Facciamo i bagagli

Plutone e Caronte visti dal telescopio spaziale Hubble.
Plutone e Caronte visti dal telescopio spaziale Hubble.
Dai tempi delle sonde Voyager, lanciate ormai un quarto di secolo fa, la New Horizons è il primo progetto destinato a spingersi così lontano e i progettisti non possono che fare tesoro della positiva esperienza delle Voyager. La filosofia insomma, è la stessa. Per ottenere i massimi risultati da una missione così lunga è necessario prevedere e prevenire tutte le eventualità che si possono presentare. Per questo tutti i sistemi elettronici principali sono ampiamente ridondati, in modo da consentire ampie possibilità di rincalzo in caso di avaria. La propulsione, utilizzata non tanto per accelerazioni e decelerazioni quanto per correzioni di rotta, è assicurata da un serbatoio di idrazina che viene espulsa attraverso degli ugelli posizionati in modo da poter impartire spostamenti sui tre assi principali, mentre le comunicazioni avvengono sulla banda-X tramite un'antenna a elevato guadagno di 2.1 m di diametro. Secondo le specifiche di progetto, la dotazione scientifica di bordo (dagli acronimi quantomai fantasiosi) comprenderà il PERSI, che consente la mappatura nel campo della luce visibile e la spettroscopia nell'infrarosso e nell'ultravioletto; il REX abile alla radiometria; lo SWAP per l'analisi del vento solare; il PEPSSI per la spettrometria delle particelle energetiche e il LORRI per la mappatura a lungo raggio e ad alta risoluzione nel campo del visibile. Ma c'è spazio anche per qualche altro strumento ancora da definire. A questo proposito un gruppo di studenti dell'Università del Colorado ha messo a punto un'apparecchiatura per verificare la presenza i granelli di polvere sospesi nello spazio, soprattutto all'interno Fascia di Kuiper. Proprio perché si ritiene che gli oggetti della Fascia di Kuiper contengano quegli stessi antichi materiali che hanno contribuito alla formazione del Sistema Solare, la osservazione delle polveri presenti nello spazio in quella zona potrebbe rappresentare una preziosa fonte di informazioni sulle origini della Terra e del nostro Sistema Solare. Il progetto dell'SDC (Student Dust Counter), che verrebbe interamente sviluppato, costruito e testato dagli studenti dell'Università del Colorado, ha suscitato gli interessi dei gestori del progetto New Horizons, ma l'ultima parola sul suo impiego spetterà alla NASA. Per ora, quel che è certo è che, se il "progetto" New Horizons andrà in porto e diventerà "missione", aprirà un nuovo, importante ed entusiasmante capitolo nella storia dell'esplorazione spaziale. Solo sul numero scorso parlavamo degli strabilianti successi delle sonde Voyager giunte al loro venticinquesimo compleanno nello spazio e sembravano insuperabili. Ebbene, viste le premesse e gli ambiziosi obiettivi, la New Horizons potrebbe davvero essere chiamata Voyager: The Next Generation, anche perché, per fortuna dell'Uomo, per quanto ci si spinga oltre il limite, un po' di spazio per arrivare "là, dove nessuno è mai giunto prima" ci sarà sempre.