Delos 18: Evangelisti a cura di Silvio Sosio

IL CREATORE DI NICHOLAS EYMERICH INTERVISTA CON VALERIO EVANGELISTI

Non si era mai visto nulla di simile: tre romanzi su Urania, uno dietro l'altro. Record di vendite superiori a quelli degli autori americani. Persino un sito web dedicato al suo personaggio. Valerio Evangelisti in pochi anni è diventato l'autore italiano di sf più amato dal pubblico.

Scrivere un romanzo di fantascienza e pubblicarlo su Urania. Vendere più di tutti gli altri libri dell'annata. Diventare famoso nel campo della fantascienza, e anche al di fuori. Tutti obiettivi che variano dal difficile all'improbabile, fino all'impossibile, soprattutto per un autore italiano. Almeno così sembrava fino all'arrivo di Valerio Evangelisti, e del suo temibile e spietato inquisitore, Nicholas Eymerich.

Tutto è cominciato il 2 ottobre 1994, con l'uscita sul numero 1241 della rivista mondadoriana del romanzo vincitore del Premio Urania, Nicholas Eymerich, inquisitore. Ne furono vendute ben 15.000 copie, e questo successo spianò la strada ad altri due romanzi dello stesso ciclo, Le catene di Eymerich (Urania 1262, 23 luglio 1995) e Il corpo e il sangue di Eymerich (Urania 1281, 14 aprile 1996). Era nato un caso. In questo mezzo secolo ci sono stati tanti ottimi autori italiani, ma Valerio Evangelisti è stato il primo a diventare popolare, a suscitare non solo l'apprezzamento, ma addirittura l'entusiasmo dei suoi lettori.

Un esempio di questa popolarità è il sito internet del Valerio Evangelisti Fan Club, all'indirizzo http://www.geocities.com/SunsetStrip/3980/eymerich.htm.

Col numero del 5 luglio 1996 è cominciata la pubblicazione a puntate, sul Venerdì di Repubblica, di Il mistero dell'inquisitore, riduzione del romanzo Le correnti di Eymerich che vedrà la luce su Urania l'estate prossima. Dieci puntate, accompagnate da un servizio fotografico sull'autore. Poi, in autunno, ci dovrebbe essere la riedizione in volume unico dei tre romanzi.

Qual è il segreto del successo di Evangelisti? Forse il ritmo all'americana che riesce a imprimere ai suoi romanzi. Forse il fascino del soggetto, che a molti ricorda Il nome della rosa di Eco. Forse la caratterizzazione del personaggio di Eymerich, crudele, misantropo, spietato, ma che riesce dopotutto a far schierare il lettore dalla sua parte. Forse nessuna di queste cose o forse tutte.

O forse, semplicemente, il segreto sta nel fatto che Evangelisti è davvero bravo, e possiamo solo augurarci che continui a scrivere con la generosità che ha avuto fino ad oggi, per il futuro della fantascienza italiana, ma soprattutto per il piacere di noi lettori.

Delos: Valerio Evangelisti e la fantascienza. Com'è nato questo interesse, e quand'è che hai cominciato a scrivere narrativa di questo genere?

Evangelisti: La mia passione per la sf è nata all'età di undici anni (ora ne ho 43!), quando un'amica di mia madre mi regalò due Urania: "Il lastrico dell'inferno" e "Il pianeta dei superstiti", tutti e due di Damon Knight.

Dopo di allora dovetti coltivare quel genere di letture nella semiclandestinità. Erano altri tempi, e genitori e insegnanti consideravano la fantascienza un sottogenere dai contenuti ingenui e pericolosi. La repressione ai miei danni culminò col rogo di tutta la collezione di Urania che avevo faticosamente racimolato sulle bancarelle (inclusa la mitica Urania Rivista!), a opera dei miei genitori istigati da un'infernale professoressa di lettere. Se ci ripenso mi vengono ancora le lacrime agli occhi! Oggi, in qualche modo, mi sto prendendo la rivincita (eh eh eh!).

Delos: Il nome Valerio Evangelisti per i lettori italiani di fantascienza è collegato al nome dell'inquisitore Eymerich. Com'è nata l'idea per questo personaggio?

Evangelisti: Verso il 1988, dopo l'ennesimo concorso universitario naufragato, decisi di abbandonare la storiografia a cui mi ero dedicato fino a quel momento e di scrivere un romanzo dell'orrore. Passai in rassegna tutte le figure tipiche dell'horror cinematografico per scegliere quale inserire nella trama che avevo in mente: vampiri, licantropi, mummie ecc. Conclusi che di tutti i personaggi dei film horror uno solo aveva avuto scarse trasposizioni letterarie: l'inquisitore. Sì, ma quale? Proprio in quei giorni un conoscente mi regalò un libro intitolato "Storia dell'intolleranza in Europa". Sfogliandolo a caso, l'occhio mi cadde sul nome di un inquisitore trecentesco: Nicolas (o Nicolau, in catalano) Eymerich. Avvertii un feeling immediato.

