Destinazione uomo. Tendenze della fantascienza italiana è un’antologia curata da Vittorio Curtoni, Gianfranco de Turris e Gianni Montanari uscita come n. 113 di Galassia il 1° marzo 1970. Contiene undici racconti, allora senz’altro indicativi delle tendenze della fantascienza nazionale (Iannuzzi 2014: 209-214), oggi voci significative dell’interpretazione di quel contesto storico e culturale. Esce infatti all’indomani dell’allunaggio e dell’inizio della stagione della contestazione, in un momento in cui l’editoria rivela un nuovo interesse per la fantascienza e in cui il successo della new wave britannica influenza anche la produzione italiana.

Il titolo testimonia un nuovo orizzonte, antropico. Infatti, il sintagma nominale con successione determinato + determinante e testa destinazione ricorre spesso nei titoli editi in Italia di fantascienza nazionale o estera. Basta una rapida ricerca sul catalogo Vegetti per individuare quella testa associata a determinanti spaziali e temporali, da Destinazione… Terra… di Ray Bradbury (Urania, 1953) a Destinazione Luna di Robert A. Heinlein (Nova SF, 1973) e Destinazione Universo di A. E. Van Vogt (Editrice Nord, 1979), da Destinazione Eternità di Laura Parravicini (Ponzoni, 1961) a Destinazione: 31° secolo di Robert Silverberg (Urania, 2004). La ricorrenza di destinazione non sorprende: la letteratura fantascientifica ha un caposaldo nel viaggio. Il determinante uomo, però, introduce appunto un orizzonte antropico, nonché un paradosso formulato anche dall’Introduzione al volume: «siamo finalmente arrivati al giorno in cui l’umanità, per due volte, ha posato la sua impronta su un altro corpo celeste, la Luna», ma nei racconti selezionati «assolutamente predominante risulta l’impegno introspettivo (che abbiamo inteso sottolineare col titolo dato alla raccolta), che fa assumere sovente più importanza ai personaggi che non alla trama. Già questo fatto è indice di un preciso desiderio, che è quello di nobilitare il modulo fantascientifico per una ricerca spiccatamente psicologica» (p. 12).

In effetti, i racconti sono lontani dall’immaginario di conquista dello spazio e di battaglie galattiche delle origini. Il viaggio è nell’uomo, come insegna la new wave, e si svolge tanto nel passato, quanto nel presente e nel futuro, alternativi o meno, o in dimensioni atemporali. Così Gogo Tao Carrara in Guarda che notte splendida tesoro presenta un’inquietante storia d’amore in una natura tutt’altro che idilliaca, Curtoni con Ritratto del figlio mette in scena un dramma familiare nell’Italia post-guerra atomica degli anni sessanta, Luigi de Pascalis in La sua mano il conflitto con orrori ancestrali per mare durante la tratta dei neri, de Turris con Natale su Miranda una crisi esistenziale tra le stelle, Tiberio Guerrini in Il pianeta delle maschere un’allegoria del senso di colpa, Riccardo Leveghi in Deserto rosso un’avventura fantarcheologica sulla lotta per la sopravvivenza, Mauro Antonio Miglieruolo con Gli arpionatori il problema della densità demografica, Montanari in Ad maiorem dei gloriam quello religioso nell’inesauribile conflitto tra blocco sovietico e occidentale, in questo caso nelle mani della Santa Sede, Massimo Pandolfi in Il mare bianco l’amore come possesso, infine Piero Prosperi con Rivelazioni sul Tropical Project e Maurizio Viano con A pesca sul lago Qumran affrontano il desiderio di conoscenza e di felicità dell’uomo di fronte agli universi e alle dimensioni parallele.

Articolo di Alberto SebastianiContinua sul sito di Treccani.it.