segnato l'inizio del fandom italiano. Io avevo già letto alcuni dei suoi romanzi firmati Navire, e restai esterrefatto nello scoprire chi si celasse in realtà sotto quel nome: un signore dall'aria elegante, snello, coi baffi, grande fumatore, vivace conversatore, capace di fulminanti sorrisetti e battutine ironiche, innamorato della sua Vespa (sulla quale non esitava a partire, anche in compagnia della moglie, per viaggi di dimensioni assai rispettabili). Se non ricordo male, fu Luigi Cozzi, che all'epoca aveva diciotto anni ed era già amico di Naviglio, a svelarmi l'arcano. Io quasi non potevo crederci.

In quel periodo ero entrato in contatto con un fan di Napoli che poi è svanito nel nulla, Lucio Ciccone, il quale aveva dato vita alla terza fanzine italiana in assoluto (dopo Futuria Fantasia di Cozzi e Nuove Dimensioni di Carlo Pagetti), Nuovi Orizzonti. Era una cosa molto povera, francescana, fogli ciclostilati o eliografati tenuti assieme da graffette; ma era il segnale di qualcosa che in Italia non aveva ancora una storia, il fandom. Attirò l'attenzione di Mario Vitali, proprietario e direttore della Casa Editrice La Tribuna, che affidò a Ciccone una rubrica sul Bollettino dello SFBC; e attirò anche la mia, tanto che nel fatidico 1965 avevo già ottenuto l'onore di diventarne co-direttore. E accadde una cosa che ancora oggi mi dà da riflettere: Naviglio, che era autore professionista a pieni diritti (le sue opere apparivano su Cosmo Ponzoni, sotto gli pseudonimi che ho detto, con tanto di titolo originale e nome del traduttore), si entusiasmò all'idea della fanzine, mi prese sotto la sua ala, anzi mi prese come socio assieme al suo inseparabile Pasquale Cirocco, un fotoreporter; si diede da fare fino a trovare il ciclostile che era indispensabile per agire; e nell'autunno di quello stesso anno, se ben rimembro, messo assieme da lui e da me, uscì il terzo numero di Nuovi Orizzonti, molto più grasso dei precedenti, più solido nella rilegatura, serio e rispettabile. Almeno per i canoni dell'epoca. La testata cambiò presto in Numeri Unici, e in seguito Naviglio creò una fanzine tutta sua, Verso le Stelle, che definiva "il fanzine rivista" (c'era stata una diatriba sul sesso da attribuire alle fanzine, e mentre io sono sempre rimasto ancorato al femminile, Luigi adottò il maschile), con evidenti ambizioni. Alla fine dei Settanta, Verso le Stelle arrivò in edicola come vera e propria rivista, penultimo tentativo di Naviglio nel campo. L'ultimo furono i quattro numeri della rivista Star all'inizio degli Ottanta, dopo di che Luigi abbandonò l'attivismo fantascientifico.