Il romanzo che costruii su di lui risultò poi non essere un horror, forse per via del mio annoso background fantascientifico. L'ho modificato parecchie volte e, nella sua versione definitiva, dovrebbe uscire su Urania col titolo "Eymerich: la quinta essenza".

Delos: "Nicolas Eymerich, inquisitore", il primo titolo della serie, ha vinto il Premio Urania nel 1994. Vittorio Catani, un altro vincitore del premio, ammette che questo titolo gli ha aperto diverse porte, dandogli una sorta di credibilità anche in ambienti dove la fantascienza è tradizionalmente poco considerata.

Evangelisti: Si trovano lettori, magari occasionali, di fantascienza anche in ambiti insospettati. In maggio sono stato invitato, con mia enorme sorpresa, a un workshop presso la scuola torinese dello scrittore Alessandro Baricco. A parte lo stesso Baricco (che non sembra amare molto la sf), sono rimasto meravigliato per il gran numero dei presenti, per lo più molto illustri, che leggevano regolarmente Urania e conoscevano i miei lavori. Ho però idea che coltivino questa passione in gran segreto.

Delos: Tu sei uno dei pochi autori italiani, forse l'unico, ad aver prodotto un vero e proprio ciclo di romanzi. Allora, come nasce un ciclo? Sappiamo che quando è stato pubblicato il primo episodio avevi già scritto tutti e cinque i romanzi poi usciti su Urania, quindi non è stata la spinta del successo, come forse spesso accade.

Evangelisti: Proprio così! Ma andiamo con ordine. L'avere costruito un ciclo (tuttora in fase di elaborazione) deriva da un mio sconfinato e antico amore per la letteratura popolare. Quand'ero molto più giovane leggevo con passione le avventure di Fantomas, di Arsenio Lupin, di Rocambole e di altri celebri malfattori. Prima ancora mi ero divorato le storie di Sandokan e del Corsaro Nero. In seguito vennero Sherlock Holmes, Nero Wolfe e tutta una stirpe di detectives.

Personaggi memorabili, tanto memorabili da eclissare, in molti casi, il nome del loro autore. Sognavo di diventare uno scrittore, ma non di quelli grandi: un autore da bancarella o da edicola, nascosto dietro un personaggio quello sì davvero grande, o almeno tanto caratterizzato da rimanere nella memoria.

Ecco, il ciclo di Eymerich nasce dall'incrocio tra quell'antico desiderio e il mio amore, anch'esso di vecchia data, per la fantascienza.

Quanto all'avere continuato a scrivere per anni malgrado le scarse o nulle possibilità di pubblicazione, è una conseguenza della quasi completa identificazione col mio personaggio, una volta che prese vita. Mentre scrivo le storie di Eymerich io sono Eymerich, respiro con lui, agisco con lui.

Sono i momenti più felici della mia vita, in cui dimentico ciò che ci può essere di negativo nel contesto che mi circonda. A questo punto il fatto di essere pubblicato diventa in certa misura secondario (anche se ero persuaso fin dall'inizio che, se il mio personaggio fosse approdato alla carta stampata, avrebbe incontrato il consenso dei lettori).

Tu mi obietterai: ma Eymerich è un personaggio perfido, gelido, che mette paura. Il fatto è che in lui ho riversato il peggio di me stesso, e quando lo vedo in azione mi sento sollevato, come se avessi espulso tossine che avevo dentro!

Delos: Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ci sono in cantiere altri romanzi di Eymerich, o lavori del tutto nuovi?

Evangelisti: Ogni anno, esattamente il primo marzo, inizio a scrivere un nuovo Eymerich, che di solito concludo entro la fine di agosto o i primi di settembre.

Autunno e inverno sono invece dedicati all'elaborazione della trama (sempre piuttosto complicata) e alla raccolta della documentazione necessaria a dare credibilità alla mia storia.

Adesso sto scrivendo Eymerich VI, ambientato nei quartieri moreschi di Saragozza e nel regno arabo di Granada. Non prevedo, almeno per ora, di scrivere romanzi estranei al ciclo. Piuttosto, di tanto in tanto scrivo racconti fortemente legati all'attualità. Ma anch'essi sono connessi alla saga, attraverso i suoi personaggi minori.

