Che Donald Trump prima o poi avrebbe cominciato a occuparsi del mondo dello spettacolo non era questione di se ma di quando. Ieri mattina ha cominciato, con un post sul suo social personale Truth, annunciando il calo della scure dei dazi sulle serie e i film prodotti fuori dagli Stati Uniti.

L'industria cinematografica americana sta morendo molto rapidamente. Altri Paesi stanno offrendo ogni sorta di incentivo per attirare i nostri registi e studios e gli studios dagli Stati Uniti. Hollywood e molte altre aree degli Stati Uniti vengono devastate. Si tratta di uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, quindi, di una minaccia alla sicurezza nazionale. Si tratta, oltre a tutto il resto, di messaggistica e propaganda! Pertanto, autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo di istituzione di dazi del 100% su tutti i film che entrano nel nostro Paese e che sono prodotti in terre straniere. VOGLIAMO CHE I FILM SIANO DI NUOVO PRODOTTI IN AMERICA!

Un altro governante che avesse voluto ottenere un effetto di questo tipo – e in effetti ce ne sono stati, tra sindaci e governatori – avrebbe risposto agli incentivi stranieri con incentivi propri; sempre che lo scopo, ovviamente, fosse stato quello di incoraggiare e aiutare l'industria del cinema.

Non Trump, la cui politica come sappiamo è quella del manganello. Con questo post quindi promette dazi del 100% su tutti i film che sono prodotti fuori dagli USA.

Il post non è un decreto legge e quindi va un attimo interpretato, ma sembra di capire che l'idea non sia solo di penalizzare le produzioni straniere, come film o serie tv (crediamo sia evidente a tutti come l'industria cinematografica americana sia schiacciata dalla produzione cinematografica del resto del mondo, o no?) ma proprio anche i prodotti americani girati all'estero.

Come probabilmente molti nostri lettori sanno, tantissime serie tv, soprattutto di genere fantastico, sono girate in Canada, paese che offre incentivi e costi decisamente inferiori a quelli che le case di produzione trovano in USA. 

Per fare qualche esempio: tutte le serie di Star Trek, The Expanse, The Boys, Last of Us, The Umbrella Academy, Dark Matter, Yellowjackets, Resident Alien, Upload, Travelers, The 100, La ruota del tempo, Shadow and Bone, e potremmo andare avanti.

Quindi, quando Amazon dovrà comprare una nuova stagione di The Boys, secondo questo ordine dovrà pagarla il doppio. A questo punto dovrà decidere se smontare e spostare tutti i set da Toronto a Chicago o un'altra città USA, con costi per il trasferimento e maggiori costi per le riprese, o se rinunciare alla serie.

Naturalmente, non c'è solo il Canada: le serie spin-off di Game of Thrones sono girate in Croazia (non c'è la stessa abbondanza di castelli medievali in USA), Rings of Power in Nuova Zelanda.

Prepariamoci quindi, se questo post avrà un vero seguito legale, a una moria di serie tv nei prossimi mesi.

Il destino di Star Trek

In particolare tra le serie che corrono più rischi a nostro avviso c'è tutto il franchise di Star Trek. Star Trek è concettualmente agli esatti antipodi del trumpismo: è un monumento alla tolleranza, alla solidarietà, all'inclusione. Racconta un universo sostanzialmente anti-capitalista. Una serie come Star Trek: Discovery, dove sulla plancia ci sono una capitana donna nera e LGBTQ+ di ogni genere, è un pugno nell'occhio per i trumpiani.

Il problema è che Paramount è nel mezzo di un processo di fusione con Skydance. La cosa ci aveva già fatto preoccupare per il futuro di Star Trek, in quando David Ellison, il presidente di Skydance, aveva a suo tempo dichiarato di essere interessato soprattutto agli asset cinematografici di Paramount e aveva lasciato intendere di avere l'intenzione di smantellare il reparto televisivo, che include Paramount+ (peraltro già in cattive acque) e naturalmente Star Trek

Questa fusione può essere messa a rischio dal parere della FCC, la commissione federale delle comunicazioni, che in ultima analisi dipende da Trump. Nei giorni scorsi la CBS (che è la capofila del reparto televisivo di Paramount) ha licenziato lo stimatissimo produttore del talk 60 Minutes, Bill Owens, che era inviso a Trump in seguito a un'intervista a Kamala Harris durante la campagna elettorale. Da David Ellison, che come suo padre il boss di Oracle Larry Ellison rientra nel novero dei miliardari che appoggiano l'attuale presidente degli Stati Uniti, non c'è da aspettarsi la minima resistenza a eventuali richieste di cancellare o ribaltare le serie di Star Trek. È anzi possibile che questo genere di misure potrebbero essere prese proattivamente per favorire la riuscita della fusione senza intoppi. Speriamo, come sempre, di sbagliarci. Per il momento, Donald Trump sembra più interessato a Star Wars, comunque.