Pensiero Stocastico

di Roberto Quaglia

quaglia@fantascienza.com

Guerra e Internet

Secondo Robert Sheckley, per troppo tempo ormai Roberto Quaglia non è stato famoso. Secondo Ugo Malaguti, è un genio. Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte.

C'era una volta la realtà.

Si trattava di un posticino semplice e senza pretese, ma non c'era scelta. Chi era vivo si accalcava in quel posto senza pensare troppo al fatto che potessero essercene degli altri. Poi, i cambiamenti hanno iniziato ad accelerare e la faccenda si è complicata. In combutta con la realtà, il tempo finge di scorrere sempre alla stessa velocità. Ma è un trucco vano, al quale non crede più nessuno. In effetti, la realtà non è più in monopolio di se stessa...

La realtà è utile a chi ci è dentro, perché gli serve ad esistere, ma ha i suoi svantaggi. Tipico della realtà è infatti che c'è la guerra.

Tento di non fare parte di quella tribù di maniaci antropocentrici che vedono nell'umanità qualcosa di fondamentalmente diverso dal resto dell'universo e - per estensione - nel mondo della biologia qualcosa di sostanzialmente differente dal mondo della materia inanimata. Nell'universo siamo tutti nella stessa barca ed i principi in base ai quali accadono le cose valgono per tutto quello che c'è.

Quindi, se nella società umana esistono da sempre le guerre ritengo plausibile che qualcosa di profondamente analogo debba ritrovarsi anche nel mondo della chimica, della fisica in genere, insomma della materia inanimata. Egualmente, se gli esseri umani sono capaci dell'amore (e talvolta ne sono schiavi...) qualcosa di simile deve potersi ritrovare anche a tutti gli altri livelli della materia. Dopotutto, non siamo tutti soggetti anche alla forza di gravità? E' vero che il comportamento in merito di una pietra è ben diverso dal nostro; la pietra obbedisce al principio che chiamiamo di gravità standosene ferma incollata per terra, cioè con pochissima fantasia. Il massimo di iniziativa di una pietra è di rotolare ogni tanto più a valle, quando si può. Gli esseri umani invece, tanto per fare qualcosa costruiscono navicelle spaziali che se ne vanno a spasso in posti dove non c'è un bel niente, essenzialmente proprio allo scopo di vedere quante cose si possono fare in relazione alla gravità. C'è molta differenza tra il modo in cui una pietra e un essere umano interpretano la forza di gravità cui entrambi sono soggetti, tuttavia è innegabile che sia la pietra che l'essere umano sono inevitabilmente soggetti al principio che viene chiamato forza di gravità (e che per inciso nessuno ha ancora ben capito cosa sia e soprattutto a cosa serva). Ebbene, come tale faccenda valga per la gravità, essa deve valere anche per altri principi fondamentali, quali ad esempio l'amore o la guerra. E' ovvio che l'approccio di una pietra ai temi dell'amore differisca da quello di un essere umano, almeno tanto quanto si differenzino gli approcci di entrambi alla gravità. C'è in merito un ottimo libro di un fisico francese recentemente defunto, Jean Emil Charon: Morte, ecco la tua sconfitta (per gli intenditori annoto: traduzione di Roberta Rambelli!) Puro genio, che come al solito diventerà di moda con almeno un secolo di ritardo. Agli scettici che trovassero difficile credere che l'amore possa innanzitutto essere un principio universale piuttosto che una mera faccenducola umana suggerisco: siate un po' meno pietre, cribbio! Utilizzate meglio l'occasione di esistenza che vi è capitata! (da buon genovese, sono contrario agli sprechi)

