Nella sua fecondissima attività di cineasta (si contano più di 500 film prodotti dalla sua Star Film), Méliès ha utilizzato una sbalorditiva quantità di trucchi e tecniche, in summa, possono essere ricondotte a quattro grandi famiglie di effetti speciali. La prima è il cosiddetto mascherino/contro mascherino, o mascheratura dell’immagine, che consisteva nel coprire (mascherare) una porzione dell’obiettivo in modo da dividere in due o più parti l'inquadratura. La mascheratura permetteva di impressionare più volte la pellicola in zone diverse del quadro, creando effetti di sdoppiamento o di quadro nel quadro (Split screen o Mise en abyme),  come in Le portait Mysterieux del 1899.  Mèliès utilizzò poi dell’arresto della ripresa, tecnica diventata famosa con il nome di Stop Motion, e che fu utilizzata per far apparire o sparire persone o per trasformare improvvisamente oggetti. Un bell’esempio nella filmografia di Méliès lo troviamo in un filmato del 1896,  Escamotage d'une dame chez Robert Houdin

Il mostro di ghiaccio in <i>Voyage dans la Lune</i>
Il mostro di ghiaccio in Voyage dans la Lune
Un'altra pratica usata da Méliès fu lo scatto singolo o Passo Uno con il quale riusciva a dare l’idea del movimento a oggetti inanimati. Si trattava, in sostanza, di fotografare dei pupazzi, statuette di cera o utensili muovendoli da un fotogramma all’altro quel tanto che bastasse per dare l’idea del movimento. Un mix di queste due tecniche, Stop Motion e Passo Uno, è il famoso episodio in Le Voyage dans la lune del 1902, dove una serie di scatti a Passo Uno permettono l’avvicinamento del volto della luna, mentre uno Spot Motion permette  l’improvvisa apparizione del missile che si conficca in un occhio della luna stessa. Da notare che il Passo uno è anche la tecnica che sta alla base dei cartoni animati. Méliès fece uso infine anche la Carrellata, o Travelling, che non era altro che un movimento in avanti o indietro della Macchina da Presa montata su dei binari.  Ciò permetteva l’ingrandimento o il ridimensionamento di cose o persone di fronte all’obiettivo. In questo caso il film di riferimento è senz’altro L'homme à la tête en cahoutchouc (1901).

Nonostante che avesse toccato una popolarità pressoché universale, l’epilogo della carriera di George Méliès fu inglorioso: con la crisi che precedette la prima guerra mondiale e il fallimento del suo teatro Robert Houdin lo ridussero in miseria e finì a vendere giocattoli in un chiosco alla stazione di Montparnasse. In seguito, a George Méliès fu insignito della Legion d’Oro e gli fu riconosciuto un vitalizio che gli permise di trascorrere la vecchiaia senza patemi.  Di là dalle alterne fortune biografiche, George Méliès rimane una figura di primissimo piano nella storia del cinema, e lascia in eredità un’infinità di trucchi e d’idee probabilmente mai più eguagliate.

Le tecniche. La Stop Motion

Il significato originario di Stop Motion si riferiva alla tecnica dell’arresto della ripresa ed è un procedimento oggi non più applicabile.  Le nuove tecnologie digitali, infatti, permettono di far apparire, scomparire e trasformare qualsiasi tipo di oggetto senza ricorrere all’interruzione della ripresa. Da notare che Méliès si attribuì l’invenzione di questa tecnica anche se in realtà, come abbiamo visto, fu l’americano Alfred Clark a utilizzare tale tecnica per la prima volta nel cortometraggio The execution of Mary Queen of Scots del 1893. Con Passo Uno, invece, si intende il procedimento con il quale si da l’illusione del movimento a pupazzi e oggetti di plastilina, attraverso la riproduzione continua di fotogrammi precedentemente scattati singolarmente, ad ogni spostamento dell’oggetto. Anche se, come abbiamo già osservato, la Stop Motion e il Passo Uno erano in origine utilizzate per scopi differenti, oggi sono comunemente intese come un unico procedimento che permette di muovere oggetti inanimati e che non ha più nulla a che fare con l’arresto della ripresa.

La Stop Motion è una tecnica che si è evoluta nel tempo giovandosi di continui perfezionamenti e raggiungendo livelli d’eccellenza grazie ai lavori di Willis O'Brien, Geroge Pal e Ray Harryhausen, ai quali sarà dedicato uno spazio specifico nelle prossime puntate della rubrica.

Dopo un lungo periodo di declinio la Stop Motion è tornata di nuovo in auge grazie ai lavori di Tim Burton, produttore di Nightmare before Christmas (1993) e poi regista di La sposa cadavere (Corpse Bride, 2005). Ma già nel 1989 usciva il primo dei quattro cortometraggi di Wallance e Gromit  creati da Nick Park e che nel 2005 suggellerà il successo della serie con l’uscita del lungometraggio Wallace & Gromit: La maledizione del coniglio mannaro.

Curiosità. Il primo effetto speciale della storia del Cinema.

Il primo effetto speciale della storia del Cinema, in questo caso un effetto ottico di Stop Motion, è considerato il breve filmato di Alfred Clarke, The execution of Mary Queen of Scots (1893). Sebbene fosse stato girato ben due anni prima che i Lumière inaugurassero ufficialmente la Storia del Cinema, il film di Clarke diede avvio a un periodo di  stallo per gli Stati Uniti che infatti segnarono il passo per almeno un decennio, lasciando lo scettro degli effetti speciali (e del Cinema…) agli europei. Soltanto con l’entrata in scena di Edwin. S. Porter e di David. W. Griffith gli americani recuperarono lo svantaggio fin poi a raggiungere la leadership del cinema mondiale. 

Credits

Si ringrazia per la consulenza Massimiliano Marras, docente di Effetti speciali e Grafica 3D presso la VFX Wizard di Roma e autore degli articoli sul portale sulla storia degli effetti speciali.

Bibliografia

Rèjane Hamus-Vallée, Gli effetti speciali, Lindau edizioni, Torino 2006. Harold Schechter, David Everitt, Film Tricks. Special effects in the movie, Harlin Quist Book, New York 1980. Richard Rickitt, (Prefazione di Ray Harryhausen), Special effects. The history and technique, Aurum Press Ltd, London 2006.