Una delle prime edizioni di <i>I, Robot</i>
Una delle prime edizioni di I, Robot
Ci sono tre temi nella saga robotica di Asimov: il bisogno di controllo sulla scienza e sulla tecnologia, la necessità della comunicazione col diverso, la fiducia nelle capacità della ragione.

Nel primo racconto sui robot, Strange Playfellow (1940, poi rititolato Robbie), la figura del robot baby-sitter accumula in sé tante immagini di subalternità sociale alla ricerca di un riscatto: lo schiavo, il lavoratore, e perfino (cosa rara in un autore spesso decisamente "monosessuale") la donna. Al tema dello schiavo si tornerà più volte, con robot che si rivolgono agli umani chiamandoli "Padrone" e umani che chiamano i robot "ragazzo", boy, come nella tradizione della letteratura paternalistica sulle piantagioni, e col costante riferimento all'esistenza di tensioni sociali (difficile non interpretarle come tensioni razziali) relative all'accettazione del loro diritto all'esistenza nella società terrestre. Le piantagioni, poi, torneranno più direttamente nelle "tenute" degli abitanti delle colonie in cui si svolgono The Caves of Steel (1954, Abissi d'acciaio) e The Naked Sun (1957, Il sole nudo), i due romanzi sulla coppia di detective Elijah Baley e Daneel Olivaw. Il ruolo di lavoratore in luoghi nocivi agli umani è quello che spetta solitamente al robot: in Io, robot, abbiamo il minatore che raccoglie il selenio su Mercurio (Runaround, 1942; Girotondo) o altri minerali sugli asteroidi (Catch That Rabbit, 1944; Il robot multiplo), operatore che lavora con le radiazioni su stazioni spaziali solari (Reason, 1941; Secondo ragione) o nei cantieri navali per la costruzione di astronavi (Little Lost Robot, 1947; Il piccolo robot perduto).

Ma in Asimov la tecnologia può fornire la risposta per ogni rischio sociale esiste. Questa risposta, a partire da Liar! (Bugiardo, del 1941; il terzo racconto della serie in ordine di scrittura), sono le Tre Leggi della Robotica: protezione degli umani, obbedienza, autoconservazione. Come ha scritto Alessandro Portelli, queste sono allo stesso tempo norme giuridiche e scientifiche, e servono a rassicurare i personaggi e i lettori che i prodotti della tecnologia, in fondo, rispondono sempre a meccanismi che si possono conoscere e controllare; se la Bomba e i prodotti dell'industria iniziano a preoccupare la società americana, almeno i prodotti della U.S. Robots & Mechanical Men Inc. fanno sì che il rischio non superi un certo limite. In qualche modo, queste leggi garantiscono anche che i "diversi" robotici non costituiranno mai un pericolo radicale. Soprattutto, esse sono norme retoriche, narrative, che trasformano ogni storia in un puzzle logico che il detective e il lettore dovranno ricostruire.

Dovranno farlo, ovviamente, cercando di ricostruire i processi mentali del robot: nessuna storia sarà mai narrata dal suo punto di vista (nessun robot dirà mai "io"), ma gli umani saranno tenuti a vedere il mondo con i suoi occhi se vogliono sopravvivere. E nulla di meno della sopravvivenza è in gioco in queste storie. E con beffardo disincanto, nelle ultime storie di I, Robot, saranno i robot a dimostrare di aver imparato a conoscere il punto di vista degli umani: come in tante storie sui rapporti razziali, al centro sarà il robot che ha imparato a "passare" per umano. Dimostrando, forse, una capacità etica che gli umani stanno perdendo.