“Dedalus, T meno quattro minuti. Delta-V +8.3, tutte le altre letture sono nominali. Lu, dovresti essere qui: spero che le immagini che ti sto mandando sul canale dati siano comprensibili. Non hai idea di cosa ti perdi, dico davvero. Winch 1 e 3 sbloccati, sequenza di rilascio della vela B avviata. Lo spettacolo da quest’altezza toglie il fiato, perfino con gli schermi alzati: sembra di sorvolare una prateria di puro fuoco. T meno tre e trenta. Ricevuto il tuo messaggio delle 083630Z. Ti voglio bene, lo sai?”

Lo so, pulcina, lo so. Anch’io te ne voglio, tanto.

Vorrei risponderti: ma all’arrivo del mio messaggio, fra quattro minuti, tu avrai già ritirato le antenne per il tuffo nella corona di Phoibos B e non potresti riceverlo. Non importa: lo sai che te ne voglio anch’io. Non saresti dove sei, se non fosse così.

 “Dedalus, T meno tre minuti. Delta-V +10.1, entro i limiti di sicurezza. E tu che ti preoccupavi! Winch 2 e 4 sbloccati, sequenza di rilascio della vela A avviata. T meno due e trenta, inizio la rotazione. Venti secondi al blackout. Volevo solo dirti che sono felice di essere qui, lo sai? Proprio felice felice: così, anche se qualcosa andasse storto, e io non uscissi dall’altra parte... be’, sono contenta che ci sia tu qui con me, ecco tutto. Ne sarebbe valsa la pena comunque. T meno due e dieci, ora devo ritirare le antenne. Grazie, Lu; grazie davvero. Ci vediamo dall’altro lato fra settantadue minuti. Ikarus, chiudo.”

  - Voglio fare l’otto di Phoibos - mi avevi detto. Così, senza un saluto: nemmeno un “pronto?”. Voglio fare l’otto, nientemeno.

 - Anche a me ha fatto piacere sentirti, Vale. Richiamami, quando ti rilasciano dal manicomio.

 - Dico sul serio, Lu.

 - Tu sei matta, da’ retta a me. Quand’è che sei stata da un dottore, l’ultima volta?

- Ieri - avevi ribattuto. - Posso venire a casa?

Così, era cominciata: con una chiamata di venti secondi.

Eri tornata a testa alta. Devo dartene atto, pulcina: hai sempre avuto il coraggio delle tue azioni. Lo sa il cielo quanto difficile doveva essere stato, per te, riprendere il telefono in mano dopo tre anni per chiedermi aiuto, per di più sapendo che lo avresti ottenuto, malgrado quello che era successo.

Lo sapevi che non ti avrei detto di no; non l’ho mai fatto, per quanto folli fossero le tue trovate. Ma tutto mi aspettavo tranne l’otto di Phoibos, l’orbita impossibile.

- Ciao, Lu - mi avevi detto solo, restando sulla soglia.

- Ciao, pulcina - ti avevo risposto dopo un attimo, sperando che dalla mia espressione non trasparisse l’angoscia. Il cerone dei truccatori, in tivù, fa un buon lavoro di superficie, ma là fuori le radiazioni ne fanno uno migliore, in profondità: la tua pelle, vista dal vivo, era una devastazione di grinze e di macchie, e il pallore malsano che ne traspariva non poteva essere dovuto soltanto all’illuminazione artificiale della Ikarus. Calva, sembravi ancora più piccola e vulnerabile del solito. Proprio come una pulcina appena uscita dall’uovo.

- Mi fai entrare?