Anno 2002. Sulla scena fa la sua comparsa un antieroe che si richiama esplicitamente alla gloriosa tradizione dell’hard boiled, echeggiando Philip Marlowe e i disillusi detective della Continental Op di Dashiell Hammett, un reduce di guerra che ha alle sue spalle tante vite quanti pianeti visitati. Nel futuro di Takeshi Kovacs gli uomini hanno scoperto tra le rovine di Marte i segreti di una antica civiltà spaziale e così, per volere del destino, hanno scoperto una tecnologia in grado di permettere il trasferimento quasi istantaneo da un mondo all’altro nella vasta rete di portali integrati attraverso la Via Lattea. Kovacs è ormai, come la stragrande maggioranza dei suoi simili, un costrutto di dati contenente lo schema digitalizzato della sua coscienza, immagazzinato in un dispositivo elettronico – la pila – non dissimile dalla gemma di Egan. Ma non ha affatto dimenticato i torti e le colpe delle sue precedenti incarnazioni, e il cupo senso di disillusione che lo circonda e la personalissima etica che ne muove le azioni lo rendono un personaggio unico, difficile da dimenticare. Il romanzo è il celebrato Bay City di Richard Morgan (Altered Carbon, vincitore del Philip K. Dick Award, tradotto in Italia dalla Nord nel 2004, ristampato dalla Tea Due nel 2006) e avrà due seguiti: il bellico Angeli Spezzati (Broken Angels, 2003, pubblicato sempre dalla Nord) e Woken Furies (2005, la cui pubblicazione in Italia è attesa per la fine di quest’anno).

Nel futuro di Morgan, le Nazioni Unite sono una congerie di interessi economici intrecciati a una politica neocoloniale che hanno esteso il loro Protettorato attraverso il braccio della galassia, senza esitare di fronte all’impiego della forza militare. Kovacs è un reduce del Corpo di Spedizione: la cruenta disfatta di Sharya cova ancora sotto la cenere del suo spirito digitalizzato quando si ritrova suo malgrado coinvolto in una complessa indagine sulla Terra. Politica, guerra e fondamentalismi vari, dal fanatismo terrorista islamico all'integralismo (anti)bioetico cattolico, si confondono nella girandola degli eventi e Morgan, attraverso la voce del suo protagonista, non risparmia nessuno. È questo suo tono moralistico e "moraleggiante" a rievocare maggiormente l'insegnamento di Raymond Chandler, peraltro richiamato direttamente nel nome di Bay City, come l'immaginaria Santa Monica che faceva da sfondo alle indagini del suo intramontabile investigatore privato. Ma Takeshi Kovacs non replica lo schema abusato del cavaliere solitario di tanta letteratura: pur omaggiando gli stereotipi della scuola dei duri e del cyberpunk se ne distanzia spiccando per una personalità assolutamente unica.

Morgan, grande affabulatore, miscela gli ingredienti con abilità e ci regala un composto adrenalinico a base di azione e violenza, un’opera che lo ha imposto all’attenzione della critica come del grande pubblico e che si sviluppa, arricchendosi di dettagli e profondità nei titoli successivi. Il suo ultimo lavoro è estraneo al ciclo di Kovacs, ambientato in un futuro meno remoto ma ancora una volta ricco di punti di contatto con l’immaginario postumanista di ispirazione cyberpunk. In Black Man (pubblicato sul mercato americano con il titolo alternativo di Thirteen) ci troviamo cento anni nel futuro. Contro ogni ragionevole aspettative, il pianeta ha raggiunto una stabilità politica che è riuscita a esorcizzare la minaccia della guerra. Scomoda eredità del XXI secolo sono i soldati geneticamente modificati per combattere gli ultimi conflitti, che adesso si ritrovano allo sbando, rifiutati da una società che non ha più bisogno delle loro qualità. Un uomo addestrato biologicamente per la guerra non solo è inutile per una società votata alla pace, ma costituisce una minaccia alla sua preservazione. E così molti reduci decidono di trasferirsi su Marte, in cerca di un nuovo inserimento. Quando però uno di loro dirotta uno shuttle e compie una strage, il problema del disagio dei reduci e delle sue terribili implicazioni diventa prioritario.

La nostra panoramica delle più significative tappe del postumanesimo arriva al capolinea con l’autore che forse meglio di tutti ha saputo imporne l’attualità e l’appeal ai lettori, tanto all’interno quanto all’esterno del genere. Grazie alla sua personale rilettura della Singolarità Tecnologica di matrice vingeana Charles Stross ha saputo conquistare schiere sempre più folte di appassionati, pescando sia tra gli orfani del cyberpunk sia dai nostalgici del sense of wonder che, in una certa misura, proprio dall’esplosione della supernova cyberpunk degli anni Ottanta è finita relegata in un cantuccio. Accelerando, il suo capolavoro del 2005 (assemblato da racconti pubblicati sull’Asimov’s Science Fiction Magazine tra il 2001 e il 2004, pubblicato in Italia nel 2007 da Armenia nella collana Nuova Galassia), è per diversi aspetti paradigmatico della nuova fantascienza: proiettata verso il futuro e allo stesso tempo saldamente ancorata all’attualità (scientifica, tecnologica, socio-politica) e alla storia del genere .