Comunque, nella realtà non c'è solo l'amore, ma anche la guerra. Dato che l'amore è generalmente più piacevole della guerra per chi ne sia coinvolto, si preferisce filosofeggiare e pontificare sul primo, cercando di rimuovere dalla mente l'esistenza della seconda. Anch'io devo dire, trovo fastidiosissime le guerre, soprattutto quelle nelle quali mi coinvolgono gli altri (parlo degli esseri umani, ma anche dei batteri, virus, tempeste di freddo quando indosso vestiti leggeri, eccessiva calura d'estate... e la stessa forza di gravità quando inciampo e mi tocca cadere per terra e ferirmi - tutte guerre che il crudele mondo esterno intraprende contro di me!) Tuttavia, per quanto fastidiose, le guerre ci sono, nel mondo umano come in quello animale e probabilmente anche nel mondo cosiddetto inanimato. Dopotutto, cos'è lo splendere di una stella se non l'impietoso sterminio di tutti i miliardi di miliardi di atomi d'idrogeno in essa contenuti? Un inarrestabile olocausto della durata di miliardi di anni durante i quali i poveri atomi d'idrogeno vengono distrutti dalla montante stirpe degli atomi di elio! E' forse bello, dal punto di vista di un atomo di idrogeno, il fatto di venire fuso con un suo simile solo per dare la possibilità ad un atomo di elio di venire al mondo al loro posto? Non è forse una sorta di orribile pulizia etnica? Un momento! E se invece di un olocausto la fornace atomica di una stella fosse invece un incredibile calderone d'amore? Un'orgia imperitura nella quale miliardi di miliardi di atomi di idrogeno omosessuali si accoppiano allegramente in un rovente abbraccio nel quale giungono fatalmente a perire pur di generare quel loro frugoletto d'elio che prima o poi farà la stessa cosa per produrre un atomo più grosso ancora? Talvolta non si capisce bene dove finisca la guerra ed inizi l'amore, soprattutto nelle stelle.

Oppure su Internet.

Il bello della realtà che c'era una volta è che l'amore e la guerra erano messi nero su bianco, di modo che ognuno capisse cosa fosse l'uno e cosa fosse l'altra. Il brutto della realtà che c'era una volta è che era tutta una messa in scena, e quando sono crollate le quinte ci si è accorti che si era in teatro e che tutto era per finta e quindi era ben sciocco. Nella realtà di una volta l'amore veniva certificato da un notaio e si chiamava matrimonio. Oggi sappiamo che l'amore ha ben poco a che fare con il matrimonio. Le coppie sposate felici si amano a dispetto del fatto di avere contratto il matrimonio, e non certo in virtù di tal fatto. Dopotutto c'è gente che sia ama anche con il morbillo, ma non certo in virtù dello stesso. L'istituzione del matrimonio è ed è sempre stata in realtà una questione economica, come i divorzi miliardari delle star hollywoodiane ci ricordano incessantemente. Anche la guerra, nella realtà di una volta, era una questione formale ben precisa, che iniziava con un atto di dichiarazione e finiva con un trattato di resa o di pace. L'essenza della guerra non è tuttavia per nulla una questione formale, tanto che è vero che oggi in caso di guerra si passa subito al dunque, senza perdere tempo a trastullarsi con dichiarazioni formali che lasciano il tempo che trovano. In guerra come in amore i preliminari sono oggi materia per palati fini. Non sono più obbligatori.

Al posto della realtà adesso c'è Internet.

Questo in realtà non è vero, ma mi piaceva fare una battuta d'effetto. E poi, anche se non è vero, non è neppure falso. E in futuro magari diventa vero sul serio.

L'antica guerra tradizionale è oggi poco in voga nei paesi occidentali. A parte gli Stati Uniti, nessuno ha più voglia di andare a zonzo a imbastire guerre con spreco di armi, eserciti, sangue, abiti firmati e vite umane. Da qualche decennio a questa parte il principio universale della guerra ha trovato espressione, nei paesi più evoluti, nella forma della produzione e del commercio industriale e dell'alta finanza. Le truppe d'invasione sono state sostituite dai dollari e dai serial televisivi. Tutto è cambiato, in guerra, tranne lo spirito della stessa: la necessità dei vincitori e dei vinti. Un tempo i perdenti in guerra morivano, oggi invece... anche. L'unica differenza che una volta essi morivano con il ventre squarciato da una baionetta e la visibile fuoriuscita degli intestini o degli altri organi del perdente di turno non lasciavano adito a dubbi circa le cause del suo decesso. Oggi invece chi perde la guerra muore di cancro o di colesterolo alto e il nemico che lo ha ucciso non parla una lingua sconosciuta e non necessariamente viene da un altro paese. Il nemico c'è ma è ben nascosto e la guerra è meno dichiarata che mai.

