Ma torniamo agli anni Ottanta e riprendiamo la nostra rapida panoramica dei precursori. Del 1987 è L’intrigo Wetware di Michael Swanwick , come Bear anche lui vicinissimo al cyberpunk per sensibilità, autore con questo romanzo di un’odissea attraverso il sistema solare del futuro, alle prese con esperimenti di bioingegnerizzazione spaziale, con personalità artificiali e menti-alveare. Echi di transumanesimo percorrono anche Stazioni delle maree , dove l’emissario di una avanzatissima società del futuro viene inviato su un pianeta prossimo all’innalzamento delle acque per una missione a tempo, sulle tracce di uno sciamano che ha trafugato un articolo di tecnologia soggetto alle restrizioni di un embargo orbitale.

Sempre nel 1987 Iain M. Banks ci regala il primo affresco dell’universo della Cultura, una società interplanetaria diffusasi in tutta la galassia, in cui convivono “pacificamente” i discendenti di sette-otto diverse specie umanoidi. Si tratta di una civiltà artificiale, che al momento degli eventi narrati nei libri finora pubblicati (complessivamente otto, comprendendo una raccolta di racconti). Il primo titolo è Pensa a Fleba , mentre l’ultimo pubblicato in Italia è Volgi lo sguardo al vento, il settimo della serie, l’unico che possa essere considerato per gli eventi descritti un seguito, sebbene in senso lato, del capostipite .

L’ultimo monolitico volume, Matter, è uscito in Gran Bretagna lo scorso gennaio e affronta nello specifico un tema che già era stato sfiorato dall’autore a più riprese negli episodi precedenti, ovvero l’addestramento delle civiltà meno evolute da parte delle specie più progredite della Cultura, e il loro traghettamento verso livelli tecnologicamente e socialmente sempre più avanzati. Questa civiltà viene dipinta da Banks come una società costituita da entità organiche e artefatti senzienti, in cui i discendenti delle civiltà fondatrici cooperano nel comune interesse. In questo scenario non mancano comunque le ragioni di conflitto, considerando che malgrado il suo ruolo egemone la Cultura non è ancora riuscita ad avvolgere sotto la propria tutela la complessità delle specie in possesso della tecnologia per il volo stellare. Praticamente tutti i romanzi della serie raccontano storie ambientate ai margini di questo contesto, spesso su pianeti fermi a un livello tecnologico di almeno qualche ordine di grandezza inferiore agli standard della Cultura, dove agenti in lotta per l’integrazione o l’autonomia da essa sono impegnati a fronteggiarsi.Il panorama galattico delineato da Banks è stupefacente, riproduce il sense of wonder della Golden Age e propone l’applicazione dei valori dell’anarchismo a un contesto agalmico. Il sistema politico della Cultura ha superato l’economia della scarsità e il lavoro ha una sua ragion d’essere solo in rapporto agli stili di vita delle civiltà inferiori con cui i suoi agenti intrattengono relazioni, diplomatiche o commerciali. La Cultura ha il teletrasporto e i motori a curvatura per oltrepassare la barriera della luce, possiede i segreti dell’ecoingegneria su scala planetaria e delle nanotecnologie, è in grado di ricavare energia dall’uso dell’antimateria e riconosce la cittadinanza alle intelligenze artificiali. Direttamente o indirettamente si evince dalla narrazione la validità di due principi che allo stato attuale delle nostre conoscenze sono ancora solo delle ipotesi: a) il principio antropico e lo sciovinismo del carbonio, che giustificano una comune origine per tutte le specie descritte nella serie; b) l’ipotesi di Sapir-Whorf sull’influenza prodotta dalla lingua parlata sugli ordinamenti sociali della civiltà che la adotta, esplicitata dall’utilizzo della Cultura di una lingua artificiale, il Marain, messa a punto dalle Menti più intelligenti con l’intenzione di pilotarne l’evoluzione.

Evidentemente non appagato dalla complessità dello scenario che va prospettando, Banks si concede anche interessanti esperimenti stilistici, architettando meccanismi narrativi sofisticati che toccano forse il loro culmine ne La guerra di Zakalwe, il terzo romanzo della serie , incentrato su un mercenario della Cultura e sul suo ri-arruolamento, con due linee temporali che s’intrecciano per seguire il suo nuovo reclutamento e per risalire indietro nel suo passato, rivissuto attraverso le varie missioni condotte al servizio della Cultura.

Anche se l’associazione con una società postumana sarebbe piuttosto spontanea, l’autore ha chiarito che i riferimenti temporali riportati in diverse puntate della saga collocano l’azione tra l’anno 1300 e il 2100 d.C. Per quanto ci siano stati contatti con la Terra nel passato, l’unico mostrato nella serie ha luogo verso il termine di quest’arco temporale, quando la Cultura ha alle sue spalle ormai undicimila anni di storia.

Al di fuori del ciclo si colloca un altro romanzo di Banks che tradisce forti affinità con il filone di nostro interesse. Mi riferisco a Criptosfera , alla sua Terra dimenticata dagli antenati partiti nei giorni della Diaspora e al suo universo simulato, colonizzato da coscienze digitali, entrambi minacciati da una nube molecolare che rischia di oscurare il sole, produrre una nuova era glaciale ed estinguere dalla Terra ogni forma di vita biologica.