Sempre su “Omni” appare nel 1982 La notte che bruciammo Chrome (Burning Chrome), che va a completare questo ideale trittico che verrà poi esteso dalla successiva trilogia dello Sprawl. Bobby Quine e Automatic Jack sono una coppia di hacker che si completano a

vicenda: il primo è abilissimo nel forzare le banche-dati della matrice, l’altro è un esperto di elettronica. Sono i primi cowboy della consolle di Gibson e torneranno come leggende della mitologia urbana degli hacker nei romanzi dello Sprawl: saranno figure fatte d'ombra e di fuoco e se ne parlerà a lungo ben oltre l'orario di chiusura in posti mitici come il Gentleman Loser. Ma chi li ha conosciuti se li ricorda proprio come sono mostrati in questo splendido racconto, due cani sciolti un po' idealisti e un po' stupidi, due falene che sognano di mutare in farfalle a rischio di bruciarsi le ale volando troppo vicine alla luce. Il loro ambiente naturale è la notte: vivono dividendosi tra i bar, la strada e una mansarda attrezzata per supportare le loro incursioni in rete. Le misure di sicurezza informatiche sono invece il loro campo d’azione.

“Bobby era un cowboy, e l'ICE era il suo campo di azione: ice significava “Contromisure Elettroniche d'Intrusione”. La matrice era una rappresentazione astratta delle relazioni fra i sistemi di dati. I programmatori autorizzati si inseriscono nel settore della matrice appartenente ai loro datori di lavoro e si trovano circondati da luminose forme geometriche che rappresentano i dati della società.”
 ;;Il racconto si è imposto all’attenzione della critica per una frase in particolare, che come spesso accade in Gibson racchiude una densità di significato straordinaria, una massa critica pronta ad esplodere per illuminare di consapevolezza il mondo reale del lettore. “La strada trova il suo modo di usare le cose, modi che l’inventore non aveva immaginato”: una massima che assurgerà a inno per un’intera generazione di musicisti di strada, rapper e deejay hip-hop che cominceranno di lì a poco a trasformare il più classico strumento di riproduzione (il giradischi) nel più diffuso e innovativo strumento di produzione musicale. Ma è anche l’ambientazione a costruire il fascino di La notte che bruciammo Chrome, con la continua alternanza dei due piani di realtà, quella squallida e lenta della strada, annegata in una notte senza stelle percorsa dai voli di falene condannate a bruciarsi le ali vicino alle
lampade al sodio, e quella sfolgorante e veloce del cyberspazio, trasfigurazione della città notturna con le sue autostrade elettroniche e le concentrazioni di dati che rifulgono come stelle, con le galassie a spirale delle multinazionali e dei sistemi bellici che incombono irraggiungibili. E come falene virtuali anche Bobby e Jack cominciano a volare sempre più vicini alla fiamma letale, quando Bobby incontra Rikki e, invaghitosi di lei, trascina Jack nel suo folle piano di penetrare nel sistema di Chrome, un hacker che amministra transazioni finanziarie per il crimine organizzato. Una volta tanto, però, il finale non è senza speranza. Altre due collaborazioni, con Sterling e con Michael Swanwick, compaiono su “Omni” nel 1983 e nel 1985: sono rispettivamente l’elegiaco Stella rossa, orbita d’inverno (Red Star, Winter Orbit) e Duello (Dogfight), sugli ambienti clandestini di un futuro gioco d’azzardo. Il primo ripropone uno scenario spaziale, sebbene molto meno evoluto di Hinterland essendo ambientato su una stazione spaziale Salyut del prossimo futuro. Qui il colonnello Korolev, dopo aver portato la bandiera sovietica su Marte, è da diversi anni il curatore di un inutile museo dedicato alla conquista proletaria delle stelle, quando all’improvviso gli viene comunicato che a causa dei tagli di bilancio messi in programma dall’Unione Sovietica, unica superpotenza spaziale superstite, è stato disposto lo smantellamento della stazione orbitante. Mentre il resto dell’equipaggio si prepara a obbedire senza eccezioni Korolev, che vede ormai la Terra come un pianeta estraneo, si oppone alla decisione dell’alto comando dell’aviazione e si rifiuta di abbandonare l’impianto. La stazione s’immette in una lenta orbita discendente che la
porterà a disintegrarsi nell’atmosfera, ma viene raggiunta dalla casa fluttuante di una famiglia americana, che con la sua tecnologia solare (unico settore di dominio indiscusso degli usa nello scenario geopolitica del racconto) restituisce a Korolev la speranza di riportare la Salyut su un’orbita stazionaria.Duello ci riporta invece sulla Terra, nel sottobosco giovanile di una metropoli notturna in cui è invalso un gioco d’azzardo consistente nella riproduzione olografica di sfide aeree della Prima Guerra Mondiale. In questo futuro è stata messa a punto una procedura di blocchi neurali per indurre un condizionamento psichico con finalità più o meno legate alla sicurezza nazionale. Il protagonista ha un blocco che gli impedisce di tornare nella natia Washington quando incontra una ragazza abilissima nel manipolare il binomio software/hardware di base del gioco. Anche lei ha un blocco mentale, impostole dai genitori per preservarne la verginità. Il protagonista si serve di lei per arrivare a sfidare il campione di Fokker&Spads. La vittoria, però, non sarà sufficiente a mitigare l’amarezza per il suo atteggiamento nei confronti della ragazza. Al termine della storia, come nella tradizione del noir, il protagonista dovrà fare i conti con la solitudine procuratagli dal suo tradimento.