Il cut-up nasce come tecnica di scrittura ricombinante, nella quale un segmento più o meno esteso di testo (dalla frase al paragrafo fino ad arrivare, in alcuni casi, a un intero capitolo), viene frammentato in più parti la cui disposizione nel testo finale viene definita casualmente. Il fold-in, invece, consiste nell’inserzione all’interno di un testo di un documento della più varia origine (articolo scientifico, rapporto di polizia, referto medico, solo per citare alcuni esempi). Il cut-up, ampliato da Burroughs con l’aggiunta del fold-in a formare l’unità sintattica della sua scrittura (da lui chiamata routine), diventa una tecnica letteraria aleatoria, nella quale frammenti di testi diversi vengono ricombinati insieme, con insospettati accostamenti di parole e di concetti che nei casi più lucidi riescono a colpire il lettore con una intensità folgorante. Dopotutto, se la mente è fatta di frammenti cosa c’è di

meglio che ricorrere alla frammentarietà del testo per sollecitare nel lettore nuove associazioni di idee e vere e proprie illuminazioni? Con Burroughs, il cut-up&fold-in superò i limiti di semplice strumento estetico per trasformarsi in un’arma, entrando a far parte, in maniera consapevole e critica, di un processo ideologico. Diventa la chiave di volta per scardinare il sistema, ovvero il Controllo. E qui ci riallacciamo a quanto si diceva sopra. Meriterebbe uno studio clinico post mortem il rapporto di Burroughs con l’immagine ingombrante della Burroughs Corporation. La riduzione al semplice schematismo della contrapposizione uomo-macchina sarebbe fin troppo intuitiva. Ma meritano attenzione le parole che l’autore stesso dedicava alla sua ossessione per il Controllo, o meglio, per la sua Rottura.
Il controllo dei mass media dipende dallo stabilire delle linee di associazione. Quando le linee sono tagliate, le connessioni associative sono interrotte”.
Forte di questa solidità teorica e della confidenza pratica ormai acquisita, sul principio degli anni Sessanta Burroughs si dedica alla sua “epica dell’era spaziale”. Frutto anche questa dei suoi diari, la ripresa del discorso intrapreso col Pasto nudo rialloca il precursore, ridefinendone la posizione in un rapporto dialettico. Le intuizioni che già costellavano quello che potremmo definire come una sorta di preludio alla deflagrazione, raggiungono nell’Epica Nova la piena maturità. In parallelo l’elemento fantascientifico, che già percorreva sotterraneamente le pagine del Pasto nudo, assume una consapevolezza crescente, diventando perfino preponderante in Nova Express.La Trilogia del Cut-up è una scorribanda senza una precisa determinazione sequenziale. I tre non-romanzi (definiti dallo stesso Burroughs come dei “poemi in prosa”) derivano tutti dall’immane raccolta del manoscritto-baule e l’ordine di pubblicazione che ne è risultato è del tutto casuale. L’individuazione di una sequenza se non cronologica, quanto meno logica, è apparsa a molti forzata, e forse anche in questo Burroughs è riuscito ad anticipare i tempi, regalandoci un trittico olografico, o una triplice sovrapposizione di stato.La Trilogia Nova replica sulla scala del ciclo la struttura della routine, nella quale si innestano i capitoli come subroutine e così via. L’intera trilogia in effetti può essere letta, in alcuni punti, come iterazione ennesima di un ciclo che rimescola nel suo corpo schegge e visioni estratte dagli altri volumi, con tecniche che l’autore definì di flash back e flash forward e che producono come risultato una generale e ripetuta intersecazione dei piani temporali delle tre non-trame.