Per i profani, il simbolo di Star Trek è rappresentato dal signor Spock, meglio noto come “quello con le orecchie a punta”. Per i trekker, il simbolo della saga è il motto “Lunga vita e prosperità” accompagnato dal noto gesto con la mano. In entrambi i casi, a rappresentare Star Trek è qualcosa che fa riferimento ai Vulcaniani. Sono loro l’anima della serie fantascientifica, poiché incarnano il fascino enigmatico dell’alieno, tanto più distante dall’umano quanto meno umano esso appare. Per usare un’espressione del dottor McCoy, le orecchie a punta non sono infatti l’unica differenza tra un vulcaniano e un essere umano.

Ciò che distingue le due razze è soprattutto l’espressione delle emozioni. Un vulcaniano, apprendiamo, non può ridere, altrimenti le emozioni lo ucciderebbero. L’incapacità dei vulcaniani di ridere è ciò che più li distingue da noi umani. Una distinzione cruciale: sulla Terra l’unica specie animale che ride è quella dell’homo sapiens (benché anche molte scimmie abbiano il “senso dell’umorismo” e lo dimostrino, ma senza scoppi di risa). Una specie intelligente che non ride è quanto di più alieno si possa immaginare, perché la capacità di ridere è uno dei tratti distintivi principali degli esseri umani. Bergson la considera la manifestazione di quello slancio vitale che si ribella alla rigidità esteriore, per Horkheimer e Adorno è «l’eruzione della natura cieca», nel Nome della Rosa il pazzo Jorge lotta per dimostrare che Cristo non rideva, in modo da sottolinearne la superiorità rispetto alle passioni umane. I Vulcaniani possiedono il senso dell’umorismo – e lo dimostrano spesso – ma, per quanto a volte sorridano, non ridono mai: in questo modo si sottolinea la loro totale diversità dall’essere umano.

Spesso, in Star Trek si afferma che i Vulcaniani non possiedono emozioni. Non è la formulazione più esatta: essi hanno emozioni, ma non le esprimono, e cercano di dominarle e di sottometterle. Alcuni hanno proposto l’idea che i Vulcaniani si siano liberati delle emozioni nel corso di un’evoluzione quasi biologica, simile a quella che ha portato l’uomo a liberarsi della coda. Come tuttavia si dimostra ampiamente nel corso di Star Trek, quelle emozioni non sono eliminate ma semplicemente “rimosse”, nell’accezione freudiana del termine. Con una differenza notevole, tuttavia: la rimozione è l’atto inconscio dell’essere umano che nasconde un ricordo spiacevole nelle profondità dell’Io, dimenticandolo; i Vulcaniani rimuovono invece le passioni in modo cosciente, e tuttavia - così come per gli umani - non le eliminano ma le soffocano, le nascondono. Questa rimozione non può che provocare inevitabili manifestazioni di disagio, che minano alla base l’esistenza stessa di un vulcaniano. Per tale motivo, queste emozioni

Spock si teletrasporta
Spock si teletrasporta
debbono periodicamente venire alla luce, inevitabilmente in modo violento, come avviene nel Pon-farr e in altri momenti dell’esistenza di un vulcaniano. «Struttura, logica, funzione, controllo. Una struttura non può reggersi senza fondamenta. La logica è il fondamento della funzione. La funzione è l'essenza del controllo. Io possiedo il controllo. Io possiedo il controllo»: è questa una formula vulcaniana per riportare l’equilibrio nella propria coscienza e tornare a dominare quelle passioni che spesso dirompono. Quello che il vulcaniano compie è un atto di fortissima repressione della libido, che sembra avvenire tramite uno strapotere del Super-Io rispetto all’Es. Nella nota concezione freudiana, l’essere umano è dominato da tre istanze: l’Es è l’istanza delle passioni elementari, della libido; l’Io è l’istanza della coscienza sensibile e pragmatica; il Super-Io è l’istanza che interiorizza le norme morali esterne e tende a sopprimere l’Es. Poiché, come apprendiamo dai vulcaniani stessi, la storia di Vulcano fu una storia di guerre sanguinose prodotte dalle violenze e dalle passioni smodate dei suoi abitanti, questa razza nel corso del processo di civilizzazione ha dovuto imparare a reprimere le passioni in favore di una rigidità totale. Lungi dall’essere quindi uno spontaneo processo evolutivo, il raggiungimento di una totale assenza di manifestazione delle emozioni è un prodotto sociale. Lo stesso che Norbert Elias nel suo studio Sul processo di civilizzazione ritiene si stia producendo nella civiltà umana, che nel corso del suo progresso tende sempre più a reprimere socialmente le emozioni in favore di un modo civile di stare al mondo che si manifesta in un innalzamento della soglia del pudore e del disgusto verso la violenza e la morte.