Insomma, la mia vocazione è quella di "serial writer", e la vivo benissimo, anche se mi confina di fatto alla serie B.

Delos: Durante la scorsa annata di Urania i tuoi romanzi sono stati i numeri più venduti, smontando finalmente il pregiudizio secondo il quale l'autore americano vende sempre e comunque meglio dell'italiano. Cosa ne pensi?

Evangelisti: L'unico vero merito che rivendico e di cui vado orgoglioso è quello di avere spezzato il muro di Urania, che era l'ostacolo principale che sbarrava il cammino all'affermazione di una fantascienza italiana. Chi verrà dopo di me avrà vita più facile che in passato. Già il prossimo numero estivo di "Millemondi" conterrà un romanzo avventuroso di Antonio Bellomi: solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile. Persino Vittorio Catani mi ha detto di avere beneficiato del clima post-Eymerich, e di avere visto dissolversi molte barriere che ostacolavano la pubblicazione dei nostri autori, anche quando si trattava di scrittori del suo calibro.

Detto questo, è doveroso aggiungere che ci sono almeno altri due fattori che stanno consentendo agli italiani di uscire dal ghetto. In primo luogo l'attività instancabile del bravo Franco Forte a favore della nostra fantascienza, e in particolare i suoi splendidi cofanetti di Stampa Alternativa; in secondo luogo l'operazione di ampio spessore culturale condotta da Daniele Brolli, che, pur prevalentemente centrata su autori americani, sta modificando nel nostro paese la nozione stessa di fantascienza, e legittimandola come mai in passato.

Quanto ai motivi del mio "successo" personale, riesco a individuarne tre: 1) la scelta di una dimensione di robusto artigianato, che non aspira alla letteratura "alta", ma nemmeno cade nelle secche del futile e del puerile.

In pratica, la proposta di un divertimento intelligente; 2) la voluta ambiguità del mio personaggio principale, e l'attenzione posta alla costruzione di una suspense; 3) il richiamo a tematiche vagamente esoteriche, in sintonia con un trend culturale - dovuto forse alla crisi della visione positivista della scienza - che sta facendo la fortuna degli "X-Files", di "Dylan Dog" o di "Martin Mystere".

Delos: Fra l'altro, grazie alle vendite dei tuoi romanzi, pare che la politica di Urania, tradizionalmente molto chiusa verso gli autori italiani, stia lasciando intravvedere qualche spiraglio. è possibile che con la tue sole forze tu sia riuscito a far cambiare idea a Giuseppe Lippi sugli autori nostrani?

Evangelisti: Lippi, per quanto ne so, non è pregiudizialmente ostile alla fantascienza italiana; diciamo piuttosto che non le è pregiudizialmente favorevole. Lo stesso vale per Stefano Magagnoli, il direttore responsabile di Urania.

Quando si parla di case editrici delle dimensioni della Mondadori, il criterio principe è quello delle copie vendute. Se Eymerich I non fosse andato tanto bene, non ci sarebbe mai stato un Eymerich II, e meno che mai un Eymerich III. Anche se fossero stati capolavori della narrativa mondiale.

é banale ma è così.

Credo comunque che i processi di globalizzazione in corso tra breve elimineranno del tutto il problema di ciò che è italiano e di ciò che non lo è. Si direbbe che i lettori se ne siano già accorti; speriamo che se ne accorgano anche gli editori.

Delos: Certo che un lettore che si sia entusiasmato col tuo ultimo romanzo, Il corpo e il sangue di Eymerich, potrebbe avere non poca difficoltà a trovare gli episodi precedenti della serie. Non è per caso prevista qualche riedizione, nei Classici di Urania o magari negli Oscar Fantascienza?

Evangelisti: Lippi è in effetti dell'idea di proporre una ristampa negli Oscar. Ma non dimentichiamo che gli Oscar Fantascienza, appena due anni fa, hanno imposto a un vecchio collaboratore di Urania come Stefano Di Marino di pubblicare un proprio romanzo di sf sotto pseudonimo ("Stephen Gunn" o qualcosa di simile). Esattamente come negli anni Cinquanta o Sessanta! Gli ostacoli da superare, anche per chi ha ben tre Urania alle spalle come il sottoscritto, restano innumerevoli.

Delos: I risultati di vendita in Italia sarebbero un ottimo viatico per eventuali traduzioni all'estero, magari anche negli Stati Uniti. C'è qualcosa in vista?

