Di sicuro perdono in originalità, ma la storia resta ricca di spunti affascinanti, di misteri irrisolvibili ed è da Simmons diretta con l’esperta mano dello story-teller, dando vita a
Il fascino immutato di questo grande ciclo sta nella mirabolante solidità dell’universo di Simmons, dove il sense of wonder si respira a pieni polmoni, benché all’interno di una cornice nuova che recupera tutte le grandi rivoluzioni introdotte nella science-fiction nei decenni precedenti. Certo lo stile di Hyperion, che gli è valso premi e popolarità, non ritorna nei romanzi successivi, che seguono un impianto più classico; certo la trama a un certo punto si stiracchia, a volte s’inceppa, la qualità letteraria si spalma su un’opera troppo vasta per non soffrire di qualche caduta. Ma rispetto a tante opere successive, gli “Hyperion Cantos” si ergono come una pietra miliare per la fantascienza del XXI secolo.
Anche se Dan Simmons, che ha proseguito la produzione narrativa con un altro grande ciclo di successo, per quanto non all’altezza del precedente, Ilium, è stato al centro un paio di anni fa di una violenta polemica per alcune sue poco condivisibili esternazioni sul fondamentalismo islamico. Opinioni personali che secondo alcuni hanno finito per annacquare la sua prosa, non più in grado di raggiungere le vette precedenti, e che invece secondo altri hanno da sempre accompagnato la riflessione politica di Simmons in tutte le sue opere.
In fin dei conti, ciò non farebbe altro che rendere l’autore di Hyperion ancora più vicino al suo alter-ego narrativo, quel folle poeta, Martin Sileno, che è il grande vate – in tutta la sua geniali ambiguità – dei “Canti di Hyperion”.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID