Vittorio Catani non ha bisogno di presentazioni, è un veterano della fantascienza italiana ed tra gli scrittori più noti anche all’estero. È stato il primo vincitore del Premio Urania e in tale veste non potevamo non rivolgergli qualche domanda per questo speciale di Delos dedicato ai vent’anni del premio. Ma con lo scrittore pugliese abbiamo anche parlato del suo nuovo e atteso, nonché lungo, romanzo, Il Quinto Principio, che uscirà in edicola a dicembre (i primi del mese) su quello che sarà l’ultimo numero pubblicato della collana Urania Speciale, ovviamente edita da Mondadori.

Quando hai vinto nel 1989, per primo, il premio Urania eri già un autore affermato, ma quanto incise sul prosieguo della tua carriera letteraria tale riconoscimento?

La vincita del Premio Urania, l’ho sempre affermato, ha dato una vera e propria svolta alla mia vita di oscuro bancario del profondo Sud. Va considerato che si trattava della prima edizione del Premio, il quale potè pertanto godere di una pubblicità e una risonanza di cui ovviamente non hanno goduto le edizioni successive (“il primo romanzo italiano di fantascienza pubblicato su Urania da Mondadori”: era evidentemente una notizia imprecisa, ma il grosso pubblico la intese così). Ebbi quindi l’onore di un’intervista con foto su “L’Espresso”, servizi su altri settimanali, quotidiani, riviste culturali. Le televisioni e le radio locali vennero a a intervistarmi anche sul luogo di lavoro. Ma la ricaduta più importante per me – passato il famoso quarto d’ora di notorietà – fu l’avvio d’una collaborazione alla “Gazzetta del Mezzogiorno” con articoli e rubriche, solitamente riguardanti la fantascienza e materie adiacenti (scienze, tecnologie, futurologia), collaborazione che prosegue felicemente. Non ho un conto numerico preciso, ma credo di aver scritto, in 10 anni, almeno 600 “pezzi” per la mia rubrica di mini-fantaracconti “Accadde… domani” (ora cessata) e quasi 1000 articoli per la pagina della Cultura. Tutto ciò diede, ovviamente, un impulso anche alla mia attività di scrittore. Vivere a continuo contatto con le nuove idee stimola la creatività, la quale può esplicarsi anche in modalità particolari. Per esempio: scrivevo un articolo su un determinato argomento riguardante una nuova tecnologia, o sui comportamenti derivanti dalla sua diffusione. Ebbene, ricavarne un raccontino di 1 pagina per la rubrica “Accadde… domani”, non era poi tanto difficile. Ignazio Lippolis, fondatore e direttore del trimestrale barese d’ecologia “Villaggio Globale”, mi chiese a sua volta se volessi scrivere un racconto fanta-ecologico breve (4 pagine) su ogni fascicolo della sua nuova rivista. I fascicoli erano tematici, e quindi ogni trimestre dovevo inventarmi una short story su un preciso argomento. La proposta mi tentava: avrei dovuto lavorare su ordinazione e su una lunghezza ben delimitata. Una sfida. Di “Villaggio Globale” sono usciti finora 47 numeri (dal 41.mo la rivista è presente solo online), e ciascuno contiene il mio racconto “in tema”. E molti d’essi sono l’ampliamento e rielaborazione di un “Accadde… domani”. Il mio Premio Urania è del 1989 (pubblicato nel ’90). Il primo gennaio del ’96 mi ritrovai in pensione: chiaro che ormai la via era spianata, e col nuovo tempo libero potevo dedicarmi a quello che era sempre stato il mio principale hobby, la scrittura. Nel ’97 acquistai il mio primo computer: nuovo importante passo. Ma l’altro vero salto di qualità giunse nel ’99: Silvio Sosio (non lo ringrazierò mai abbastanza, che Dio – o chi preferisce lui - lo benedica) mi propose di curare per “Delos” una rubrica mensile di “ripescaggi storici” della fantascienza italiana. Nacque così “Quando le radici”, che propose una cinquantina di racconti di autori italiani della prima ora, e che oggi prosegue nell’analoga rubrica “Retrofuturo”, su “Robot” (finora una quindicina di titoli rieditati). Su “Delos” inoltre era possibile pubblicare vasti articoli critici o divulgativi concernenti la fantascienza: in quel periodo ne scrissi tanti da riempire, poi, due volumi editi da Delos Books (“Vengo solo se parlate di Ufi”, 2004, e “Mi sono perso col cosmo tra le mani”, 2008). Intanto era uscito il volumetto “Storie dal Villaggio Globale. 21 racconti tra ecologia e fantascienza” (2004), che riproponeva racconti della relativa rivista. E c’era stato anche il libro “Accadde… domani. Storie vissute del prossimo futuro” (2001), anche questo una filiazione (dall’omonima rubrica sulla “Gazzetta”). Nel frattempo continuavo a sfornare racconti, che con molti altri, scritti in precedenza – a partire dal 1962, anzi con inediti del 1957 - sono poi confluiti nel volumone di 650 pagine “L’essenza del futuro” (Perseo Libri, 2007), probabilmente la raccolta personale di fantascienza più ampia mai apparsa in Italia. Credo che tutto questo dia anche un’idea di cosa intendo per una creatività che si esplichi in modo particolare, in quanto a volte riprende contenuti da se stessa, anche modificandoli e ampliandoli. Per non dire poi delle audiocassette (i CD masterizzabili ancora non esistevano) di sceneggiati di fantascienza, e gli spettacoli teatrali di sf, le conferenze in circoli culturali, e così via.