L'astrofisica oggi propone ipotesi ancora più lontane dal senso comune (che rimane legato sostanzialmente alla visione geocentrica, con la Terra ferma al centro di un piccolo universo tolemaico): esisterebbero infiniti universi, ed il nostro è solo uno di essi.

La Terra non è dunque altro che un pianeta qualsiasi, orbitante intorno ad una stella qualsiasi, di una galassia qualsiasi, appartenente ad un gruppo locale qualsiasi, in (forse) un universo qualsiasi.

Ma il principio di mediocrità non si applica solo allo spazio: può essere esteso anche al tempo. Nell'ipotesi in cui l'universo non avesse né origine né fine, come nel caso della teoria dello stato costante, teoria che peraltro oggi gode di scarsissimo credito presso gli scienziati, il presente sarebbe un qualsiasi istante in una durata infinita, istante che non ha alcuna particolare caratteristica che lo distingua dagli altri. Il principio di mediocrità sarebbe completo anche nel tempo.

Oggi la teoria più seguita sull'inizio dell'Universo è quella del Big Bang, secondo la quale l'universo ha avuto inizio circa 12-15 miliardi di anni or sono ed evolve espandendosi verso un lontano futuro. Il presente può quindi collocarsi in una ben precisa fase dell'evoluzione dell'Universo, ma non per questo esso ha caratteristiche particolari che costituiscano una grave eccezione al principio di mediocrità. Noi viviamo comunque in una fase qualsiasi dell'evoluzione di un Universo, probabilmente ancora molto giovane. Se poi le teorie che vorrebbero una moltitudine di universi che nascono in continuazione, in una specie di stato costante ad un livello più alto, fossero vere, il principio di mediocrità sarebbe ancora più completo.

Bisogna esplicitamente notare che dal principio di mediocrità non discende direttamente che il nostro pianeta è uno dei tantissimi pianeti abitati e che la nostra specie è una qualsiasi delle tantissime specie intelligenti che sono nate, si sviluppano e concludono la loro esistenza in questo Universo e che continueranno a farlo in futuro. Si consideri ad esempio uno scenario in cui la vita ed ancor più l'intelligenza, sono eventi così rari da essersi verificati una sola volta nella storia dell'universo.

Ovviamente l'unico pianeta che ospita forme di vita intelligente è la Terra e quell'unica specie intelligente siamo noi, tuttavia questo scenario non viola il principio di mediocrità: se esiste una specie intelligente sola, l'unico possibile osservatore cosciente (noi) non può esistere in alcun altro luogo o tempo che non sia la Terra oggi. Bisogna quindi essere molto cauti quando si invoca il principio di mediocrità per dimostrare l'esistenza di molti pianeti abitati e di molte specie intelligenti.

Ma se esistono altre specie viventi oppure altri esseri intelligenti, quanto saranno simili a noi? Uno dei problemi maggiori che si pongono a chi studia la possibilità di vita extraterrestre è la tendenza all'antropomorfismo che è sempre in agguato al fondo della nostra mente. Già Galileo, parlando della possibilità dell'esistenza di extraterrestri dice chiaramente che non è possibile che esistano esseri simili a noi, ma che al contrario è verosimile che esistano esseri tanto diversi che noi non potremmo mai immaginarne l'aspetto. Questo richiamo è tuttora valido: basta assistere ad una qualsiasi puntata di un telefilm quale Star Trek per rendersi conto di come la maggior parte degli alieni della fantascienza siano terribilmente antropomorfi. E questo non solo per l'ovvia difficoltà di truccare un attore in modo da fargli impersonare un essere non antropomorfo, ma principalmente per la difficoltà di immaginare una tale creatura.