Fantascienza del... "più presente"

Dal nostro punto di vista, il presente offre ben poco. Nel senso che la stragrande percentuale della massa cartacea fantascientifica che inonda edicole e librerie resta lontana da una science fiction strumento "cognitivo", cioè di indagine della realtà, stimolo intellettuale, bisturi capace di affondare nella carne viva della società, zona d'ombra da cui riemerga un autentico senso del mistero ormai virtualmente scomparso (per non dire del vecchio sense of wonder), o che prospetti una alternativa . E come sempre, la letteratura è specchio della società. In Flatlandia non può vigere che piattezza (con poche eretiche eccezioni: il semestrale Carmilla presenta una letteratura di genere che sia "forte, massimalista, viscerale" e nella quale "passato e futuro si parlano del presente, l'impossibile del possibile, il fantastico del reale"; poi la fanzine Avatar...) Ma anche alcune riviste telematiche ormai notissime si mostrano aperte all'argomento e al dibattito (ne sono testimonianza queste pagine).

In chiusura, non si può pertanto non tornare ai quesiti sollevati dall'antico articolo di Guerrini: se la narrativa è inevitabilmente portatrice di ideologie, se la science fiction in particolare si presta a farsene veicolo (consapevole o meno), cosa traspare dalla sf odierna?

Credo di aver già risposto.

Perché criticare il presente o ipotizzare alternative? Le alternative (le utopie, direbbe Suvin) - ci viene ribadito - sono già state esplorate e sono fallite. L'unica alternativa al presente è il presente. Magari migliorato, intensificato, accresciuto, cioè ancora... "più presente". Inoltre certi atteggiamenti nella fiction oggi sono politicamente scorretti. Questione di bon ton; inoltre perseverare significherebbe far crollare il botteghino. Il meccanismo stritola anche la fantascienza. E ci risiamo: la presunta apoliticità degli albori.

E' chiaro che sto generalizzando.

E' chiaro che si può parlare sottilmente, profondamente, artisticamente della vita e della morte senza sfiorare il "politico".

Shakespeare sapeva farlo.

Ma se oggi ci si vuole "sporcare" a scendere nel mondo, non se ne possono ignorare le immense contraddizioni. Per esempio: il 20% dell'umanità si spartisce l'82% del reddito mondiale; resta davvero poco da dividere tra i rimanenti cinque miliardi circa di esseri umani; alla base del diagramma a 'calice', un ultimo 20% di persone, 1200 milioni circa, si spartisce un 1,4%. Situazione di dominio pubblico, che urla giustizia ma continua a peggiorare (il divario negli ultimi decenni si è moltiplicato per sette, a dispetto delle - o grazie alle - politiche economiche dell'Occidente), eppure pare non interessare più di tanto. Per perpetuarla si usano forza e arroganza. Finché dura. [Le statistiche sono dell'Onu]. La fantascienza "sa" come si scende agli inferi, questa è sempre stata una sua caratteristica d'elezione. E dunque il nodo non si può evitare: specie quando ci si sforza di evitarlo.