Nel periodo di transizione fra l'antica arte della guerra e la Guerra Invisibile Contemporanea c'è stato il decantato periodo intermedio dei bottoni. I sociologi in cattedra hanno a lungo pontificato circa il fatto che nella moderna guerra tecnologica il mutuo sterminio dei contendenti sia completamente spersonalizzato. Si premono i bottoni, partono i missili o si sganciano le bombe e pochi istanti dopo, altrove, qualcuno che non si è mai visto in faccia muore. E' decisamente più facile uccidere qualcuno che non si vede né si è mai visto. Diverso è invece piantare una spada nella pancia di un tipo di fronte a te che da parte sua ce la sta mettendo tutta ad infilzare prima la tua pancia con la sua spada, oppure - ancora peggio - che con voce straziante in ginocchio ti sta implorando pietà. Premendo bottoni l'idea che si uccida è solo un idea - non un'esperienza reale. Svanita l'idea, scomparso il ricordo. E dopo un po' anche il morto svanisce nella pancia dei vermi.

Ma nella Guerra Invisibile Contemporanea si è compiuto un ulteriore passo in avanti su questa strada: oggi si vincono le guerre e si uccide la senza la minima coscienza del fatto che si stia ammazzando qualcuno. Ogni tanto qualcuno se ne accorge, ma si tratta di eccezioni che confermano la regola. Come nel campo della forza di gravità, l'umanità le sta pensando tutte pur di reinterpretare in modo più complesso il principio della guerra. Tu compri un nuovo paio di scarpe e te ne rallegri. Senza essere disposto a prendere coscienza del fatto che per produrre a quel prezzo quel paio di scarpe altrove nel mondo qualcuno che ha perso una guerra del tutto invisibile sta soffrendo o morendo a causa tua. E tu, credendoti un consumatore, sei in realtà il soldato semplice che uccide il nemico per la convenienza propria e per quella del tuo generale. Ti è troppo scomodo comprendere un tale stato delle cose? Consolati: sei in buona ma soprattutto sovrabbondante compagnia.

Tuttavia, anche la Guerra Invisibile Contemporanea appena menzionata già appartiene al passato, almeno idealmente.

Il presente, ma soprattutto il futuro della guerra è tutto su Internet.

Internet è un analogo della realtà umana. Un po' come una mappa è l'analogo di un territorio. Rappresentazioni. Metafore. La cartina geografica è una metafora di un luogo. Se non esistessero cartine geografiche sarebbe ben difficile andare da qualche parte. La metafora è la croce e la delizia dell'animo umano. Alla base di tutto ciò che pensiamo c'è una complessa costruzione di metafore mentali, in virtù delle quali quasi ogni cosa viene da noi compresa in quanto analoga a qualcos'altro. Il bello della metafora è che ci permette di capire cose altrimenti incomprensibili. Il brutto della metafora è che essa per definizione non è mai la cosa in sé, cioè la verità. La nostra mente è quindi condannata a prendere fischi per fiaschi proprio in virtù di quello stesso principio che le ha permesso di evolversi e di capire qualcosa. Il prezzo che l'essere umano paga per capire qualcosa è che quel qualcosa è sbagliato.

Internet è un contenitore metafisico. Quasi quasi non è neppure fatto di materia, tanto sono impalpabili gli elettroni in cui esso effettivamente consiste. In effetti, Internet è fatto delle più piccole particelle esistenti o giù di lì impegnate a spostarsi qua e là per il globo terrestre alla velocità della luce secondo un certo ordine. Difficile immaginare qualcosa che assomigli di più allo spirito, cioè a quella cosa impalpabile che distingue ciò che è vivo e pensante da ciò che tale non è. Ebbene, questa strana cosa qui che non si capisce bene di cosa sia fatta (avete mai visto un elettrone da vicino? sapreste riconoscerlo?) e che noi chiamiamo Internet è in effetti la miglior metafora dell'umanità che si sia mai vista. Internet non è l'umanità, ma è una rappresentazione dell'umanità. La prima rappresentazione collettiva dell'umanità. Dato che la nostra stessa mente umana funziona in virtù della capacità di articolare metafore, ovvero rappresentazioni della realtà esterna, si capisce quanto Internet sia intimamente connesso con la nostra natura e sia qualitativamente composto dagli elementi stessi della nostra mente - le rappresentazioni. Cosa significa tutto ciò? Lungi da me la tribale nonché triviale volontà di giungere ad un punto fermo in queste riflessioni; il potenziale di significato che si cela dietro questi argomenti è semplicemente inimmaginabile! E credere di giungere ad una conclusione significa rinunciare a comprendere in seguito qualcosa di più. Siamo nel bel mentre di un salto di paradigma, ovvero una esplosiva fase di evoluzione dopo la quale nulla sarà più come prima. L'umanità sta producendo una colossale rappresentazione di se stessa i cui mattoni costituenti sono rappresentazioni (di individui e gruppi di individui), cioè gli stessi mattoni che costituiscono la nostra mente pensante. Niente male come inizio, non vi pare?

