Neanche Smith se ne accorse. In una sala comando di un'astronave come quella ci sono grandi oblò per l'osservazione diretta. L'astronave nemica era sbucata dall'interspazio proprio dinanzi a loro; si stagliava come una massa oscura contro le luci di una galassia lontana. Era perfettamente visibile, ma Smith non la vide.

28. Ccxe6+

Smith non aveva alcun motivo per alzare gli occhi verso gli oblò. La vista doveva servirgli solo per studiare la scacchiera. Era troppo importante ciò che stava facendo, per perdersi in altre cose. Smith stava lottando contro il Minotauro.

Combatteva per far trionfare l'uomo contro la macchina che l'aveva sostituito. Combatteva con le sue forze mortali contro il dio freddo della ragione avulsa dai sentimenti.

Scacco!

28..., 110 011 100 110 101 110

Il dio si difendeva. Era un dio molto povero, a ripensarci, in quanto creato dall'uomo stesso. Ma si difendeva, perché questa era una delle cose che l'uomo gli aveva insegnato. Senza accanimento, senza passione, con il distacco che si conviene a un dio. Ma intensamente, perché anche questa era una delle cose insegnategli.

Tanto intensamente che non rilevò i laser che un altro dio, di un altro Olimpo, gli scagliò contro per fare di Prometeo un Sisifo.

Mi divertii alle interpretazioni mitologiche che Cordmaker dava dell'episodio. Xanth era un buon uomo, ma come tutte le persone ignoranti non esitava a far rientrare nel ristretto ambito delle sue conoscenze tutto ciò che ne sfuggiva... Forse non aveva tutti i torti. Quanto a Korchnoi Smith, era portatore d'una tradizione di millenni che si scontrava con il nuovo: l'artificiale. lo dissi a Cordmaker, alzando finalmente gli occhi dal tavolino.

* * *

Betty non era andata via. Si era lavata la vernice celeste che portava per sedici ore al giorno ed era tornata una donna normale. Quella sera non doveva avere appuntamenti, o non era tanto stanca da voler tornare subito a casa. Mi aspettava, seduta sul banco con le gambe penzolanti. Forse si era incuriosita del mio modo di fare, più probabilmente voleva riferirmi qualche storia che aveva orecchiato.

Una buona amica, Betty. Spesso facevamo il tragitto di ritorno insieme, lei verso la sua villetta fuori città (dove riusciva perfino a coltivare le rose nell'orticello idroponico) io verso lo spazioporto, dove ero ospite di mio fratello Philip nella stessa camera che dividevamo da bambini... quando mio padre era ancora vivo.

Le feci cenno di aspettare. Mancava poco alla fine della storia, e avrei potuto farmi chiarire l'indomani alcuni particolari. Ripresi ad ascoltare Cordmaker.

29. Axc6

Smith colpì nuovamente. Ormai la partita era sua. HAL non poteva più salvarsi. I raggi laser dell'astronave raggiunero la Bellerofonte. HAL attivò istantaneamente le difese automatiche, ma era già tardi. I laser avevano menomato il campo di forza della Bellerofonte: quando HAL tentò di inserirlo, il campo non si formò.

29..., 110 110 111 110 110 110

Nessuno si accorse di nulla. Ci fu solo una leggera scossa, una cosa non insolita in una nave spaziale. Korchnoi Smith non notò nulla. Diede ancora scacco, mentre il nemico là fuori lanciava un'altra scarica.

30. h6+

HAL tentò l'estrema difesa: la fuga.

30. ..., 110 111 111 110 111 100

Il suo re arretrò, ma poteva farlo di una sola casella. La Bellerofonte non poté muoversi. I laser della seconda bordata avevano distrutto il motore iperspaziale. Quindi fece quel che poteva: virò per quanto fu possibile, alla più alta velocità in propulsione normale. Sconquassò tutto, al suo interno. Gli scienziati bestemmiarono perché le loro provette si erano rovesciate. Gli altri bestemmiarono ugualmente; chi era caduto dalla cuccetta, chi rotolava sul pavimento. Poi arrivò la terza bordata.