Uno scenario, come si può intuire, rutilante e di ampio respiro, che riprende il motto clarkiano della tecnologia tanto progredita da sconfinare nella magia per contaminare la space opera con la fantasy, e che non mancherà di fare sentire la sua influenza negli anni successivi. D’altro canto McAuley aveva già dato prova della sua dimestichezza con l’hard sci-fi in Marte Più (Red Dust, 1993, pubblicato in Italia sempre dalla Nord), un planetary romance di terraforming marziano, in cui convivevano proiezioni futuristiche delle più promettenti tecnologie embrionali del momento: intelligenze artificiali, coscienze digitali, realtà virtuali, biotecnologie e nanotecnologie. Incentrato sulle biotecnologie e la genetica è invece Fairyland (idem, 1995, pubblicato in Italia dalla Nord nella collana Cosmo Serie Argento), in cui le Bambole, surrogati sintetici dell’umanità costretti a ingegnose forme moderne di schiavismo, finiscono al centro di una cospirazione di vasto spettro per sovvertire l’ordine mondiale.

Altri simulacri devoluti al mercato degli appetiti sessuali sono le ginoidi al centro dell’acclamata trilogia dei Morti di Richard Calder. Dei titoli che la compongono, Dead Girls (1992), Dead Boys (1994) e Dead Things (1996), solo il primo è approdato in Italia, pubblicato dalla Nord con il titolo Virus Ginoide (1996, Cosmo Argento). Il ciclo si dipana a partire dal 2071, dopo che un contagio virale trasmesso per via sessuale ha infettato strati sempre più vasti della popolazione maschile e gli effetti si sono ripercossi sulla loro prole femminile. Le ragazze nate da genitori infetti, all’ingresso nella pubertà, sperimentano la metamorfosi in bambole ginoidi, chiamate Lilim. Mercificazione della natura femminile, espropriazione dell’identità sessuale e conflitto tra finzione e autenticità sono i temi portanti dell’opera di Calder, tra i più apprezzati autori della marea post-cyberpunk. Citando Piergiorgio Nicolazzini nell’introduzione allo straordinario “Mosquito” (racconto del 1994 incluso nella Grande Opera Nord dedicata al Cyberpunk), “lateralmente rispetto all’ambita terra di mezzo che è il cyberspazio gibsoniano, il nanospazio di Calder sembra situarsi sul confine incerto tra robotica quantistica e cosmologia ginoide, per meglio rappresentare la sua visione antitetica del mondo postmoderno nel quale viviamo”.

Kathleen Ann Goonan è un’autrice ancora sconosciuta in Italia, ma che in patria ha raccolto il plauso di mostri sacri del calibro di William Gibson, Joe Haldeman e Greg Bear. Nel 1994 esordisce nel romanzo con Queen City Jazz, un libro acclamato dalla critica che segna l’inizio del cosiddetto Nanotech Quartet, il “Quartetto Nanotech” come è stato definito con un calzante parallelo jazzistico. La musica e la passione per il jazz che le instillò suo padre durante l’infanzia permeano l’opera dell’autrice statunitense, echeggiando di titolo in titolo . Al primo volume seguiranno Mississippi Blues (1997), Crescent City Rhapsody (2000) e Light Music (2002). Insieme, questi romanzi tracciano un affresco compiuto e suggestivo di un mondo del prossimo futuro e degli sforzi dell’umanità di ricostruire una civiltà tecnologica dopo che un fenomeno di natura elettromagnetica e dall’origine sconosciuta (probabilmente aliena) ha prodotto il collasso della società come la conosciamo oggi. “El Silencio”, come è denominato nella serie, ebbe luogo nel 2012, e dopo seguirono sommosse popolari che portarono a rivolgimenti politici ed economici. Nel caos prosperarono le organizzazioni terroristiche ma adesso, dopo la conclusione delle Guerre Informatiche, l’umanità superstite cerca di risollevarsi affidandosi alla nanotecnologia, sfruttando costruzioni architettoniche similorganiche che cercano di replicare la funzione chimica dei fiori, mentre insettii modificati geneticamente (le Api) si occupano di convogliare l’informazione da un Fiore artificiale all’altro, mantenendo attivo il tessuto sociale di questa anomala civiltà postumana. L’integrazione tra l’uomo e il suo ambiente è qui spinto a livelli estremi, e gli effetti collaterali di questa simbiosi risulteranno amplificati proprio dalla pervasività dell’interazione.