Una sorpresa. Forse, la più grande dell'anno.

Dopo V per Vendetta ecco un altro adattamento da un fumetto che fa "gridare al miracolo" e  soprattutto sui titoli di coda lascia un unico pensiero nello spettatore: "Di nuovo!".

Così una serata al cinema per vedere 300 potrebbe portare a vedere idealmente "600" per apprezzare in dettaglio il talento di Zack Snyder che, dopo l'ottimo L'alba dei morti viventi, pennella un vero capolavoro.

Elegante e violento, divertente e appassionante, travolgente e ricco di humour, ma soprattutto molto moderno nel suo omaggio alla classicità, il film è una colta analisi della vita degli spartani in un adattamento fedelissimo, ma al tempo stesso estremamente originale del lavoro di Frank Miller.

Una pellicola nuova dove temi come onore, destino, tradimento, passione, morale, libertà sono raccontati e approfonditi in maniera ineccepibile da uno Snyder in stato di grazia fedele alla sua visione originale della storia. Senza censure e soprattutto senza concessioni di alcuna sorta al politicamente corretto, 300 colpisce il pubblico per le sue inquadrature spettacolari che pur nella tradizione del grande cinema epico "in costume", operano un lavoro innovativo sull'immagine e sulla fotografia. Anche se ogni scena ricorda quelle del fumetto originale, l'insieme delle sequenze genera qualcosa di estremamente innovativo nella declinazione di personaggi e situazioni.

Inoltre Snyder non rinuncia alla componente erotica del lavoro di Miller: l'amplesso tra la regina Gorgo e suo marito, la danza di divinazione dell'oracolo, la fisicità dei protagonisti sono sempre in primo piano in una pellicola dalla vocazione avventurosa e d'azione, ma al tempo stesso capace di momenti di grande intimismo. Gli eroi di 300 parlano come quelli del fumetto di Miller che - un po' cowboys anni Cinquanta, un po' figure del mito greco - costituiscono una combinazione affascinante di onore e sensualità, di guasconeria e follia, di classico e moderno e, per dirla con Nietzche, perfino di "apollineo e dionisiaco".

In questo senso la battaglia delle Termopili sembra portare con sé, a dimensioni ridotte, l'eco o se non altro le suggestioni visive del lavoro di Peter Jackson per Il Signore degli Anelli. Ma se nel film tratto da Tolkien era lo straordinario a essere raccontato attraverso l'ordinario qui è il viceversa: Serse è presentato come un gigante, gli elefanti e i rinoceronti sono dei mostri, i guerrieri provenienti da terre lontane, dalle "migliaia di nazioni dell'Impero persiano", come viene detto nel film, sono esseri misteriosi dotati di armi sconosciute che si infrangono contro gli scudi e il valore della guardia privata di Leonida. Ed è in questo contesto che porta con sé l'eco delle storie di Erodoto che il re spartano, "incapace di inginocchiarsi", comunicherà a Serse la peggiore delle maledizioni: la paura che deriva dallo scontro con gli uomini liberi.

Snyder non rinuncia a raccontare temi scabrosi come la corruzione, l'abuso e il tradimento che aleggiano nel fumetto. L'unica invenzione è quella della regina Gorgo che parla davanti alla platea di vecchi e ignavi cittadini spartani, manipolati da un politico senza alcuno scrupolo.

Pur non indugiando nella descrizione della vita della potenza militare greca, il regista americano compie un miracolo facendo di 300 una storia credibile al limite dello "storico", sebbene ancora soprattutto "fantastico". Più vicino a Il Gladiatore che a Troy, visivamente più eccitante, originale e riuscito di Sin City, 300 è il film dell'anno, perché oltretutto ha perfino un coté politico.

Sbaglia, però, chi tenta di identificare similitudini con il presente: Serse non è Bush e tantomeno lo è Leonida: questi archetipi di eroe e antieroe sono soltanto le facce della stessa medaglia: del gioco millenario di sopraffazione e difesa della libertà personale e individuale che gli uomini portano avanti.

In questo senso, però, il film ci tocca profondamente: politico, ma non ideologico, come il lavoro di Miller, sociale, ma non "engagé" 300 incita il lettore oggi diventato spettatore a identificarsi con le sofferenze di un eroe per raggiungere quello in cui crede: "Il mondo saprà che degli uomini liberi si opposero ad un tiranno. Che pochi affrontarono molti. E prima che questa battaglia sia finita, sapranno che anche un re divino può sanguinare…" dice Leonida a Serse quando rifiuta il suo invito a inginocchiarsi.

Sotto questo punto di vista 300 è un film sulla difficoltà delle scelte, ma anche sulle loro conseguenze. Ed è questo il segreto: saggezza, cultura, forza fisica, lungimiranza emergono in una persona grazie a studio, allenamento e approfondimento. L'eroismo, invece, è un'altra cosa. E arriva dalla scelta.

Profondamente etico, rigorosamente morale, ma - al tempo stesso - divertente e originale, 300 è un film per tutti coloro pronti ad immergersi in un tempo diverso dal nostro, in un'era leggendaria dove la storia viene raccontata con il senno di poi e dove magia e meraviglia conquistano uno spazio enorme.

Un film nuovo ed importante che pur puntando soprattutto a intrattenere lo spettatore, lo commuove e lo esalta con la forza immaginifica e attraverso l'interpretazione di un grande cast, che in virtù di un'ottima sceneggiatura, precipita lo spettatore in crogiuolo di emozioni e passioni forti. Sul campo di una battaglia diventata leggenda dove la domanda da porsi è quella che Gorgo suggerisce al marito dubbioso sul da farsi dinanzi alla minaccia più grande affrontata dalla sua città: "Il problema non è cosa dovrebbe fare uno Spartano, un marito oppure un Re. Invece, domandati, amore mio, cosa dovrebbe fare un uomo libero?".

300 è un film politico, perché ci parla ancora una volta di uno dei temi più antichi e attuali della storia dell'umanità: cosa deve fare un uomo per difendere la sua libertà.

Da non perdere: 300 è un capolavoro del cinema di genere e non solo, che resta nel cuore, negli occhi e nelle coscienze.