Affermare che i Vulcaniani hanno un’etica sembrerebbe contraddittorio rispetto a quanto si è precedentemente sostenuto riguardo la logica. Ma, poiché “la logica è solo l’anticamera della saggezza”, dopo la logica può subentrare il giudizio etico. Alla base dell’etica vulcaniana non c’è nessun credo religioso, metafisico o tradizionale. C’è l’IDIC. Secondo questo concetto, i Vulcaniani sono tenuti a preservare la diversità in quanto motore del mutamento. Un’idea non certo nuova nella filosofia umana,

Picard con Spock, nell'episodio <i>Il segreto di Spock</i>
Picard con Spock, nell'episodio Il segreto di Spock
soprattutto considerando Hegel e Marx e la loro idea di dialettica, cioè di contrapposizione tra una tesi e un’antitesi (tra due differenze, insomma) che porta all’Aufhebung, alla sintesi che supera le contraddizioni mantenendo le differenze. In un universo popolato da migliaia di razze e civiltà, solo un’idea come questa può superare gli inevitabili contrasti che ne scaturiscono: i Vulcaniani hanno dato vita alla Federazione dei Pianeti Uniti, una federazione appunto, e non un Impero come hanno fatto i loro simili Romulani. Questo perché la Federazione preserva le diversità. Il motto dell’Unione europea, che tende a una struttura federale, è “Unita nella diversità” (In diversitate concordia). Esattamente una riformulazione dell’IDIC. Un’etica simile ha permesso ai Vulcaniani di superare le violentissime lotte interne alla loro civiltà, e si può ben immaginare come una simile idea aiuterebbe a superare tanti conflitti nella civiltà umana. Diversamente dalle teorie funzionaliste della società, che la considerano immutabile perché legata a norme morali innate e universalmente valide, la teoria dell’IDIC valorizza il mutamento sociale e favorisce lo sviluppo di personalità aperte e non tradizionaliste, che accettano la diversità. Una personalità con Io forte non può che accettare una simile idea, laddove una personalità con un Io debole, che accetta l’autorità pre-costituita, non metterà mai in dubbio la realtà esistente che considera valida perché creata da forze sociali superiori. I Vulcaniani non sono positivisti, ma illuministi: il dubbio in loro è dominante, tutto è probabilità statistica e teoria da verificare, non esistono concetti assoluti ancorché logici. In questo senso accettano il relativismo del reale, e non tentano di creare un assoluto totalizzante che fonda le varie manifestazioni in un’unità indifferenziata. I Vulcaniani, per usare categorie umane, non tendono alla globalizzazione, all’appiattimento delle culture, ma a una universalizzazione selettiva, che porti tutte le civiltà a giungere ad un certo grado di conoscenza scientifica e tecnologica e a un certo livello di benessere garantendo il rispetto delle peculiarità culturali, sociali e morali alla base di queste civiltà.In una struttura così perfettamente razionale, limpidamente logica, un concetto come il Katra può apparire del tutto stonato. Il Katra è “tutto ciò che non è fisico”, “lo spirito vivente”, “la vera assenza” di un vulcaniano. Usando categorie umane, è l’anima. Ma l’anima è qualcosa la cui esistenza non può essere sottoposta a verifiche empiriche, a meno che non si ammetta la sua oggettività fisica, la sua possibilità di essere percepita dai sensi. Indubbiamente quindi il Katra non può essere l’anima che intendiamo noi esseri umani, la quale è per definizione incorporea e ineffabile. Numerose teorie degli appassionati, supportate dalle spiegazioni che del Katra danno gli stessi Vulcaniani in Star Trek, hanno cercato di risolvere questa fortissima contraddizione. Alcuni, partendo dall’analogia fonetica tra Katra e Karma, hanno dimostrato come il concetto sia molto simile a quello dell’anima nelle religioni orientali, in primis nel Buddismo e nel Taoismo. Ne Alla ricerca di Spock, il Karma è riportato nel corpo di Spock attraverso un complesso rituale tradizionale chiamato Fal-Tor-Pan (“rifusione”). Tutto farebbe pensare a una cerimonia religiosa, e la logica razionale vulcaniana sembra crollare come un castello di carte. Non va dimenticato tuttavia che i
Robert Wise sul set di <i>Star Trek</i>, con Roddenberry, Shatner, Kelley e Nimoy
Robert Wise sul set di Star Trek, con Roddenberry, Shatner, Kelley e Nimoy
Vulcaniani provengono da un passato di superstizioni e tradizioni ancestrali, e che anche dopo la diffusione della filosofia logica di Surak apparati tradizionali sono rimasti inalterati, come dimostra la cerimonia del kal-if-fee tra due soggetti in fase di scombussolamento emotivo, che si scontrano per il possesso della donna. Riguardo questo tipo di comportamenti, se ne spiegherà la funzione più avanti. Cercando di spiegare invece il Karma da un punto di vista razionale, si può fare affidamento sulla definizione che del rituale di trasferimento del Karma tra due soggetti è data in una puntata di Deep Space Nine: «sostituzione dello schema sinaptico». In pratica, quando Spock trasferisce il suo Karma al dottor McCoy, trasferisce la sua memoria inscritta nelle sinapsi del cervello. Nel loro saggio dal titolo Approccio vulcaniano alla metafisica (http://web.tiscali.it/angolodidario/ritagliespiragli/Vulcan.html), Anna Perugini e Dario Giansanti chiamano questo processo “duplicazione delle tracce mnestiche”: «Tutte le percezioni, i ricordi, i pensieri e le esperienze di ogni essere umano (sia esso terrestre o vulcaniano) vengono immagazzinate nel cervello in lunghe catene di RNA, le cosiddette “tracce mnestiche”. È questo il meccanismo della memorizzazione. In definitiva, noi non siamo altro che una serie di registrazioni fatte su un supporto di basi azotate immagazzinato nel nostro cervello. Ed è, crediamo, proprio la personalità creata da questa “banca dati” di RNA, ciò che i Vulcaniani chiamano katra». Ciò è supportato da una semplice osservazione: dopo aver compiuto il passaggio del suo katra nel corpo di McCoy, Spock continua a restare vivo, a parlare e pensare come al solito, fino a quando non muore, morte che avviene per cause del tutto fisiche (‘overdose’ di radiazioni). Nella concezione umana, quando l’anima abbandona il corpo l’organismo non vive più. Questo perché l’anima è il soffio vitale, lo pneuma greco che conferisce vita a un corpo inanimato. Nella visione vulcaniana, il katra non è altro che la memoria, il sapere di un soggetto.