Giraud ritornò alla passione giovanile per la fantascienza solo negli anni Sessanta collaborando alla rivista artistica e satirica Hara-Kiri, un mensile che si potrebbe definire di rottura e controtendenza,  con una storia intitolata L'Uomo del XXI secolo (1963) in cui per la prima volta apparirà lo pseudonimo di Moebius, ispirato dal matematico tedesco August Ferdinand Mobius ed utilizzato dall'autore solo ed esclusivamente per le opere appunto di fantascienza. Diversamente da quanto successo per il genere western il rapporto di Giraud con il fumetto fantascientifico non sarà fluido o facile, almeno al principio, ma la passione del giovane autore riuscirà non solo a compensare le difficoltà iniziali ma a renderlo il suo punto di forza. La collaborazione con Hara-Kiri non durerà infatti nemmeno un anno e Moebius sparirà fino al 1971, almeno dal mondo delle bande dessinée, rimanendo relegato per quasi un decennio solo a splendide illustrazioni librarie. Saranno gli anni Settanta a portare Moebius alla ribalta con una serie di eventi così fondamentali da ripercuotersi su tutto il fumetto europeo ed a ruota su quello americano. Innanzi tutto proprio nel 1970 Giraud conoscerà Alejandro Jodorowsky che per la prima volta lo coinvolgerà nel mondo del cinema chiedendogli di preparare le tavole scenografiche di uno dei suoi primi lungometraggi, El Topo. Nel 1973, dopo un disaccordo sulla linea editoriale della rivista Pilote, Giraud uscirà dal panorama mainstream del fumetto francese per dedicarsi all'underground del neonato mensile L'Echo de Savanes da cui nascerà, in collaborazione con maestri del calibro di Jean-Pierre Donnet e Philippe Druillet, Les Humanoïdes Associés una neonata casa editrice destinata a rivoluzionare il mondo del fumetto mondiale. La rivista Métal hurlant infatti, con la sua controparte americana Heavy Metal, divenne per quasi due decenni uno dei punti di riferimento della fantascienza moderna ispirando autori come William Gibson, alimentando la corrente di rottura che poi diventerà il cyberpunk e soprattutto permettendo ai collaboratori di dar libero sfogo alla propria creatività per quanto visionaria e fuori dagli schemi potesse essere. Giraud lasciò piena libertà di espressione al suo doppio Moebius ed in quegli anni nacquero capolavori come Arzach ed Il Garage Ermetico, opere destinate a far brillare la sua stella sia in europa che oltreoceano. Il successo di Arzach e di Métal hurlant insieme all'amicizia con Jodorowsky, fondamentale per la stesura di un altro dei suoi capolavori come la saga de L'Incal, cominciarono così a creare una serie di contatti per Giraud con autori e sceneggiatori non solo al di fuori dall'ambito francese ma anche al di fuori dall'ambito fumettistico, proiettandolo in uno scenario sempre di più diretto verso quella curiosità cinematografica già manifestata agli inizi degli anni Settanta. Jodorowsky, incantato dal romanzo Dune di Frank Herbert e dal sogno di poterlo riprodurre in un colossal fantascientifico, sogno poi naufragato miseramente, mise in contatto Giraud, a cui era stato chiesto di curare scenografie e immaginario grafico dell'opera, con Dan O'Bannon, incaricato invece di aiutare Jodorowsky con la sceneggiatura. La conoscenza divenne in breve amicizia e cooperazione tanto da portare Moebius sul set di Alien, al fianco del regista Ridley Scott, per l'ideazione grafica dei costumi. Da Alien alle scenografie di Tron il passo fu breve ed ancora minore quello fatto per lasciare il suo segno alla Marvel, con la nota storia di Silver Surfer con cui abbiamo iniziato, o per
 lasciare la sua impronta in pietre miliari del cinema fantastico come Abyss o il meno famoso Willow. William Gibson riteneva Giraud una delle sue muse ispiratrici per la prima stesura di Neuromante riferendosi ad un'opera in particolare non troppo conosciuta ma non meno importante o valide fra tutte quelle di Moebius. Nata dall'amicizia con O'Bannon, alla sceneggiatura, e pubblicata su Métal hurlant fra il 1975 ed il 1976, The Long Tomorrow è una storia dalle ripercussioni decisamente importanti tanto da renderla un tassello fondamentale non solo per Gibson ma tanto per Ridley Scott quanto per Luc Besson. Ambientata in un futuro indefinito, in una megalopoli su più livelli, la narrazione si concentra sul personaggio di Pete Club, un detective privato incaricato da un'affascinante quanto enigmatica donna di recuperare alcuni effetti personali custoditi in una cassetta di sicurezza nei livelli più bassi e pericolosi della città. In un susseguirsi di colpi di scena e di azione mozzafiato il detective dovrà svelare il segreto celato nella cassetta e risolverne le implicazioni.