Quando le radici: N. Carelli

Stavolta, egregi lettori, vorrei presentarvi N. Carelli. Chi era costui (forse costei)? Per la prima volta dacché porto avanti questa rubrica (febbraio 1999, n...

N. Carelli: leggi la presentazione di Vittorio Catani

Ci vedevamo per la prima volta con l'amica Bianca dopo i due mesi di separazione estiva e, nella eccezionale tiepida sera settembrina, sostavamo nel giardinetto della sua villa, posta alla periferia della città.

Non so perché, Bianca mi sembrava mutata: era come se un velo di malinconia gettasse un'ombra sul suo volto e se le costasse fatica anche parlare ed ascoltare. Qualche pena segreta?

Improvvisamente, un corpo luminoso solca il cielo e, in un baleno, scompare.

- Un disco volante! - esclamo. - Finalmente possiamo dire di averne visto uno anche noi.

Ma ella sussulta, mi prende una mano, me la stringe tremando e ansando, come colta da un esagerato timore.

- Paura? Paura tu, la donna più imperterrita del mondo?

- Paura, no! No! - grida ella. Poi mormora a scatti: - So bene tutto quello che si dice: meteore, allucinazioni, prove di armi segrete... ma io, lasciami dire, infine io, capisci... Ho veduto ed ho parlato proprio qui, dove ora ci troviamo.

- Come? Con chi?

- Con un essere: essere si chiama tutto ciò che vive, non è vero? E quell'essere, dico, era vivo, vivissimo. Una forma di bipede simile alla nostra, ma fatta non so di cosa, certo non della nostra carne... scese dal disco e stava dinanzi a me. Non ho avuto paura, giuro. Lo guardavo estatica e tutta convulsa per non poter parlare in modo ch'egli potesse intendermi. Ma, ad un tratto, egli tese verso di me una specie di braccio luminoso, dischiuse quella che si potrebbe chiamare mano, e ne è uscita una vivida scintilla che venne a posarsi qui, sulla mia fronte. Ho fatto un gesto istintivo per toglierla, ma ho capito che lui rendeva ciò impossibile. Anzi, ho sentito vibrare in me una voce senza suono, il comando "sta'!" Nello stesso modo seguirono altre parole, che io, non so per quale fenomeno o prodigio, riuscivo ad afferrare, quasi egli avesse la facoltà di leggere nel mio pensiero e di rispondere immediatamente, senza bisogno della voce. Hanno ragione, dunque (ho pensato allora) le riviste americane della Croce Rosa che, sotto il nome di "Dominio della vita", e muovendo dagli antichi tentativi della sapienza egizia, cinese, tibetana, vogliono ammaestrare gli uomini a vedere senza occhi, a parlare senza lingua e senza voce, rendendoli in possesso di tutti i segreti delle vibrazioni cosmiche e unanimi dell'Universo, al di sopra dei loro imperfettissimi sensi! E ormai, io stessa non avrei voluto comunicare che in quel modo.

- E che cosa vi dicevate? - domandai, rimanendo seria, perché presa dal sospetto che a quelle prestigiose magazines del Nuovo Continente fosse dovuto il leggero scompiglio della mente di Bianca.

- Cose molto diverse, si capisce... Anch'essi lavorano, mi è stato detto; ma il loro compito è quello di errare per gli spazi, per rendere sempre più vasta la loro conoscenza dell'Universo, delle sue leggi, dei suoi fini.

- E l'amore...? Gli hai ben chiesto...

Ella si era fatta, di nuovo, così pallida e convulsa, che m'interruppi, avvicinandomi a lei, come per soccorrerla.

- A te - mormorò, quando un poco si riprese. - Sappi anche questa. Leggi. - E trasse dalla borsetta che aveva sulle ginocchia, quello ch'ella chiamò il suo "diario sovrumano".

Lessi: "Gli ho parlato oggi, per la prima volta, dell'amore, dicendogli ch'esso è la cosa più sublime del nostro mondo, e che se il suo pianeta ne va privo, non conosce la massima gioia dell'essere.