Base NATO Napoli - 28 ott. 2012, ore 13.37

Il generale Pattone era al telefono:

- L'astronave?

- Polverizzata, signore, forse un meccanismo di autodistruzione.

- L'alieno come diavolo ha fatto a scappare?

- Gas, signore: ha asfissiato l'intero corpo di guardia, sono tutti al pronto soccorso per grave intossicazione.

- E lui?

- Giù per un tombino, ha preso la via delle fogne, signore.

- Ora sono guai.

- Temo di sì, signore.

- E' ferito?

- Chi, io?

- No, l'alieno.

- E' stato colpito ma...

- Ma che?

- I proiettili gli rimbalzano addosso.

- Cristo. Continuate a cercarlo, usate i rivelatori termici e gli infrarossi, e portate i lanciafiamme.

- Sì signore.

Pattone ripose la cornetta, spense la cicca, andò alla finestra e guardò in alto: le nuvole facevano da palpebre al sole. Troppo cielo.

"Dannato nazista alieno" pensò tornando al telefono. Riprese la cornetta e formò un numero lunghissimo.

Casavatore (NA) - 15 nov. 2012, ore 17.33

- Se uno tiene i capelli, le persone gli danno del "tu". A me mi hanno cominciato a dare del "voi" già da quando tenevo ventun'anni.

Dina Pasculli, poliziotta in trench, a bocca semiaperta ascoltava il tipo pelato:

- La vedete la faccia mia? tengo la faccia ancora giovane. Ché, ci ho le rughe? eh?

- Qua e là - rispose Pasculli.

- Ma sono poche. Se tenevo i capelli, come parevo?

- Beh...

- Con un bel ciuffo a banderuola? che ti viene il ticchio alla testa per scanzare il ciuffo davanti agli occhi...

- Stareste meglio.

- Starei bello proprio, altro che. Pure i guaglioni mi daressero del "tu", perché paressi guaglione pure io.

Dina Pasculli tornò a guardarsi intorno. Era la bottega di un barbiere, per questo si parlava di capelli. C'era un morto steso, tredici proiettili 7.65 ne punteggiavano l'anatomia. Un morto steso, con addosso un vestaglione blu a stelle gialle, come il cielo dei presepi, e un cappello giallo a cono, con stelle blu, miracolosamente rimastogli infilato in testa. Due o tre fori di proiettile anche nel cappello. La scientifica stava terminando i rilievi. Pasculli parlò:

- Il vostro amico, però, i capelli ce li aveva. Perché hanno confuso persona? perché hanno sparato a lui e non a voi?

- Perché lui stava vestito come a me, col vestito da mago, e stava di spalle alla vetrina.

- Chi era, la vostra controfigura?

Il pelato deglutì e non rispose. Il pavimento era disseminato di schedine del totocalcio, vecchie e mai compilate. Il barbiere le adoperava durante la rasatura, per nettare i rasoi dalla poltiglia di schiuma e peli. Erano cascate per terra durante la sparatoria. Pasculli tornò alla carica:

- Dove eravate voi durante la sparatoria?

- Al cabbinetto.

- Hanno sparato a lui pensando che foste voi: è il terzo attentato al quale scampate.

- Il secondo: quello a Casoria è stata solo una bombola di gas che casualmente è scoppiata da mast'Antonio, il calzolaio sott'a casa mia.

- Già, una bombola imbottita di chiodi.

- Ma qua' imbottita? quelli erano i chiodi da lavoro di mast'Antonio.

- Da otto centimetri? e cosa ci riparava mast'Antonio con chiodi da otto? trampoli?

Un pacco di gente era assiepata all'uscita della barberìa, alcuni scugnizzi borseggiavano. Le luci blu della polizia creavano il solito effetto discoteca. Qualcuno dai balconi di fronte sparò dei tric-trac, poi passò alle stelle filanti, alla fine adoperò i mortaretti. Tutte le strade e stradine nel raggio di cento metri erano ingorgate di automobili, treruote e folla. Finalmente un morto ammazzato anche in quel quartiere, non accadeva da tanto, quasi una settimana. Avrebbero avuto di che parlare per un po'. Era il nuovo rinascimento napoletano che avanzava.