Un po' Il dottor Stranamore, un po' Terminator, quello che veniva definito (dalla produzione...) come il Top Gun del Duemila si rivela per essere un 'pasticciaccio brutto' che nemmeno una bellezza come quella di Jessica Biel riesce a rendere più 'accettabile' e sopportabile.

La trama è sorprendentemente prevedibile: in un prossimo futuro i tre piloti più abili della marina (selezionati su 200 aspiranti) guidano dei caccia stealth estremamente duttili ed evoluti. Sono pronti a colpire sempre e ovunque i terroristi di tutto il mondo, piovendo su di loro dal cielo e non lasciando traccia del loro passaggio.

Un giorno, però, a loro viene affiancato un quarto velivolo pilotato da una macchina. Dopo un difficile atterraggio su una portaerei durante una tempesta, il computer dell'aereo colpito dal fulmine prima impazzisce, poi, pian piano arriva all'autocoscienza comportandosi in maniera 'pericolosa' per i civili coinvolti nelle operazioni e per i tre colleghi piloti.

Da qui una serie di rimandi e di citazioni continui che vanno da 2001 Odissea nello spazio (il computer parla con lo stesso tono incolore) fino ad arrivare a  007 e così via. Una pellicola tanto mediocre quanto inutile che nonostante le buone intenzioni del suo regista è appesantita sensibilmente da una sceneggiatura fragile e scontata.

Ritmato da un'ottima colonna sonora Stealth trova uno dei momenti più esilaranti del film è l'aereo computerizzato che attacca a ritmo di rock and roll con un'aperta citazione di Aquila d'acciaio, film emblema dell'edonismo reaganiano, con tutti file scaricati in maniera pirata da Internet. Il problema è proprio questo. Pur essendo un film ispirato dal solito moralismo facile dei blockbuster connessi alla rivolta delle macchine (un uomo può sbagliare, ma ha comunque un'etica), Stealth è un film criptofascista perché avalla la dottrina dell'attacco militare in qualsiasi territorio a scopo preventivo. Decisamente troppo per una pellicola disordinata in cui - peraltro - il bellone e la bellona di turno non riescono a finire a letto insieme e il vincitore dell'Oscar Jamie Foxx soffre in un ruolo secondario e bidimensionale.  Per non parlare del finale moralista in cui la macchina apprende l'etica dal collega pilota e non dai militari rinnegati. Troppe suggestioni e troppa carne al fuoco per una pellicola sostanzialmente incoerente e fragile nel suo non dire niente di originale.

Per non parlare degli effetti digitali. Uno degli elementi davvero spettacolari sia di Top Gun che di Aquila d'acciaio era l'utilizzo dei veri aerei. Qui, invece, l'abuso dell'effettistica digitale porta a fare volare macchine senza peso che si vede sin dal primo istante essere ricreate (malamente) al computer. Insomma, un film inspiegabile sotto i punti di vista, che nonostante il talento di Cohen in alcune scene e situazioni, sembra essere troppo in linea con l'idea di America di George W. Bush e con la sua dottrina dell'uso delle armi e degli eserciti. I nemici - anche nel prossimo futuro - sono gli stessi di oggi: arabi, nordcoreani e tutti coloro - anche alleati e subalterni - che non sono in grado o non vogliono allinearsi con l'idea di una superpotenza pronta a colpire sempre e ovunque. Il cinema non è fatto per la propaganda. Un connubio estinto con Leni Riefensthal e un pezzo della cinematografia sovietica. Metterci delle 'belle fighe', il rock and roll e qualche tocco glamour non cambia le cose: Stealth è un passo falso per tutti e - possibilmente - da dimenticare. Nonostante, alla fine, il messaggio possa sembrare un altro, ovvero quello legato all'immagine in crisi di un esercito pericoloso in quanto dominato dall'idea dell'efficienza e non dell'umanità. Il problema è che - nonostante le intenzioni di Cohen da sempre nemico giurato di George W.  Bush - quello che resta è ben altro. Un messaggio portato avanti da un film dalla bella confezione, ma pieno di buchi e di errori.