Dato che la guerra, come la forza di gravità e l'amore fa evidentemente parte dell'universo, è probabile che il progressivo migrare delle interazioni relazionali umane verso l'interno di Internet coinvolgerà (ovvero sta già iniziando a coinvolgere) pure le attività di guerra.

La storia ci dice che con l'aumento di complessità delle attività umane (evoluzione tecnologica, culturale, ecc.) le modalità di esercizio della guerra hanno rapidamente sviluppato caratteristiche di spersonalizzazione dei conflitti ed addirittura invisibilità degli stessi. Ebbene, non offre forse Internet le migliori opportunità di spersonalizzazione e di invisibilità che si siano mai visti sulla faccia della terra? Già esistono su Internet misteriose entità virtuali in grado di produrre visibili ripercussioni nel mondo materiale in modo completamente automatico. I motori di ricerca, per esempio, sono macchine che agiscono automaticamente stabilendo in ogni istante, in virtù di criteri d'azione stabiliti una volta per tutte da un programmatore, quali informazioni vengano rese disponibili a chi ne stia cercando. Tuttavia, i motori di ricerca non sono delle macchine in senso stretto (anche se per esistere hanno bisogno di supporti fisici - i computer); essi sono piuttosto un criterio di mettere in relazione dei dati. Il che mi ricorda qualcosa... Non è la nostra mente in definitiva giusto una serie di criteri circa come mettere in relazione dei dati? Un altro bell'esempio di criterio ben impostato su Internet, il quale, una volta avviato, produce notevolissimi effetti senza quasi necessità di intervento umano, è l'asta virtuale Ebay. (www.ebay.com) Attraverso di essa, milioni di persone reali si sono scambiate oggetti reali in cambio di denaro reale senza tuttavia neppure essersi visti in faccia. Il fatto che le azioni virtuali compiute su Internet producano concreti effetti materiali e senza confini spaziali nella realtà del mondo la dice lunga su quello che sarà il futuro delle interazioni e competizioni umane. Quante volte ci siamo trovati a dovere competere con qualcuno per qualche ragione in quelle piccole incessanti guerre che non c'è verso di evitare? Piccole guerre nelle quali perdere non è grave, ma è umiliante, e anche vincere lascia comunque l'amaro in bocca a chiunque non sia deficiente. Convincere qualcuno a comprare un nostro prodotto sapendo che la convenienza è più nostra che sua non è forse vincere una piccola sporca guerra fra poveracci? Guardi negli occhi il nemico al quale falsamente sorridi e che ti sarebbe anche simpatico se tu non dovessi vendergli qualcosa contro il suo interesse ma a vantaggio del tuo... E lui è in tutta evidenza un nemico, dato che spontaneamente non ci pensa neppure a darti quei suoi soldi di cui tu hai bisogno in cambio di quel tuo prodotto di cui lui non ha bisogno. Come sarebbe più bello vincere queste piccole guerre di merda di cui ogni vita è piena senza doversi sporcare le mani nei conflitti corpo a corpo! Vincere queste piccole guerre schiacciando qualche bottone senza vedere in faccia il nemico che per sopravvivere tu devi per forza sconfiggere e così riservare la tua presenza fisica unicamente per le interazioni interpersonali positive e costruttive! E' la stessa differenza che passa fra lo svuotare a mano un cesso appena utilizzato oppure liberarlo tirando lo sciacquone, cioè a distanza di sicurezza dalle sgradite feci e pensando a tutt'altro.

