Jim Cavaziel e Mel Gibson
Jim Cavaziel e Mel Gibson
Come già accennato al cinema è individuabile e catalogabile un genere ben preciso, quello del film biblico religioso. A rilanciarlo col clamore che tutti sappiamo è arrivato Mel Gibson, stella hollywoodiana di serie A, arrivato al successo come interprete di serie di film ad alto tasso di violenza come Mad Max (Interceptor) e Arma letale e poi approdato successivamente alla sedia di regia. Mel, nato a New York ma cresciuto in Australia, è figlio di Hutton Gibson, personaggio quantomeno singolare: cattolico ultra tradizionalista e ideologo di un movimento che rigetta gli ammodernamenti apportati dal Concilio Vaticano II, che tra le altre cose cancellò l'accusa di "deicidio" che pesava sulle spalle del popolo ebraico. Gibson Senior rimpiange a gran voce le incomprensibili messe recitate in latino e, ciliegina sulla torta, è un negazionista, cioè sostiene che gran parte delle notizie che si hanno sull'olocausto siano "in gran parte inventate" (dichiarazione ad una radio ripresa dalla rivista People). Gibson Junior una volta diventato ricco e famoso ha avuto grossi problemi di droga e alcol, passando attraverso una profonda crisi esistenziale dalla quale è infine uscito "reborn christian", rinato cristiano. E' la definizione che ama dare di sé anche il presidente americano George W. Bush, non la prima persona a cui si pensa quando si tratta di mettere in pratica il non violento messaggio cristiano.

Comunque sia il devotissimo Mel ha basato la sceneggiatura del suo film (scritta in collaborazione con Benedict Fitzgerald) basandosi direttamente sui Vangeli, raccontando le ultime drammatiche ore della vita di Gesù. Come abbiamo visto prima il pedigree storico di tali scritture appare alquanto nebuloso, con i quattro scritti che se ne stanno bellamente in quel territorio sospeso tra mito e propaganda religiosa. Così come il film, che cerca di darsi un'aria di documento "storico" facendo recitare tutto il cast in aramaico e in latino ma al tempo stesso fa aggirare per il set anche un fascinoso e al tempo stesso temibile Satana. E su questo punto invocare la Storia appare un po' difficile. Ma tant'è. Ognuno ha il diritto di costruire il proprio film secondo i propri desideri, specialmente se ne è anche il produttore, come in questo caso.

Il film. Un ben girato patimento che inizia in modo suggestivo di notte, nel nebbioso giardino di Getsemani dove Gesù (Jim Cavaziel), tremante, impaurito e assalito dal dubbio, viene avvicinato da Satana in persona (Rosalinda Celentano) che gli chiede se può un solo uomo sopportare il peso di tutti i peccati del mondo. Segue il tradimento di Giuda (Luca Lionello) e quindi l'arresto. E qui cominciano le angherie e le botte che si protrarranno per tutto il resto del film, interrotte solo dalle brevi e piuttosto inutili scene in flashback sull'infanzia. Gesù è umiliato e picchiato mentre viene portato al tempio dove verrà deciso il suo destino. Gli ebrei sono ritratti come grassi, vestiti bene e assolutamente assetati di sangue. Il gran sacerdote degli ebrei Caifa (Mattia Sbragia), repellente e potente, presiede il sinedrio che condanna a morte quello che molti considerano il Messia. Ancora botte e violenza verso il condannato mentre viene trascinato tra spintoni e frustate da Ponzio Pilato (H. N. Shopov). Il procuratore romano in Giudea, ben noto per il suo duro governo, è ritratto da Gisbon tutto sommato come un gentile buon uomo. La folla di ebrei affamati di sangue urla e si agita, qualcuno dice in aramaico la frase chiave "il Suo sangue ricadrà su di noi e sui nostri figli", ma sullo schermo non appare la traduzione. Che strano. Viene in mente il classico esempio di chi tira il sasso e poi nasconde la mano. Ovviamente non è ancora finita, il gran bagno finale di sangue, con torture e crocifissione finale e conseguente estasi religiosa deve ancora arrivare. La violenza è così oscenamente estesa e protratta che finisce col dare il voltastomaco. Se mai in qualche film si è fatto un uso compiaciuto e "pornografico" della violenza e della sofferenza nella tortura questo è La passione di Cristo. Satana riappare, si gode lo spettacolo con una indecifrabile espressione sul volto. Ridotto ormai ad uno spezzatino a malapena tenuto insieme dalle giunture delle ossa Gesù penzola dalla croce, sputa litri di sangue e muore. Il cielo è rigorosamente carico di nuvole tenebrose, un pauroso terremoto scuote il suolo. Le ultime 12 ore di vita di Gesù sono finite. Il film no: come uno zombi in un film di Romero lo vediamo poi riaprire gli occhi, in occasione della resurrezione, altro avvenimento sul quale parlare di "storicità" degli eventi appare un po' fuori luogo.