Androidi come questo” riportava qualche tempo fa il sito ufficiale dell'Università di Memphis, “possono essere usati in un vasto campo di applicazioni, che va dall'intrattenimento fino all'educazione. Il robot riproduce Dick tanto nell'aspetto quanto nell'intelletto, grazie a una personalità ricostruita dallo stato dell'arte dell'intelligenza artificiale. La pelle di sintesi messa a punto dall'Hanson Robotics permette di creare espressioni estremamente realistiche, che vanno dalla gioia alla paura, allo stupore. Le telecamere impiantate negli occhi consentono al robot di registrare i volti delle persone e riconoscerli. I dati della visione sono fusi insieme con meccanismi di riconoscimento dei segnali vocali e software di sintesi del linguaggio. Il sincronismo tra queste procedure e l’espressività facciale rende il robot un sistema emulativo completo.”

I ricercatori del FedEx Institute, riconosciuti a livello internazionale per il loro lavoro nel campo della sintesi del linguaggio, hanno sviluppato il software che permette al robot di sentire, capire e rispondere alle domande nel corso di una conversazione con un interlocutore umano. L'Hanson Robotics ha invece messo a disposizione la sua esperienza nei campi dell’ingegneria meccanica e delle strutture polimeriche per la costruzione dell’automa e il rivestimento in pelle. L'ARRI ha fornito la propria consulenza in ingegneria dei sistemi robotici. I progettisti hanno lavorato in stretto contatto con Paul Williams, già fondatore della PKD Society, per giocare questo scherzo beffardo alla memoria del grande autore.

Il robot ha fatto il suo debutto sulle scene al NextFest della rivista WIRED, tenutosi a Chicago nel giugno scorso, presentato in una ricostruzione del suo appartamento del 1970 in cui il pubblico ha potuto entrare e interagire in un macabro gioco di emulazione della realtà. In seguito Philip K. Dick Androide è stato trasferito al FedEx Institute, dove il 6 luglio 2005 è stato organizzato un incontro a porte aperte con il pubblico. Forse qualcuno si è azzardato a interrogare il simulacro quasi fosse un oracolo, ponendogli la domanda che ormai da quasi quarant'anni perseguita i numerosi fan del maestro: “gli androidi sognano ancora pecore elettriche?” Se lo ha fatto, è riuscito anche ad evitare che la risposta trapelasse sui media.

L’androide di Dick ha partecipato alla presentazione dell’adattamento cinematografico di A Scanner Darkly, al Comic Con di San Diego. Poi, nel Febbraio 2006, durante un trasferimento aereo, la sua testa è andata perduta. Uno scherzo beffardo del destino o forse un dispetto, se si pensa che ancora adesso, a sei anni dallo smarrimento, la testa del simulacro di un autore visionario e paranoico è ancora in giro per gli Stati Uniti, ipotesi molto più inquietante della prospettiva banale di un imballaggio dimenticato in un deposito aeroportuale. Comunque lo scorso anno la Hanson Robotics ha annunciato di aver ultimato una copia del pezzo mancante, per cui il robot ha infine ritrovato una testa.

Ma siamo certi che l’androide troverà il modo per vendicarsi ancora, giocando qualche altro scherzo ai suoi creatori.

Ci conforta la percezione che, al di là dell’operazione indiscriminata di sfruttamento postumo dei suoi lavori da parte di editori che preferirebbero evitare l’associazione con l’etichetta “fantascienza”, l’attualità del pensiero e delle intuizioni di Dick sia viva oggi più che mai, come dimostra il successo di pellicole quali lo straordinario Inception di Christopher Nolan e l’annuncio da parte di Ridley Scott di voler riprendere e infondere nuova linfa al mondo di Blade Runner. Staremo a vedere gli sviluppi. Seguitando a leggere Dick, forse non il più grande autore che abbia mai espresso la fantascienza, ma di certo tra i più visionari intellettuali emersi dalle sue nutrite schiere di autori, lucido anticipatore del nostro presente.