Nel dicembre del 1966, il n. 451 di Urania proponeva il romanzo Ed egli maledisse lo scandalo (Of godlike power, 1965), annunciato sulle pagine del volume precedente con queste parole: “Numero Speciale di Natale. Uno straordinario lunghissimo specialissimo Reynolds”. All’epoca curatori della collana erano Fruttero e Lucentini i quali, com’è noto, diedero alla fantascienza scritta in Italia un ostracismo durato un paio di decenni, altrimenti preziosissimi. Tuttavia ai due va riconosciuto almeno un merito: l’aver presentato, o fatto conoscere meglio, autori quali Ballard, Lafferty, Lovecraft, Disch, Dick e - appunto – Mack Reynolds.

Ed egli maledisse lo scandalo ironizzava in modo intelligente sulla società dei consumi (allora si usava definirla “società affluente”), ponendo nel mirino l’organizzazione del lavoro e del tempo libero - quindi anche della cultura - nel sistema capitalistico, le sue ineguaglianze e assurdità, lo sperpero delle risorse, dei cervelli, e così via. Questa “critica” era svolta dall’autore tramite una scrittura briosa ricca di azione, dialogo, colpi di scena - gli usuali attrezzi del mestiere d’una narrativa “popolare” qual è la fantascienza - cui peraltro si aggiungeva una serrata riflessione sulle aberrazioni del nostro modo di vivere. Ne sortiva una contestazione “radicale”, sostanziale, di ispirazione libertaria che rimane, come anticipavo, un caso davvero raro nella fantascienza made in Usa.

Al riguardo si potrebbe richiamare qualche altro esempio: certe storie di Nat Schachner (si veda il noto racconto Voci ancestrali), autore attivo soprattutto negli anni Trenta e che manifestò grande interesse per i problemi del mondo operaio; vari lavori di Ursula LeGuin (peraltro su un binario differente); il ciclo della “Cultura” di Iain M. Banks (che però è inglese), con una sua personale visione vagamente anarchica. E poi alcune opere di Eric Frank Russel (Galassia che vai…, “Urania”, 1963), e di Damon Knight (Il pianeta dei superstiti, “Urania”, 1963; Questione di merda [racconto], 1963). E ovviamente alcune storie degli esponenti della social science fiction degli anni Sessanta (Sheckley, Pohl & Kornbluth, Tenn, talora anche Dick… e altri). Tuttavia la satira di questi scrittori, pur prendendo a bersaglio alcuni aspetti pervasivi della “società affluente” (l’indebitamento sfrenato, il consumismo, la pubblicità, gli eccessi mediatici, lo strapotere delle multinazionali, della tv) si limitava a trattarli come fenomeni isolati, quasi fossero solo nuove mode o nuovi soprusi. Per contro Reynolds non nomina mai né il proletariato, né la lotta di classe né la sovrastruttura marxiana o altro, ma egualmente la sua satira si presentava – appunto – “radicale”, profonda e senza compromessi.

Soffermiamoci sulla trama di Ed egli maledisse lo scandalo. Ed Wonder conduce una trasmissione radiofonica di secondaria importanza, “Ai limiti del reale”, dedicata a fenomeni tipo Ufo, paranormale, metempsicosi. Il suo lavoro lo porta a conoscere un bizzarro individuo segnalato come potenzialmente pericoloso dalle forze dell’ordine, tale Ezechiele Giosué (!) Tubber. Costui è un predicatore laico che cerca seguaci per fondare Elisio, libera comunità svincolata dalla società consumistica, edizione vagamente aggiornata di colonie ottocentesche sul genere della Nuova Armonia di Robert Owen o del Villaggio dell’Uguaglianza di Josiah Warren. Tubber ha una cultura vastissima e comunque non è un utopista, anzi ha idee ben concrete sul mondo nel quale desidera vivere.