- Che storia è questa?

- E' andato, generale - rispose Dina Pasculli dando una giratina ai friarielli, che ora esalavano un forte aroma d'aglio.

- Vi ho detto che dovevo prenderlo vivo.

- Troppo complicato, e non potevamo rischiare che finisse in Libia.

- Perché?

- Lo avrebbero certamente adoperato come arma batteriologica. Dico bene, Moldè?

- Forse. Ma come ga fato a dissolverlo in quella padella lì? Cosa friggi, piante spasiàli?

- Friarielli.

- Friarielli?!

- Una specie di broccoletti. A Napoli si dice: "La morte dell'aglio sono i friarielli" - sentenziò Dina Pasculli.

Il generale deglutì, Moldè deglutì, i militi tolsero le maschere e deglutirono.

- Sapevo che sarebbe passato di qua, ho dato un'occhiata alla mappa: questo è l'unico cunicolo che porta al mare. E dal mare alla Libia.

Pasculli parlava rigirando i friarielli. Poi col forchettone ne prese un po' e, fumanti, li offrì ai presenti:

- Volete assaggiare?

Tutti fecero un passo indietro.

Cappella Sansevero - 17 nov. 2012

- Poaréti, in piedi anca da morti.

- Hanno l'aria di due in vena di scherzi.

Moldè e Pasculli miravano per l'ultima volta i due scheletri metallizzati nella cripta. Poi Moldè sollevò il bavero del trench:

- 'Ndemo?

- 'Ndemo.

Risalirono le scale.

- Non te vedo convinta, Pasculli.

- Di che cosa?

- Dell'alieno.

- Già, non era certo il gabibbo, quello.

- Peccato xe morto, l'era un ottimo topicida.

I due raggiunsero l'uscita, fuori brulicava il neorinascimento: chi chiedeva il pizzo, chi lo pagava, chi gridava, chi strombazzava con clacson multitonali, chi seviziava gatti, chi scappava, chi inseguiva. Molti non facevano assolutamente nulla, dando però l'impressione di una frenetica attività.

Moldè montò in macchina e si mise alla guida. Montò anche Pasculli e la macchina ripartì.

- La sei stata un po' precipitosa a eliminarlo.

- Meglio morto che in mano ai libici.

- Non ghe sapremo mai se l'era solo. Senza volerlo, hai fatto il gioco di quei che sul suo pianeta lo avrebbero voluto morto.

- Consolati, Moldè.

- Sì, stavolta credo che riuscirò proprio a consolarme... grazie a queste! - ed estrasse dalla tasca le due schedine del futuro.

- Cosa sono?

- Una l'ho trovata in barberìa, l'altra l'ha persa ieri il mago. Ci son scritti tutti i risultati de...

Il suo sguardo cadde sulle colonne delle schedine: vuote, non c'era scritto più nulla, segni e risultati svaniti!

Parlò Pasculli:

- Che c'è?

- Non c'è scritto più niente.

- Avrai avuto un'allucinazione.

- G'ho capìo: dissolto Aglien, dissolte anche le compilazioni sulle schedine.

- E allora?

- E'' finita. Forse...

- Forse...?

- Se tornassero in mano a un altro alieno, forse le combinazioni potrebbero riapparire - fece Moldè consegnando deluso le schedine a Pasculli, e riconcentrandosi sulla guida.

- Già. Forse.

- Carta straccia, non ghe valgono più nulla.

Dina Pasculli prese in mano le schedine: su di esse riapparvero le compilazioni.

Moldè guardava la strada.

Pasculli strappò le schedine e ne fece volare i coriandoli dal finestrino. Poi disse:

- Peccato! - e si grattò il terzo orecchio, quello dietro la nuca nascosto dai capelli.