Delos 25: Memories of green Memories of green

di Vittorio Curtoni

il nanetto

della cappella

Non sappiamo se Delos sia entrato nella storia della fantascienza italiana, ma sicuramente da questo numero la storia della fantascienza italiana entra in Delos. Vittorio Curtoni, mitico direttore della mitica rivista Robot, ha accettato di portare sulle nostre pagine una collezione di gustosi aneddoti del fandom e dell'editoria italiana. Ah, per sua volontà, il sottotitolo di questa rubrica è "i farneticanti ricordi del vecchio Vic". Almeno sapete cosa aspettarvi...

L'epoca: luglio 1977. Il sito: Trieste, bellissima città in perenne bilico sul precipizio dell'agonia finale, ma comunque bellissima. L'occasione: il Festival Internazionale del Film di Fantascienza, grandiosa istituzione ahimè defunta alla quale io ho cominciato a partecipare da ragazzino, nel 1965, e della quale ho seguito almeno metà delle edizioni (una decina su venti). Nel 77 andai a Trieste in automobile con Danilo Arona, sulla sua vecchia, scassatissima R4. Danilo mi passò a prendere in ufficio da Armenia a mezzogiorno e si partì. Fu un gran bel viaggio soprattutto perché, data l'ora, prima di metterci in moto ci fermammo a mangiare in un ristorantino alle porte di Milano che serviva del delizioso vino bianco in bottiglie a forma di pesce, e di questi pesci ne ammazzammo tre... Sicché eravamo mezzi sbronzi, e per fortuna guidava Danilo, perché io non so cosa avrei combinato.

Comunque arrivammo sani e salvi. La presenza italiana di ospiti quell'anno era particolarmente fitta: oltre a noi due e agli indigeni (tra i quali, all'epoca, Giuseppe Lippi) c'erano Riccardo Valla, Gianni Montanari con signora, l'immancabile Sandro Sandrelli, Giovanni Mongini, e di certo mi sono scordato qualcuno. Eravamo tutti alloggiati (aggratis!) al Jolly Hotel e avevamo una tavolata fantastica a pranzo e cena. Che bell'anno. Le maldicenze che volavano sugli assenti... :))) Roba da sganasciarsi. Okay. La Cappella Underground era (ed è) un ottimo cineclub triestino, diretto dal grande Lorenzo Codelli; un localino piccolo ma raffinato. Quell'anno aveva organizzato per il Festival la rassegna retrospettiva Fant'America, una caterva di film rari & mai visti all'insegna di Tod Browning e Lon Chaney. Tra i pezzi più rari c'era Freaks di Browning, un film che all'epoca tutti noi conoscevamo di fama ma nessuno aveva mai visto. In seguito lo ha trasmesso, varie volte, la RAI, e infatti adesso lo ho in cassetta. All'epoca, però, la sola idea di poterlo vedere faceva sbavare tutti. Per non farci morire per eccesso di salivazione, Codelli & Lippi organizzarono molto gentilmente una proiezione mattutina speciale riservata a noi e a qualche ospite straniero.

Doveva venirci a prendere in auto Fabio Pagan, un caro amico, giornalista triestino, redattore scientifico de Il Piccolo e antico appassionato di sf. La mattina siamo tutti ammassati in albergo in attesa di Fabio quando il marrano telefona per dire che si è svegliato tardi e non è in grado di arrivare in tempo per l'inizio della proiezione! Panico, poi si chiama un taxi. Metà della truppa sale sul taxi, l'altra metà sull'R4 di Danilo, che seguirà il taxi. Io ero con Valla e mi pare Mongini sul taxi. Appena saliti, Riccardo, col suo bell'accento torinese, chiede all'autista: "Buon uomo, lei sa dove si trova la Cappella Underground?" (E' lo stile di Riccardo.) Il taxista lo guarda schifato e risponde, più o meno: "E vuole che non lo sappia? Cerrrrrto che lo so!" Ammutoliti da tanta sapienza cineclubbara, partiamo. Si sale, perché a Trieste si sale sempre. Danilo ci sta dietro. Arriviamo, paghiamo, scendiamo. Danilo va a cercare un parcheggio e lo trova a quei venti chilometri di distanza, sicché noi lo si aspetta per quella mezz'ora. Intanto ci guardiamo attorno. Il sito è ben strano: un vicoletto buio, claustrofobico; davanti a noi, il cancello di quella che il taxista ha detto essere "la Cappella". Bon, insomma, quando arriva Danilo con gli altri uno di noi (chi fu? Non rimembro) si fa avanti e salta fuori l'atroce verità: il taxista ci aveva portati alla cappella annessa all'obitorio di Trieste! Eravamo all'obitorio! Più che cappella underground, era la cappella degli underground-to-be, nel senso di futuri sepolti...

Le risate! Praticamente siamo cascati tutti pancia a terra. In compenso ci siamo persi la proiezione. Però è stata una mattinata divertente. E il film lo abbiamo visto giorni dopo, in un'altra proiezione speciale che pagammo di tasca nostra.

Ah, i bei tempi della gioventù!

Ciao da Vic