L’Italia, periferia dell’Impero?

Per la prima volta nella storia della fantascienza, possiamo sostenere che il nostro Paese non si limita a subire la ricaduta delle avanguardie anglofone. La velocità della propagazione memetica non è più vincolata, come in passato, alla lentezza della carta, che fece sì che fenomeno importantissimi come la New Wave e il cyberpunk venissero recepiti dagli autori italiani solo di riflesso, a distanza di diversi anni dalla loro esplosione. Grazie al tempo-reale della rete è oggi possibile ridurre i tempi di latenza al minimo, quindi non deve stupire se le istanze del Postumanismo siano sbocciate anche qui da noi quasi simultaneamente al resto del pianeta.

Essendo in qualche modo coinvolto nel discorso in prima persona, con le attività che hanno il loro punto di riferimento nel Connettivismo, non mi dilungherò in una disanima del Movimento e dei suoi punti di contatto con le frontiere postumaniste della fantascienza. Nonostante esistano già dei documenti per cominciare , sarebbe interessante leggere una riflessione critica sugli esiti del Movimento condotta da una voce esterna al Connettivismo.

In questa sede, ci limitiamo a rimarcare i molteplici punti di contatto tra la produzione ascrivibile al filone post-human e i lavori di molti autori che si riconoscono nell’iniziativa connettivista, mettendo in evidenza come in Italia, pur con tutti i limiti di diffusione a cui è costretta la produzione di genere e i ristretti margini di interfaccia con l’estero, si stia tuttavia portando avanti un discorso in buona sostanza autonomo. Questa impresa, non più confinata al livello dell’underground benché sia proprio dall’underground (in particolar modo della rete) che continua ad attingere linfa vitale, mostra un fiorire magmatico di iniziative e si caratterizza per una vitalità, sul fronte saggistico, narrativo, poetico e artistico, indubbiamente degna di nota. Se i frutti lo saranno altrettanto, potranno essere solo il tempo e gli appassionati a dirlo.