Il soggetto originale fu presentato all’amico regista Philip Kaufman nel 1975 e, su proposta dello stesso Kaufman che avrebbe dovuto dirigere il progetto, conteneva già il tema dell’Arca dell’Alleanza che avrebbe dato il titolo al primo film. Il regista accettò poi un altro

contratto, per dirigere il film Uomini veri, e Lucas nel frattempo stava concretizzando il sogno di Star Wars. Fu proprio al termine di quell’immane fatica, mentre si riposava alle Hawaii insieme all’amico Steven Spielberg venendo poi raggiunto dall’onda d’urto di un successo inaspettato, che Lucas riprese dal cassetto l’idea tanto a lungo coltivata. Spielberg, parlando dei suoi progetti, gli rivelò il suo vecchio sogno di dirigere un film di James Bond. Lucas gli presentò la possibilità di realizzarlo sotto un’altra forma: al posto di un agente segreto ci sarebbe stato un archeologo, ma gli elementi dell’azione, del mistero, del nemico spietato e della pura avventura sarebbero rimasti tutti e all’ennesima potenza. Spielberg si entusiasmò subito all’idea e sei mesi dopo la regia del futuro Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta) fu sua. Alla sceneggiatura fu chiamato Lawrence Kasdan, su proposta di Spielberg che aveva apprezzato i suoi precedenti lavori: Lucas naturalmente avrebbe influenzato integralmente i lavori della sceneggiatura, ma alla fine fu così soddisfatto che offrì a Kasdan di scrivere la sceneggiatura anche de L’Impero Colpisce Ancora, secondo episodio di Star Wars (per la verità, l’offerta fu fatta ancor prima che Lucas leggesse la sceneggiatura per Indiana Jones che quella sera stessa gli fu data da Kasdan). La coppia vincente Spielberg & Lucas era così succulenta per Hollywood che i due, intuendolo, proposero condizioni onerosissime alle case produttrici come clausole per l’acquisto della sceneggiatura. La Paramount Pictures riuscì infine a spuntarla dopo un lungo braccio di ferro per smussare le clausole più pesanti, concedendo un budget di circa 20 milioni di dollari.

Ma chi era Indiana Jones? Nell’immaginazione di Lucas doveva essere un alter ego di James Bond, donnaiolo dai modi raffinati e dall’immancabile smoking dietro l’apparenza di un barboso professore universitario, mentre Spielberg lo vedeva più come uno scapestrato dedito all’alcolismo ma dallo straordinaria capacità di uscire sempre da ogni situazione. L’intento pedagogico infine prevalse e si decise che Indiana Jones (anzi, Indiana Smith all’inizio, ma il cognome fu presto cambiato) non sarebbe stato né l’uno né l’altro, ma piuttosto un uomo senza vizi a parte un’eccessiva autoironia. Trovare qualcuno che impersonasse bene un personaggio del genere non fu assolutamente facile: in fin dei conti si trattava di trovare la chiave di volta del progetto perché senza un convincente Indiana Jones il film sarebbe naufragato nonostante tutte le buone premesse del magico duo. Non

A sinistra George Lucas, al centro Harrison Ford e a destra Steven Spielberg sul set di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
A sinistra George Lucas, al centro Harrison Ford e a destra Steven Spielberg sul set di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo
sorprende dunque che la ricerca del volto dell’archeologo necessitò di innumerevoli audizioni attraverso le modalità più improbabili; ma, come per successive audizioni di molti personaggi della trilogia, il volto di Indiana Jones non fu trovato attraverso le vie del casting. Marcia Lucas, moglie di George, fece il nome di Tom Selleck e Spileberg si diede da fare per contattarlo alle Hawaii; fu battuto sul tempo: Selleck aveva appena partecipato come protagonista all’episodio pilota di Magnum P.I e il telefilm si rivelava da subito un successo travolgente. La produzione blindò Selleck e la scritturazione si concluse con un buco nell’acqua. Alla fine Lucas e Spielberg giunsero alla stessa idea, improvvisa e naturale, guardando un’anteprima de L’Impero Colpisce Ancora che sarebbe di lì a poco apparso nelle sale. L’attore che interpretava l’affascinante avventuriero Han Solo, Harrison Ford, era semplicemente perfetto. I due se ne resero conto dopo averlo avuto sotto il naso per tutto quel tempo: Ford fu subito entusiasta del progetto ed ottenne di esserne coinvolto integralmente al punto da poter modificare pagine intere del copione e, durante le riprese, moltissime scene (tra cui quella celebre del duello con gli spadoni concluso prematuramente da Indiana con la sua pistola, frutto di una improvvisa dissenteria che colpì Ford rendendogli seccante girare la scena originalmente prevista).