Sprazzi di fiction alla Wells (lo sfasamento spazio temporale, il viaggio nel tempo) faranno poi capolino in Manhattan Baby" (1982), storia fantastica con elementi di egittologia; mentre non può passare inosservata una certa ironica somiglianza del dott. Freudstein - terribile mangiafamiglie delle cantine in Quella villa accanto al cimitero (1981) - con gli spauracchi della science fiction cinematografica americana degli anni '50 (su tutti, L'esperimento del dottor K, 1958); nonché il riferimento, nemmeno troppo velato nel cognome del mostro, alla scienza come archetipo di miti (Frankestein) o come base di esplorazione dell'inconscio umano (Freud).

E arriviamo al crepuscolo. Il riferimento all'elemento scientifico come causa scatenante del male e al disaster movie tornano in Zombi 3 (1988). Si tratta di un film in gran parte disconosciuto dal regista, forse non solo per le difficoltà di produzione e per ingerenze altrui, ma anche in ragione del tema che risulta banalizzato in facile morale ecologista, con riferimenti fin troppo smaccati al Romero più "fantascientifico" (La città verrà distrutta all'alba, 1973). Prima di una fase di intimo dialogo con la morte in film (Voci dal profondo, 1990, e Le porte del silenzio, 1991, sono solo alcuni dei titoli che andrebbero citati) a Fulci resta il tempo di raccontare, dal proprio punto di vista, una sghemba, personalissima storia di contaminazione (Il gatto nel cervello, 1990, di e con Lucio Fulci). Per ribadire che il mostro non arriva soltanto da un "altrove", ma anche da noi stessi. Persino da quell'universo insondabile e contraddittorio che è stato un regista come Lucio, divoratore di cinema e divorato dal cinema.