In una edicola che si andava ripopolando dopo la crisi del 1969 di pubblicazioni di fantascienza, nell'ottobre 1976 appare una nuova collana: Altair Fantascienza.

In quest'anno appaiono Perry Rhodan, I Pocket Fantascienza diventano Fantapocket e sono distribuiti regolarmente, debutta Robot, Galassia riprende quasi regolarmente a riapparire in edicola (anche se non in tutte; la distribuzione degli ultimi anni della gloriosa Galassia era pessima ad essere generosi).

In vendita a 600 lire come Urania (le altre pubblicazioni in edicola sono più care) di piccolo formato, 128 pagine, brutta a vedersi nonostante le buone copertine di Eddie Jones, è edita dalla Casa Editrice Il Picchio di Milano ed è curata da Antonio Bellomi.

Di Bellomi avremo ancora modo di parlare; abbastanza famoso come autore anche se di non eccelse qualità letterarie, aveva debuttato nel 1962 su Oltre il Cielo, attivo nel primo fandom (erano i tempi di Naviglio, Cersosimo, De Turris e Curtoni) ed era poi approdato a Cosmo Ponzoni con un racconto lungo Il pianeta oscillante che viene qui presentato come seconda parte del romanzo I figli della galassia.

Dopo una lunga assenza dalla stampa specializzata, ha ripreso a pubblicare molte storie interessanti sia su Nova SF* che su Mystero (la rivista di Luigi Cozzi e Sebastiano Fusco, di cui certamente parleremo se supera l'anno o chiude; di norma non parlo di iniziative correnti, porta sfortuna. La rivista non è esclusivamente dedicata alla fantascienza o al fantastico, ma lo spazio dedicato è adeguato e vale la pena di investire 9.900 lire)

Come autore figura però un improbabile Jack Azimov (un omaggio ad un grande autore dichiarerà poi Bellomi a chi gli contestatava che lo pseudonimo fosse stato scelto per bassi motivi commerciali; comunque Azimov è il vero nome di Asimov prima che fosse americanizzato, ma Jack non mi risulta essere il diminuitivo di Isacco).

Ma Azimov non è solamente Bellomi, è anche Luigi Naviglio (che scrive la prima parte del romanzo) ed è anche Pierfrancesco Prosperi (che ne scrive la terza parte; verrà pubblicata a puntate su Spazio 2000 il continuatore di Altair, come Scalo: Mescarol); il romanzo non è memorabile (nel senso che dovrei rileggerlo per parlarvene) ma non mi è rimasto un ricordo spiacevole del testo.

Tutta la produzione presentata è di livello minore, anche se sono tutti o quasi autori di prestigio: Walter Ernsting, Murray Leinster, William Voltz (non era, ai tempi un autore di prestigio, ma quello che qui è pubblicato è un buon romanzo, il migliore di questa collana), Poul Anderson, Vargo Statten (ebbene sì, nei primi anni '50 era più famoso di Asimov), A. E. Van Vogt e l'intramontabile ed intramontato Hugh Maylon, mito della mia fanciullezza.

In appendice le solite rubriche e racconti di autori italiani. Bellomi, nonostante non abbia mai avuto la fortuna che la sua professionalità meritava di curare grosse riviste, ha sempre dato largo spazio alla narrativa italiana e dobbiamo a lui se piccoli gioielli di autori italiani sono stati sottratti all'oblio.

Che dire d'altro di questa collana? Tutto quello che di brutto si poteva dire è stato detto, il buono che se ne poteva dire anche. La grafica ed i colori spenti delle copertine non aiutarono certamente la vendita (le copertine tutte a colori non aiutano a farsi vedere in edicola, ne sa qualcosa Urania che proprio in questi giorni e ritornata alla grafica antica per recuperare un po' di lettori, evidentemente non ero l'unico nostalgico del cerchio) e quindi non deve stupire se Altair cambia grafica e nome, diventando appunto Spazio 2000; l'avventura era durata 8 numeri e si era nel maggio 1977. Nel giugno 1977 iniziava invece l'avventura di Ernesto nel fandom, alla sua prima Convention (passatemi il termine) in quel di Ferrara.

Quanto vale la collana? Letterariamente parlando, una stella nella scala Vegetti (il massimo 5 stelle, è stato assegnato poche volte: alcune annate di Urania, di Robot, di Nova SF*, di Futuro Fanucci, di Cosmo e Fantacollana Nord; come è intuitivo, non si possono fare valutazioni complessive e la valutazione è fatta per anno solare o gruppi di 12 numeri o frazioni) come il 90% delle collane pubblicate, collezionisticamente poche lire. Specie del numero 1 ci sono diverse copie in giro.