Postumani bonsai: visioni della Trascendenza nella narrativa breve

Le prospettive complesse e la vocazione cosmica del postumanesimo sono state espresse con altrettanta efficacia che nelle saghe di più ampio respiro anche nella dimensione più stringata della novella o del racconto. Oltre ai titoli già citati nel corso della nostra panoramica attraverso gli ultimi tre decenni, emblematiche possono essere considerate le prove di specialisti come Benjamin Rosenbaum, Robert Reed e James Patrick Kelly.

Del primo, Robot ha pubblicato nel 2006 e nel 2008 due piccoli gioielli come Note biografiche a ‘Una dissertazione sulla natura della causalità, con aero-plani’ di Benjamin Rosenbaum (Biographical Notes to ‘A Discourse on the Nature of Causality, with Air-Planes’, by Benjamin Rosenbaum, 2004), che meriterebbe una citazione anche solo per la singolare stravaganza del titolo, e La casa oltre il cielo (The House Beyond Your Sky, 2006). Note biografiche…, in particolare, è un racconto straordinario, un lavoro davvero significativo e rappresentativo delle recenti evoluzioni della fantascienza. Bella l'atmosfera, interessante la costruzione tutta imperniata sulla disamina delle cinque nature della causalità. L'ambientazione, poi, in un mondo sottomesso all'India (e stupisce la sincronicità con River of Gods di McDonald), nel quale i campi elettromagnetici rientrano nella più mistica accezione di campi brahmanici (sic!) e le Formiche della Saggezza preludono a qualche astrusa anticipazione nanotecnologica, è davvero superba.

Quanto a Robert Reed e James Patrick Kelly, la collana Odissea Fantascienza della Delos Books ha presentato nel corso dell’ultimo anno due titoli significativi della loro produzione, rispettivamente Un miliardo di donne come Eva (One billion Eves, premio Hugo 2007), in cui una nuova tecnologia quantica innesca la colonizzazione da parte dell’umanità di un numero imprecisato di versioni alternative della Terra, attraverso i rami del multiverso; e L’utopia di Walden (Burn, premio Nebula 2006), che declina con toni toccanti una

riflessione sul terrorismo, sull’integrazione e sulla perdita, rifacendosi al modello di Henry David Thoreau (e in particolare al suo Walden, manifesto di anarchismo ed ecologismo), contrapponendo la visione di un pianeta votato alla Modestia (lo Stato Trascendente, che ha quasi del tutto rinunciato alla tecnologia) alla guerriglia dei suoi antichi abitanti, sullo sfondo dei Mille Mondi dell’Esterno già ampiamente proiettati oltre la frontiera postumana.

Nella forma del racconto, anche “Urania” ha saputo regalarci due perle di questi autori. Di Reed abbiamo avuto modo di leggere nel Millemondi Estate 2006 Celacanti (Coelacanths, 2002), una delle più ardite proiezioni postumane, portando in scena protagonisti completamente alieni, mossi da una logica non più umana che forse è solo l'esaltazione degli istinti più ferali codificati nel nostro programma genetico. Di Kelly, invece, nel Millemondi Estate 2005 era stato incluso Disfatto (Undone, 2001), un racconto stupefacente, ricco di trovate (anche tipografiche, nel solco di Alfred Bester) geniali, in cui una transfuga di un futuro conflitto combattuto su scala galattica per sfuggire a una mina di identità che ne vaporizzerebbe la memoria si ritrova a costruirsi una vita, e una discendenza, dopo un salto di venti milioni di anni nel futuro.

Paul Di Filippo offre la sua personale lettura della Singolarità in un racconto dai toni esilaranti, La Singolarità ha bisogno di donne! (The Singularity needs women!, 2006, pubblicato lo scorso anno da Robot), in cui fa irruzione sulla scena una personificazione dello pseudo-fenomeno storico del momento, scatenando tutta una serie di situazioni paradossali al limite del grottesco.

Un divertissement davvero unico (è il caso di dirlo) nel suo genere.