Sulla panchina degli elfi, Rudy Elrond si strappò il codino per la rabbia. Molti spettatori tentarono il suicidio, ma poiché gli elfi sono immortali riuscirono soltanto a farsi molto ma molto male, e questo è anche il motivo per cui, per tutta l'Elfland, sui pali dell'alta tensione c'è scritto "Chi tocca i fili poi perpiacere li rimetta a posto".

Il pareggio ringalluzzì gli hobbit. Nonostante l'inferiorità numerica, la squadra di Trappo riprese il controllo del gioco: i piedoni pelosi degli hobbit facevano girare la palla con traiettorie eleganti come rune lunari; gli elfi, inebetiti, sembravano sotto l'effetto di un incantesimo.

Quando, al novantesimo, Gollum Moreno fischiò la fine dell'incontro, il risultato era di tre a uno a favore degli hobbit. Una vittoria straordinaria, ottenuta solo grazie al coraggio e al virile ardimento dimostrato dal piccolo Trappo. Virtù che, con l'onore e la fedeltà, sono i più grandi doni che un essere vivente possa possedere, ve lo dico io! Se poi si è anche di sangue ariano meglio ancora, ma insomma non si può avere tutto dalla vita, no?

Gli hobbit abbandonarono lo stadio in tutta fretta, trascinando di peso lo stregone Carraralf, che era ancora beatamente privo di sensi. Gollum Moreno, una volta estrattogli il cappello magico dal posteriore, rimase interdetto in mezzo al campo di gioco. Si rivolse al furibondo Rudy Elrond per chiedergli cosa mai fosse successo, ma l'allenatore del Wunderteam si limitò a prendergli le misure per la bara, poi lo affidò alle amorevoli cure della tifoseria elfica. Echi di urla sibilanti accompagnarono gli hobbit in fuga, finché la sagoma della Grande Montagna di Dale non scomparve alle loro spalle.

Carraralf si destò a sera. Il racconto di ciò che si era perso gli procurò per un po' una notevole agitazione. Era incredulo, e dovette usare le sue arti magiche per sintonizzarsi sulla radiocronaca differita trasmessa dai Signori Eterei Jen'Jnokhi e Sim'onhaven'Tur, prima di ammettere che, dopotutto, la squadra degli hobbit aveva passato il turno.

- Ah, amici miei! - esclamò, commosso sin quasi alle lacrime - Quale nobile avventura stiamo vivendo! Per la prima volta nella Storia la nazionale della Contea giunge alla finale assoluta del Campionato della Terra di Mezzo! Non è più solo un sogno pensare alla conquista del Grande Trofeo, il Salmoriglion!

- A proposito, cosa è successo nell'altra semifinale? - chiese Trappo - Che ne dicono i Signori dell'Etere?

Carraralf fece di nuovo ricorso alla magia. Dalla sua lunga pipa di legno intagliato emerse uno sbuffo di fumo a forma di parabola e di decoder telepiù con tanto di scheda taroccata, incantesimo che gli era stato insegnato dalla confraternita degli stregoni grigi di Forcella.

- Per le palle del Ballrog! - sbottò.

- Che succede?

- La Seleçao degli Orchi si è qualificata sconfiggendo la nazionale dei Lupi Mannari per ottantasette a zero!

- Per la barba del vecchio Tuc! - commentò Trappo, impressionato - Ma che ciofeca di difesa hanno, questi Lupi? Poi si lamentano del mio catenaccio!

Carraralf scosse la testa canuta. - Non è un problema di catenaccio, Trappo. Gli orchi hanno divorato l'intera squadra avversaria nel primo tempo: nella ripresa hanno giocato da soli, e al novantesimo si sono pappati anche l'arbitro.

Gli hobbit presero a tremare di paura, ve lo dico io! Dovete sapere infatti che la squadra degli Orchi aveva la nomea d'essere terribile: i giocatori orcheschi erano soprannominati anche "carioca", causa la loro abitudine di addobbarsi delle budella dei loro avversari ancora grondanti sangue e bile.