Evangelisti: Di regola, all'interno della Mondadori, i cosiddetti "libri periodici" (Urania, il Giallo, Segretissimo) non vengono considerati libri veri e propri. Di conseguenza nessuno si sognerebbe di farli tradurre. Con la recente trasformazione di Urania voluta da Stefano Magagnoli, però, sembra che qualcosa stia cambiando. Se non altro, i "libri periodici" vengono promossi, cosa che in precedenza non accadeva. La pubblicazione a puntate del mio Le correnti di Eymerich (ribattezzato con l'infame titolo di Il mistero dell'inquisitore) sul "Venerdì di Repubblica", anche se in edizione ridotta rispetto a quella che uscirà in volume, è frutto di questo nuovo orientamento. Per le traduzioni, al momento non c'è nulla in vista. Se son rose...

Delos: Tu sei stato a lungo frequentatore di sf.ita, la conferenza FidoNet dedicata alla fantascienza. Qual è la tua opinione su questo ambiente? Attualmente tra l'altro pare che il mondo delle bbs sia in fase di contrazione, schiacciato dal grande fenomeno Internet.

Evangelisti: Sf.Ita è stata un'esperienza bellissima (e in qualche misura lo è ancora, dato che di recente ci sono ritornato). Per lungo tempo il protagonista assoluto è stato il grande Vic Curtoni detto il Prezzemolo. Io agivo da spalla, e assieme facevamo un duetto tipo Stanlio e Ollio, scherzando moltissimo ma anche avviando discussioni approfondite con i frequentatori di FidoNet.

Tra questi ultimi ho trovato moltissima gente in gamba, e intrecciato amicizie che sono continuate fuori dall'ambito "virtuale". Ritrovare in questi giorni alcuni nomi a me molto cari mi ha veramente commosso. Certo prima o poi il sistema delle bbs dovrà cedere di fronte a Internet, che garantisce un recapito della posta elettronica molto più rapido e sicuro.

Ma l'ambiente caldo e "familiare" di Sf.Ita non svanirà tanto presto dal mio ricordo.

Delos: Ho trovato a Courmayeur una copia di Carmilla, la rivista da te curata. Forse bisognerebbe definirla fanzine, ma risulta molto difficile, vista la qualità grafica e dei contenuti. Ci dici qualcosa su di essa, e soprattutto: che significa il nome?

Evangelisti: Desidero precisare che non sono io il curatore di Carmilla, anche se la firmo quale direttore responsabile, perché iscritto all'Ordine dei giornalisti. Io sono solo uno dei redattori, in un contesto molto democratico (ci riuniamo in osteria, beviamo e litighiamo come si conviene).

La mia firma, che straripa nei primi due numeri, sarà spero meno frequente nei prossimi.

Detto ciò, rispondo sinteticamente alle tue domande. Il nome Carmilla, tratto dalla famosa vampira del racconto di Le Fanu, allude a una dimensione del fantastico più solare e ribelle di quella simboleggiata dal tenebroso Dracula. La rivista si propone di affrontare la letteratura fantastica in tutte le sue dimensioni, incluse quella politica (ma non certo partitica) e sociale, troppo spesso trascurate dai tempi di "Robot" e di "Un'ambigua utopia". Spera inoltre di costituire un polo di aggregazione sul modello dei nostri cugini giallisti, che sotto la guida magistrale di Loriano Macchiavelli hanno saputo imporsi nel mercato editoriale come un assieme compatto, non lacerato da rivalità personali o da egoismi da parrocchietta.

Questo nelle intenzioni. La realtà, al momento, è fatta di scarsi quattrini, scarsi contributi esterni (in termini di saggi o racconti) e incertezza sul futuro. Speriamo di crescere.

Delos: Vittorio Curtoni ti ha anche reclutato fra i collaboratori della rivista elettronica Dada. Cosa ne pensi? Che differenze trovi fra una e-zine come Dada e una rivista su carta come Carmilla, in termini di pubblico, di opportunità, di contenuti?

Evangelisti: Per essere sincero, di Dada so ben poco, se non che Angelo Politi, il direttore, e Vic detto il Prezzemolo ogni tanto mi chiedono qualcosa di scritto. Sono loro i veri redattori.

Anche Carmilla dovrebbe uscire presto in forma elettronica, collegata alla e-zine di Carlo Lucarelli "Incubo 16". Ma è un altro che se ne occupa, per cui non so darti risposta.

Delos: Ti ringraziamo e speriamo di poter leggere presto qualche tuo nuovo lavoro.

Evangelisti: Sono io che vi ringrazio, e che dichiaro, davanti al mondo e senza tema di smentite, che per quanto abbia girato il web non ho mai trovato una e-zine di fantascienza paragonabile alla vostra. Dixit Nicolas Eymerich, e se qualcuno oserà contraddirlo si prepari a un grande calore!!!