Uno dei vantaggi di Internet è e sarà proprio nell'estrema spersonalizzazione dei conflitti e delle competizioni necessarie. Questo sarà anche uno dei suoi svantaggi (volevate la moglie piena e la botte ubriaca, eh? niente da fare!). Nel piccolo e nel grande. Per certi versi, i conflitti e le guerre non saranno veramente tali, bensì rappresentazioni di loro stessi. Io metto una rappresentazione di me stesso su Internet, usando la mia mente per porla in sinergia con talune rappresentazioni ed in competizione con altre. Ciò che ne risulterà sarà la rappresentazione di collaborazioni e la rappresentazione di guerre e conflitti. Tutto per finta, quindi. Tranne che gli effetti saranno veri. E questa è una faccenda mica da niente!

Possiamo ragionevolmente pensare che questa rivoluzione dischiuderà all'umanità una nuova era di portentose opportunità unite all'apparizione di impensabili orrori. Il sogno di separare per sempre il Bene dal Male è un pericoloso delirio infantile. Siamo in un universo dualistico e non ci libereremo mai della dittatura dei Contrari. Tutto ciò che può avere un contrario, lo avrà. Internet sta già permettendo, e permetterà sempre di più la libera circolazione di qualsiasi tipo di informazione, intendendo per tali sia i testi scritti che le sequenze di dati multimediali. Vi piacerebbe tanto rabbrividire, ma la vostra immaginazione ancora non ve lo permette e gli indizi che vi sto dando non vi bastano? Allora mi costringete ad andare su qualche esempio specifico... avete mai sentito parlare degli snuff movies? Si tratta di quei graziosi filmetti nei quali effettivamente si macellano esseri umani per la successiva perversa soddisfazione di qualche ricco imbecille disposto a pagare un pacco di soldi per una videocassetta di quel genere. Avevo scritto sull'argomento qualche azzardato raccontino di fantascienza a metà degli anni ottanta, ma nel frattempo la realtà mi sta raggiungendo e superando. Ebbene, prima o poi questa robaccia invaderà inevitabilmente Internet, e qualche cretino si trascinerà allora in giro a blaterare che Internet è un covo di perversi assassini proprio così come oggi esso viene dipinto dagli idioti come il covo per eccellenza dei pedofili. Il fatto è invece che fra breve tempo (qualche decennio al massimo) ad essere su Internet sarà tutta l'umanità, con tutto il suo carico di splendori e di orrori. Mai più quindi splendori ed intelligenze umane sprecate (chissà quanti eccelsi pensatori ed artisti nella storia dell'umanità sono esistiti e scomparsi nell'oblio senza lasciare tracce), ma anche orrori ed infamie per sempre esposte, visibili ed ineliminabili. Non sarà però con le cacce alle streghe che gli orrori dell'umanità cesseranno, anzi! Le cacce alle streghe sono proprio figlie di quella stessa bestia che nell'Uomo ancora cova e che produce gli orrori. E combattere gli orrori con altri orrori aumenta semplicemente il carico dell'orrore complessivo, il che - tanto per restare in tema - mi sembra la cosa più orribile di tutte.

Ma la cosa più interessante di Internet è che esso rende oggi ai nostri occhi il futuro dell'umanità assolutamente imprevedibile a medio-breve-brevissimo termine. Sappiamo solo che Internet cambierà radicalmente il nostro modo di agire e di pensare, ma non sappiamo in che modo. Sappiamo che le transazioni commerciali, i conflitti, le guerre, e forse anche gli amori troveranno posto su Internet, ma non sappiamo in che modo e con quali ulteriori effetti sul nostro modo di essere, di pensare e di percepire la realtà. In pratica, sappiamo meglio... molto meglio di prima che non sappiamo assolutamente nulla circa il nostro futuro, la quale cosa ci sprona a cercare di rimanere in vita il più a lungo possibile nella assurda speranza di poter vedere come va a finire.

Ogni uomo dovrebbe aver diritto, in punto di morte, ad un emissario divino che nei tuoi ultimi istanti ti faccia un breve riassunto delle puntate successive rivelandoti come poi vada a finire la storia dell'umanità.