- Che state facendo?

- Mi sto ispirando!

- Occhèi!

- Ma per cortesia non mi chiamate ogne cinque minuti, sennò non mi ispirerò mai!

- Va bene, scusate!

"Che shcassauàllere", pensò il mago. Quindi prese il borsone, lo aprì, e ne estrasse quattro trecce d'aglio. Fece per infilarsi nella botola, ma la canna di una pistola gli si appoggiò alla tempia, trasformandolo in un'immobile allegoria esoterico-culinaria.

- La avrìa qualcosa in contrario se scendo anca mi?

- No, no, prego, accomodatevi.

- Dopo de ela - bisbigliò Moldè, spingendogli ulteriormente la canna alla tempia. Il mago scese, e scese anche Moldè tenendolo sotto tiro. Pochi metri e furono nelle fogne.

- Ma dove stavate?

- Mi son nascosto dietro i scheletri all'ora de pranso. Ma ora la me diga: è qui sotto che trova le schedine del futuro? - e mostrò la schedina trovata in barberìa.

- L'avete trovata! datemela, è robba mia - fece Uri Naler protendendosi.

- Cossa g'ha, una machina del tempo? - insistette Moldè ritraendosi con la schedina.

- Sentite a me - fece Uri Naler già in preda alla sudarella, - teniamo poco tempo. Quello sta arrivando, starà qua a momenti, e voi... voi gli dovete dire che siete un politico da Roma.

- ?!

- Pigliate queste - disse concitatamente il mago porgendogli due trecce d'aglio - e fategliele vedere subbito, sennò quello v'accìre.

- Quello chi? - domandò l'incupito Moldè con la pistola sempre puntata.

Strade di Napoli - 16 nov. 2012, ore 15.25

La jeep militare procedeva nel traffico neorinascimentale che era caotico non meno di quello prerinascimentale. A bordo il generale Pattone, Dina Pasculli, e un paio di militi ignoti.

- Generale, è difficile credere in questa storia di un'astronave polverizzata e di un alieno scappato - disse Pasculli.

- Già.

- Non avete un filmato?

- Non abbiamo avuto il tempo di girarlo - rispose brusco il generale.

- Da che parte? - domandò l'autista.

- Destra, piazza Dante - ordinò il generale.

- Avete detto - continuò Pasculli - che questo alieno sembrava una... un'enorme testa d'aglio con le gambe?

- E le braccia, sì - precisò il generale fissando negli occhi Pasculli con aria di sfida. Pasculli incalzò:

- Sicuro che non fosse il gabibbo?

- Il gabibbo è rosso e spara frescacce, non esalazioni tossiche.

- Lo ucciderà?

- Non posso, ho avuto l'ordine di prenderlo vivo per farlo esaminare.

- Si direbbe che le spiace.

Ad aspettarli in piazza Dante un cordone di militi, tutt'intorno a un tombino aperto. Pattone scese dalla jeep, gli si fece incontro un tenente:

- Lo abbiamo localizzato, signore: è a duecento metri, procede piano.

- Ok, scendiamo.

Il generale infilò gli stivaloni, gli diedero anche una maschera antigas che lui mise al collo. Prima di scomparire nel tombino, si rivolse a Pasculli:

- Non viene?

- No - rispose lei scendendo dalla jeep e recuperando la borsa, - credo che andrò a fare un po' di spesa. Ah, posso avere una mappa delle fogne?

Qualcuno gliela diede. Il generale le fece un sorriso da babbeo e scomparve nel tombino, seguito da un codazzo di militi.

Dina Pasculli mise la mappa in borsa, e la borsa a tracolla. Si avviò verso una frutteria lì di fronte. Dovette farsi largo a gomitate tra la solita fauna di fannulloni e curiosi, che riuscirono a privarla del solo wonderbra, il reggiseno che sostiene. Non se ne sarebbe accorta se non avesse avvertito i capezzoli arrivarle all'altezza dell'ombelico.

Raggiunse la fruttivendola, una signora apparentemente cinquantenne, vestita come una da quaranta, ma che in realtà ne aveva ventotto.