Hiro, protagonista della storia, è un colono di Venere di quarta generazione, un

diciassettenne proveniente dalla colonia agricola di New Musashi. La sua generazione è composta da adolescenti allo sbando, svogliati e disinteressati a costruirsi un futuro. Cacciato dalla scuola, Hiro si trasferisce a IO e si unisce ai “Killer Commander”, una squadra di terza categoria di Bikebowl. Il Bikebowl è uno sport futuristico nel quale due squadre di motociclisti si contendono un testimone, in una sorta di rischiosissima staffetta; l’attrattiva del gioco è costituita dai pericolosissimi e spettacolari scontri, i cosiddetti “crash”. Durante una di queste gare Hiro viene notato da due militari dell’esercito di Aphrodia; questi, in incognito, gli propongono un lavoro adatto alle sue capacità e alle sue doti. L’esercito non dispone di mezzi in grado di equiparare quelli messi in campo dallo stato di Ishtar. E decide di intraprendere una nuova strategia: vengono elaborate veloci moto da combattimento, dotate da armi ad alta penetrazione. La facile dispiegabilità di tali mezzi deve essere sfruttata da unità speciali, applicando la tattica del “mordi e fuggi”. Sfruttando l’alta mobilità dei mezzi su due ruote, i membri dell’unità devono avvicinare i carri nemici e colpirli in zone critiche, sfruttando la vicinanza; inutile dire che si tratta di operazioni al limite del suicidio: il pericolo dovuto alla ravvicinata distanza dal nemico è altissimo. Hiro, che non si sente legato a niente e nessuno, tantomeno alla sua stessa vita, decide di prendere la proposta come l’ennesima occasione per mettersi alla prova. Pur non essendo presente la componente “robotica”, la similitudine con Mobile Suit Gundam, opera di cui Yas curò il character design, è evidente. Sullo sfondo di entrambe le opere è presente la guerra, raccontata in tutta la sua crudezza e senza alcuna epicità di intenti; essa sconvolge l’esistenza dei protagonisti, difficilmente classificabili in buoni e cattivi; in Gundam essi sono i discendenti dei terrestri emigrati sulle stazioni spaziali. Iniziano una guerra d’indipendenza contro il pianeta originario, avendo reciso da tempo il “cordone ombelicale” e riconoscendosi in una nuova comunità di spaziano, dotata di identità autonoma. E anche in Gundam ritroviamo come protagonista un adolescente problematico, Amuro Rey, che deve mettere le sue doti speciali al servizio di una causa che comunque egli non sente mai pienamente sua. In entrambe le saghe, inoltre, il mechanical design è notevole, curato, plausibile, sempre al servizio della storia e mai legato unicamente ad un futile estetismo, caratteristico di alcune serie giapponesi.

Concludendo, Venus War, nonostante i suoi anni, presenta un messaggio ancora attuale e chiarissimo. Oggi come ieri, e così nel futuro immaginato da Yasuhiko, l’uomo spreca la sua grande occasione di ripartire da zero ed evitare di ricommettere gli errori del passato. Nella Venere ideata da Yoshikazu Yasuhiko, la pace si rivela il sogno dei saggi, e la guerra, ancora una volta, diviene la storia degli uomini.