(…) Mi pare perciò che le origini sessantottine del collettivo Un’ambigua utopia, anche dal punto di vista anagrafico, siano fuori discussione, tanto più se consideriamo che il Sessantotto italiano fu uno dei più lunghi del mondo, estendendosi praticamente a tutti gli anni Settanta. Più importante è però che tutti noi, individualmente e collettivamente, ci sentivamo non eredi ma “parte” della generazione del ’68 (…) Più specificamente, possiamo dire che UAU fu una delle espressioni del “movimento del ’77”, a mio parere uno sviluppo delle lotte del decennio precedente, una radicalizzazione di certi temi (…) C’era il tentativo di combinare un approccio marxiano con un Nietzsche strappato alla forzata lettura di destra, la volontà di fare tesoro della pratica e delle teorie del femminismo (…), della filosofia francese post-strutturalista da Foucault a Deleuze a Baudrillard, ma sempre combinando il tentativo di un’analisi critica rigorosa dell’immaginario con le pratiche di détournement, sull’onda dei situazionisti (…) esaltando le componenti immaginative, creative, ludiche, tipiche di ogni attività umana. Se mi è permesso, approfitterei dell’occasione per respingere sdegnosamente l’affermazione che noi fossimo “più cugini delle Brigate Rosse che nipoti del ’68”, idea che non fa distinzione fra il terrorismo e i movimenti di liberazione dall’oppressione del lavoro salariato in tutte le sue forme. Vorrei rassicurare i lettori che mai alcun partecipante all’esperienza UAU abbia nutrito la minima simpatia per il militarismo, lo stalinismo e la tragica imbecillità delle BR, che abbiamo sempre considerato la caricatura di un movimento rivoluzionario e anzi, per certi versi, uno strumento – per quanto inconsapevole – di rafforzamento della repressione.  

Uscita con il n. 1 ciclostilato in alcune librerie milanesi nel dicembre del 1977, la rivista Un’ambigua utopia – poi stampata – durò nove numeri, l’ultimo dei quali fu Il gatto del Cheshire. Teorie e pratiche della simulazione, catalogo della omonima rassegna tenutasi a Milano nel maggio 1982. Nei suoi sei anni di vita il collettivo si distinse per numerose e variegate iniziative, fra cui rammento una convention milanese rimasta celebre, “L’invasione dei marx/ziani” (settembre 1978) e la cura del già citato volume I labirinti della fantascienza. Guida critica, ;;contenente 140 “voci” su opere fantascientifiche ritenute di maggior rilievo. UAU ebbe dunque un ruolo fondamentale (come l’ebbero per altro verso studiosi quali Carlo Pagetti, Riccardo Valla, Nico Gallo etc.) nel rinnovare l’apparato critico fantascientifico italiano, ancora incrostato di vecchie idee classiche e crociane; inoltre la rivista rappresentò un valido contrappunto alla critica di destra del settore. Mentre quest’ultima seguitava a rimestare in simbolismi, archetipi, Jung, Evola, Zolla, Eliade, UAU si sforzò di rinnovare i canoni, aggiornarli attingendo nel reale e nel contemporaneo. Successivamente Caronia ha dato vita a interessanti iniziative in campo critico, in seminari, in rappresentazioni (lo confermano cataloghi di numerose manifestazioni, vere e proprie raccolte di saggi critici); per non dire dei suoi volumi di saggistica sull’avvento dell’uomo-cyborg (Il Cyborg, Theoria, 1985), sui rapporti tra uomo, rete, moltiplicazione delle personalità (Il corpo virtuale, Muzzio, 1996); il tutto in diretto collegamento con la fantascienza e proseguendo con coerenza un approfondimento critico che partiva proprio da UAU

È recentissima la notizia d’una imminente rispampa anastatica integrale, in due volumi, dei nove fascicoli (1977-1982) di Un’ambigua utopia, per le edizioni Mimesis (Milano), integrata dagli interventi di due protagonisti di quel collettivo, Caronia e Spagnul. 

Un’ambigua utopia nel 1980 ebbe anche una breve filiazione napoletana, il “supplemento” Pianeta Rosso, fanzine curata – fra altri – da Nando Vitale, Antonio Fabozzi, Adolfo Fattori, Gianni Mammoliti, Sergio Brancato. 

Nel 1998, trentennale del Sessantotto, A - Rivista anarchica realizzò una simpatica iniziativa. Commissionò a dodici scrittori italiani altrettanti brevissimi racconti di fantascienza sul tema: “Quali pensieri/azioni/movimenti collettivi e/o individuali di segno libertario nel maggio 2068?”

Le storie uscirono sul n° 245 (maggio 1998) della rivista. Gli autori coinvolti erano Valerio Evangelisti, Franco Berardi (Bifo), Paolo M. Bottigelli, Enzo Fileno Carabba, Vittorio Catani, Vittorio Curtoni, Barbara Garlaschelli, Luca Masali, Silverio Novelli, Serge Quadruppani, Nicoletta Vallorani, Dario Voltolini.