Vogliamo dire che era inevitabile che Shane Black dirigesse un film del franchising di Predator?

Ok, finalmente l'ha fatto.

Infatti, dopo avere interpretato uno dei componenti del gruppo di soldati che vengono massacrati nel primo film (era quello con gli occhiali che faceva battute idiote), è rimasto legato alla serie come fan e – mentre si dedicava al lavoro di sceneggiatore scrivendo prima per Arma Letale (che poi lasciò quando la produzione gli impedì di uccidere il personaggio di Mel Gibson), poi firmando Last Action Hero e, infine, vendendo quella che viene definita la sceneggiatura più pagata di Hollywood (quattro milioni di dollari) ovvero il film che in Italia conosciamo come Spy (interpretato da Geena Davis e Samuel R Jackson), rivelatosi poi un clamoroso fiasco – la sua mente restava legata alle vicissitudini degli Yautja (così si chiama la razza dei Predator), che nel frattempo vivevano un secondo episodio urbano, poi i due “melting” con Alien e infine il tentativo di ridare linfa alla serie con Predators del 2010 (sì, una vera schifezza).

Nemmeno Black restava fermo e, rientrato nelle grazie di Hollywood con Kiss Kiss Bang Bang del 2005, fondamentale perché non solo fu un buon successo ma lo porto a conoscere e stringere amicizia con Robert Downey Junior, decise di non lavorare più ad un film sul quale non avrebbe avuto controllo completo dalla sceneggiatura alla regia.

Dopo un gap di otto anni, Black venne coinvolto proprio da Robert Downey Junior, ormai divenuto per tutti Tony Stark/Iron Man in Iron Man 3, ovvero proprio quell'episodio che (pur rimanendo tra i venti film con il migliore incasso al botteghino nella storia del cinema) ha ampiamente contrariato (è un eufemismo) i fan per aver reso il più letale cattivo della serie di Iron Man (Il Mandarino) un mentecatto di attore fallito che inganna sia l'eroe che tutti gli appassionati.

Nonostante per un po' pubblico, critica e addetti ai lavori siano rimasti a discutere se l'incasso di Iron Man 3 fosse dovuto all'enorme effetto traino del Marvel Comic Universe e non piuttosto al lavoro di Black, il nostro Shane è uscito con The Nice Guys, la buddy detective story interpretata da Ryan Gosling e Russel Crowe ambientata nella Hollywood del 1977, accuratamente ricostruita. Anche qui, Black ha mescolato azione, commedia e noir, riempiendola di quelli che gli appassionati chiamano “Shaneblackismi”, cioè dialoghi serrati e battute paragonabili a quelle del suo personaggio in Predator, che insieme al topos di inserire le festività natalizie nel suoi film, sono per lui un marchio di fabbrica.

Visto che anche questo film aveva avuto un discreto riscontro al botteghino e che si stava cercando qualcuno da coinvolgere nel nuovo episodio della saga di Predator, Shane ha colto la palla al balzo e si è fatto avanti. Una volta convinta la produzione per lavorare al film, Black si è avvalso della collaborazione di Fred Dekker, che nel suo carnet ha film come Robocop 3 e con il quale aveva già scritto Scuola di Mostri (ok, non proprio dei capolavori), definendo un soggetto che potesse far ripartire la saga in caso di un buon successo al botteghino.

Fino a presentarci non un film, ma tre.

Sì, perché The Predator - che ha nel cast Boyd Holbrook, Trevante Rhodes, Jacob Tremblay, Keegan Michael Key, Olivia Munn – è essenzialmente costituito da tre storie diverse. La prima riguarda un cecchino interpretato da Boyd Holbrook (l'agente USA che in Narcos cattura Escobar) che, costretto alla fuga dopo aver assistito al massacro dei propri uomini da parte del Predator, sottrae ed invia dei reperti alieni a casa propria per tenerli al sicuro. La seconda riguarda il figlio autistico del cecchino che si mette ad esaminare i reperti alieni, iniziando forse a capirne la funzione (e qui siamo in territorio Spielberg), fino a diventare egli stesso un bersaglio. La terza, focalizza l'attenzione su una biologa reclutata da agenti governativi per scoprire il maggior numero di informazioni sul disastro dell'astronave. Questo rende la prima metà del film abbastanza discontinua con partenze e ripartenze e un ritmo altalenante, finché le tre storie si riuniscono nell'atto finale dove un gruppo di machissimi soldati dovrà collaborare con il cecchino e la biologa per sopravvivere alla feroce caccia del Predator. E qui siamo nel classico dei classici film della serie.

Black popola il suo film di citazioni e strizzatine d'occhio nella scelta delle scene, dei dialoghi, delle singole tipologie di personaggi e non gli si può negare un buon mestiere nel mescolare il passato con il presente ed eventuale futuro della saga (vedremo…), con un senso di divertimento dovuto anche al fatto che lui, della saga, è sempre stato un fan.

Il film è una piacevole giostra di inseguimenti tra foreste, laboratori segreti governativi, una piccola cittadina di provincia colta per una volta non in periodo natalizio (classico topos di Black come dicevamo), ma durante Halloween (E.T. vi dice niente?), senza un attimo di tregua, il tutto condito dal classico tocco comedy di Black (in una scena più la biologa interpretata da Olivia Munn, Psylocke in X-Men Apocalypse, suggerisce che il nome Predator per l'alieno andrebbe cambiato con il più calzante Cacciatore Sportivo).

L'azione è incalzante, ben diretta e cresce esponenzialmente fino a livelli di tale rumoroso caos da risultare a tratti anche eccessiva.

Ci sono idee nuove come la presenza di DNA umano in quello del Predator e la presenza di un super Predator (altra regola non scritta dei franchising, ogni episodio deve presentare un cattivo più grande, più cattivo, più spaventoso dell'episodio precedente), senza però approfondire più di tanto l'etnologia degli Yautja.

Black ha dichiarato, in più occasioni, che il film ha dovuto scendere a patti con questioni di budget, di rientro dei costi e di interventi della produzione, anche se alla fine ha detto di essersi divertito a girarlo.

Ora, però, si dedicherà, a suo dire a nuovi progetti che non siano parti di una serie (sento orde di fan di qualsiasi serie tirare un sospiro di sollievo).

A noi resta l'incertezza di aver parzialmente assistito ad una occasione sprecata con la voglia di vedere il popolo degli Yautja trattato con un po' più di nerdistico rispetto, magari facendoli incontrare (impossibile, lo sappiamo) con una delle razze a loro più simili in quanto a sprezzo del coraggio e della morte e voglia di battaglia: i Klingon.