"Il giorno dopo non venne. Perché, mi domandavo, perché? E mi sembrava che qualche cosa mancasse alla mia vita. Riapparve solo il terzo giorno, quando la mia malinconia si era fatta addirittura tormento. Allorché, infine, ribalenò dinanzi a me la sua luce, essa mi parve più scintillante e magnetica dell'altra volta. Gli chiesi perché non fosse venuto e gli dissi che mi aveva fatta soffrire.

"- Abbiamo un'anima anche noi - mi sentii in diritto d'esclamare.

"- Lo so - rispose - e ho voluto dimostrarti, creatura, che l'amore esiste pure nel nostro pianeta: Luce e Attrazione, senza limite di spazio. Aspettando con ansia la mia luce, tu hai conosciuto un raggio dell'immenso, cosmico amore.

"Era vero, lo amavo!"

Il diario s'interrompeva qui.

- E poi, come mai non hai scritto più nulla? - le chiesi; ma incontrai i suoi occhi pieni di lacrime. Infine mormorò con un filo di voce, rotta dall'affanno:

- Sono stata io la folle distruttrice della mia ebbrezza arcana, rendendomene indegna. Dopo un'altra sua assenza di alcune giornate, allorché lo rividi e mi immersi nel suo fulgore, non seppi dominare il mio fremito, e gridai il mio furioso sospetto ch'egli si fosse trattenuto in altre plaghe, con qualche essere più allettante di me. Con mio grande terrore, le sue vibrazioni si fecero così spaventose che ne fui scossa come dalla mortale corrente di un fulmine. Tremenda tuonò in me la sua sarcastica risata: "Gelosia!"

Continuò: "Chi potrà liberare le creature di questo vostro pianeta dalla meschinità delle loro passioni? Per millenni e millenni si continuerà, qui, a non vedere che con occhi fallaci, a non udire che con orecchi inaccessibili ai suoni più meravigliosi, a non parlare che con la lingua, fonte di perenni ostilità fra individui e individui, tra genti e genti, perché nulla vien fatto per vincere l'oscura prigionia dei sensi!" E lanciato questo anatema, è scomparso col suo disco raggiante, e non è più ritornato.