Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re ha debuttato nei cinema mondiali tra il 17 e il 18 dicembre, a seconda del fuso orario considerato. E' stato, senza la benché minima ombra di dubbio, un trionfo. Il film ha già incassato circa 600 milioni di dollari nel mondo, dei quali circa la metà provenienti del mercato chiave nordamericano. Visto quello che era successo coi due capitoli precedenti diciamo che la sorpresa è stata relativa ma certamente Peter Jackson ha potuto tirare un sospiro di sollievo nel vedere che il pubblico è rimasto interessato al suo progetto sino alla fine. I critici dal canto loro hanno detto quello che avevano da dire ed in generale il responso è stato positivo, seppur chiaramente non sono mancati appunti di vario genere su questo o quell'aspetto, in particolare sul come poter chiudere in modo soddisfacente un così ciclopico arco narrativo (del resto questo aspetto strutturale "delicato" c'era anche nel romanzo originale di JRR Tolkien). Le altissime aspettative giocano un ruolo chiave nel modo in cui lo spettatore, pertanto anche il critico, possa recepire un film come questo. J. Anderson di Newsday lo descrive piuttosto chiaramente come una "pietra miliare del cinema". T. Burr del Boston Globe scrive che "le aspettative sono state altissime - terribilmente alte - per questo capitolo dell'incoronazione e (...) solo in questo contesto si può considerare un goal una leggera delusione." Alcuni commentatori si sono interrogati sulle finalità perseguite dal regista. S. Hunter del Washington Post ad esempio ha scritto: "Suppongo che se stai facendo quello che è essenzialmente un film che dura 558 minuti hai diritto a sei conclusioni. Per i membri del culto dell'Anello ognuna di queste risoluzioni (di un aspetto della vicenda, ndr.) produrrà un'emozione intensissima. Per noi altri invece, semplici spettatori, c'è l'attesa che le due parole magiche The End ci conducano alla fine dell'incanto, mentre invece il tuo occhio continua a dirti Ma aspetta, c'è di più." Insomma qualcuno verso la fine pare essersi un po' stancato di tale e tanta... magia. Tuttavia anche chi, come K. Turan del Los Angeles Time, ritiene che la parte finale "duri più a lungo di quanto dovrebbe" riconosce infine che "come modello su come dare sostanza, autenticità e profondità a grandi storie d'avventura questa trilogia non troverà tanto presto, forse mai, un uguale." In generale il tono delle recensioni è comunque stato estremamente positivo. J. Mathews sul New York Daily News ha scritto che Peter Jackson "può vantarsi di aver ottenuto uno dei più grandi risultati della storia del cinema". T. McCarthy di Variety aggiunge che "la parte conclusiva del monumentale Il Signore degli Anelli rappresenta una vera rarità in ambito cinematografico: la terza parte di una trilogia che è effettivamente la migliore." Ancora L. Lumenick del New York Post scrive che il film "torreggia sui primi precedenti con una narrazione più pulita ed un più efficace bilanciamento tra avvincenti scene d'azione e sbalorditivi effetti visivi." Chiudiamo con B. Muller che sull'Arizona Republic: "Non solo Jackson ha coraggiosamente e fedelmente reso vivo il mondo di Tolkien, ha anche creato il più epico ed ampio fantasy d'avventura di tutti i tempi." Con queste premesse il film si candida anche ad essere uno dei contendenti più accreditati per la prossima corsa agli Oscar mentre ha già avuto la candidatura come Miglior Film e Miglior regista al Golden Globe ed il successo di pubblico sembra, una volta tanto, mettere d'accordo lo spettatore medio col critico cinefilo superesigente.

Nelle sale nostrane intanto la battaglia degli incassi natalizia si è conclusa con il primo e secondo posto per due non entusiasmanti produzioni italiane: il becero-trash Natale in India col duo-polpetta natalizio Boldi-De Sica ed il sentimental-banaluccio Il paradiso all'improvviso di e con Leonardo Pieraccioni. Insomma, dalla terra di mezzo alla terra di fondo.